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Gcap, ecco come l’Italia apre all’ingresso dell’Arabia Saudita

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato della possibilità di un ingresso dei sauditi nel Global Combat Air Programme (Gcap), programma congiunto con Regno Unito e Giappone per il sistema di combattimento aereo di nuova generazione

Il programma trilaterale Gcap di Italia, Regno Unito e Giappone potrebbe allargarsi all’Arabia Saudita.

È l’auspicio espresso ieri Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio. “L’accordo che abbiamo con il Regno Unito e il Giappone in materia di aerei da combattimento credo che si allargherà ad altri Paesi, tra cui probabilmente all’Arabia Saudita” ha detto Tajani, nel corso di un convegno organizzato da Forza Italia alla Camera, in riferimento all’accordo per il Global Combat Air Programme per i caccia di nuova generazione che dovranno entrare in funzione nel 2035 e sostituire progressivamente gli Eurofigher.

A margine del convegno di Forza Italia sulla difesa, Tajani ha detto che sull’ingresso saudita “si sta lavorando”.

Il programma Gcap, che ha preso il via con la convenzione firmata tra i tre Paesi a dicembre 2023 ratificata dalle Camere nelle ultime settimane, prevede la nascita di una organizzazione governativa (Gico) e di una alleanza industriale con una jv tra le aziende capofila (Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi Heavy Industries).

“C’è un processo in corso” per valutare eventuali nuovi Paesi partner per il programma del caccia di sesta generazione Gcap accanto a Italia, Giappone e Regno Unito: l’Arabia Saudita è il Paese che ha fatto le richieste principali per entrare nel programma.  Lo ha confermato ieri a Radiocor Lorenzo Mariani, condirettore generale di Leonardo, a proposito della possibilità che Riyad affianchi i tre partner nel Gcap.

Tutti i dettagli.

A CHE PUNTO È IL PROGRAMMA

Lo scorso 12 novembre l’Aula della Camera ha definitivamente approvato il Ddl di ratifica ed esecuzione della Convenzione sull’istituzione dell’organizzazione governativa internazionale Gcap, sottoscritta a Tokyo il 14 dicembre 2023, con 215 voti favorevoli e 43 contrari (nessun astenuto).

La convenzione Global combat air programme vede l’Italia, il Regno Unito e il Giappone come Paesi partner mentre le aziende capofila saranno Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi Heavy Industrie e ha come obiettivo quello di gestire la progettazione e sviluppo di un nuovo velivolo caccia di sesta generazione che andrà a sostituire dal 2035 gli aerei Eurofighter Typhoon. La sede principale dell’organizzazione è nel Regno Unito, nella città di Reading.

IN ATTESA DELLA JOINT-VENTURE INDUSTRIALE

L’accordo per la nascita della joint-venture è previsto entro fine anno, “Penso proprio che si firmerà l’accordo per il Gcap entro Natale” ha assicurato il numero uno di Leonardo il 7 novembre – mentre la creazione della società, che necessiterà del via libera delle autorità antitrust, dovrebbe avvenire in primavera: il primo amministratore delegato della jv sarà di indicazione italiana. Il primo contratto dovrebbe essere siglato entro l’estate.

LE PAROLE DI TAJANI

Intanto, ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato della possibilità di un ingresso dei sauditi in questo progetto della difesa di lungo termine.

Già nell’estate 2023 il principe ereditario e leader de facto Mohammed Bin Salman aveva chiesto al Regno Unito, al Giappone e all’Italia di diventare partner a pieno titolo nel nel programma, in una mossa sostenuta dal governo britannico, come riportava il Financial Times. Il paese potrebbe portato oltre che risorse economiche anche un mercato redditizio per il sistema di combattimento aereo di sesta generazione.

L’interesse del regno, tuttavia, ha suscitato preoccupazione per il fatto che la scadenza già serrata per avere un jet in volo entro il 2035 possa slittare.

A differenza di Regno Unito, Giappone e Italia, nazioni con una vasta esperienza industriale nella progettazione e produzione di aerei da combattimento, l’Arabia Saudita ha costantemente fatto affidamento sulle importazioni straniere piuttosto che sui fornitori e sulle tecnologie aeronautiche nazionali per acquisire nuove piattaforme, ricordava tempo fa Breaking Defense.

Con tutta una serie di importanti fornitori di armi e sottosistemi già legati allo sforzo Gcap, Riad deve ancora articolare pienamente l’entità del contributo che potrebbe dare agli accordi di condivisione del lavoro dell’industria.

LA POSIZIONE DI LEONARDO

“C’è un processo in corso per valutare se ci possono essere dei partner ed è un processo condiviso tra Italia, Giappone e Inghilterra perché nessuna delle tre nazioni può decidere da sola di far entrare un altro – ha spiegato il condirettore generale di Leonardo, azienda capofila per l’Italia del Gcap – Al momento attuale il partner che ha fatto maggiore richiesta di partecipare al programma è l’Arabia Saudita”.

L’EVENTUALITÀ MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE DELL’ARABIA SAUDITA NEL GCAP

La valutazione dovrà riguardare sia l’apporto industriale dei sauditi al programma sia la formula di partecipazione al programma. “La prima cosa da valutare è la capacità industriale di questo Paese: si tratta di una collaborazione industriale, quindi allo stesso modo di quanto avvenuto per Italia, Giappone e Regno Unito, bisogna valutare cosa può fare in ambito Gcap – precisa il manager di Leonardo, – Il secondo tema riguarda le modalità della partecipazione: ad esempio, una può essere la ‘modalità Eurofighter’, cioè il nuovo partner si siede allo stesso tavolo degli altri partner e ha una quota sia della partecipazione sia dei lavori; l’altra modalità può essere quella dell’F-35 dove esiste un ranking di partner che hanno diritti e doveri diversi a seconda delle capacità e di cosa mettono”.

Tutto questo, “rende l’idea della complessità di un processo che è in corso ma che non deve rallentare il programma: il vincolo che hanno tutte e tre le nazioni è che nel 2035 l’aereo, che in realtà è un sistema di sistemi, deve volare” ha concluso Mariani.

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