Che ruolo avrà l’Europa nello spazio?
“Nel Vecchio Continente se vogliamo ritagliarci uno spazio di autonomia dobbiamo sviluppare una capacità altrimenti saremmo dipendenti da quelle altrui”. È quanto ha evidenziato l’astronauta italiana dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Samantha Cristoforetti nel corso dell’evento “L’Europa nello spazio: AstroTalk con Samantha Cristoforetti” organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (Iai) ieri a Roma.
Mentre la Stazione spaziale internazionale (Iss) si avvicina al termine della sua vita operativa (previsto nel 2030), i privati si preparano a lanciare stazioni commerciali ed è proprio in questo scenario che l’Europa non deve auto condannarsi alla dipendenza.
“Con l’Iss siamo partner quindi forniamo componenti, servizi, eccetera, alla Nasa e in cambio abbiamo l’opportunità di una certa percentuale di voli con astronauti, voli con esperimenti, tempo a bordo. Se non abbiamo niente da scambiare con le stazioni spaziali commerciali torniamo indietro 20 anni”, ha detto Cristoforetti.
Ecco perché il programma di servizio di navette cargo dirette verso le future stazioni spaziali che orbiteranno intorno alla Terra permetterà scambi di mutua convenienza.
“I soldi dei contribuenti li dobbiamo spendere qui in Europa” , ha sollecitato l’astronauta italiana. “Serve per non fare passi indietro quando pagavamo per andare nello spazio”.
TRASPORTO SPAZIALE, UNA CAPACITÀ NECESSARIA PER L’EUROPA
Intervistata da Karolina Muti, Responsabile di ricerca, programmi Difesa e Sicurezza dello Iai, Cristoforetti ha ricordato che è andata due volte nello spazio: “Nel 2014 a bordo di un veicolo russo e poi nel 2022 a bordo di un veicolo nuovo, peraltro sviluppato in maniera autonoma da un’azienda privata, SpaceX”.
Pertanto “in Europa questa capacità di trasportare astronauti non ce l’abbiamo e non l’abbiamo mai avuta. Se facciamo un passo, diciamo, abbassiamo un attimo l’ambizione, parliamo di trasporto cargo”, ha spiegato Cristoforetti.
“Un vero veicolo operativo capace di ritornare sulla Terra non ce l’abbiamo in Europa”, ha ricordato l’astronauta.
L’anno scorso l’Esa l’ha nominata a capo del programma Leo (Low Earth Orbit) Cargo Return Service, ovvero servizio di rientro cargo in orbita bassa e dovrà servire per portare i rifornimenti alle future stazioni spaziali private che prenderanno il posto della Stazione Spaziale Internazionale (Iss).
“Deve essere capace di portare questo cargo a terra per essere primo step di rispondere a un desiderio di avere un nostro veicolo di trasporto” ha ricordato Cristoforetti.
COME PROCEDE IL PROGRAMMA LOW EARTH ORBIT CARGO RETURN SERVICE
“Il LEO (Low Earth Orbit) Cargo Return Service è praticamente da un anno la mia vita, è un progetto che è nato a novembre dell’anno scorso, quindi tra due ministeriali, una cosa un po’ anomala che abbia fatto partire un progetto nuovo, però per fortuna abbiamo fatto un lavoro che credo sia stato importante, con i nostri stati membri per cercare di di passare il messaggio che c’è un’esigenza estremamente urgente per l’Europa da questo punto di vista del trasporto spaziale e di darsi un po’ una svegliata”, ha spiegato Cristoforetti.
A questo proposito l’astronauta italiana ha ricordato che i veicoli saranno due perché lo scorso maggio hanno assegnato i contratti di fase 1 con due aziende europee: Thales Alenia Space e The Exploration Company.
“Per la fase due saranno comunque due le aziende, dobbiamo mettere investimenti più importanti e permettersene tre sarà difficile”, ha ammesso Cristoforetti.
Quindi il trasporto spaziale “è una capacità che in Europa non abbiamo e questo è il primo punto fermo su cui bisogna lavorare”.
PRIMO STEP NECESSARIO
“Ci sono stati alcuni dimostratori negli anni, però un veicolo operativo che sia capace di ritornare non ce l’abbiamo. E quello è il primo step se tu vuoi portare astronauti”, ha sottolineato l’astronauta. “Quindi ecco perché questo nuovo progetto che abbiamo iniziato è il Leo (Low Earth Orbit) Cargo Return Service, cioè per essere anche capace di portare questo cargo a terra”.
Difatti “abbiamo un po’ tutto il sogno nel cassetto che possa essere un primo step per poi eventualmente rispondere a un’aumentata ambizione europea nell’esplorazione spaziale e quindi un desiderio di avere anche un nostro veicolo di trasporto”, ha proseguito Cristoforetti.
“Per me questo è fondamentale – ha evidenziato l’astronauta – cioè va bene le stazioni spaziali, secondo me anche quello è un discorso interessante come vogliamo posizionarci a livello di stazioni spaziali, ma se non hai un modo di arrivarci, alla fine ti condanni sempre alla dipendenza rispetto a capacità altrui”.
COSA FARE PER L’AUTONOMIA STRATEGICA DELL’EUROPA
Secondo l’astronauta dell’Esa, se in Europa vogliamo ritagliarci uno spazio di autonomia, di nostre capacità autonome, dobbiamo iniziare con la capacità di trasporto.
“Se non abbiamo niente da scambiare con future stazioni spaziali private, andiamo indietro di vent’anni e ci ritroviamo di nuovo a quando dovevamo pagare contanti ad aziende, peraltro non europee, quindi anche questo trasferimento di contanti oltreoceano che non è una cosa giusta da fare, cioè i nostri soldi e i contribuenti li dobbiamo spendere qui in Europa”, ha rimarcato Cristoforetti.
Invece, se abbiamo almeno una capacità di trasporto cargo,”possiamo stabilire dei rapporti di scambio, di mutua convenienza con queste piattaforme future private. Per cui tu dici, vabbè, il trasporto cargo lo faccio io, in cambio possiamo continuare a fare attività in orbita, volare astronauti, volare esperimenti, eccetera”, ha argomentato ancora Cristoforetti.
L’IMPORTANZA DEGLI INVESTIMENTI NEL SETTORE SPAZIALE
E a proposito di investimenti, l’astronauta ha citato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, quando invitava tutti gli Stati membri a spendere di più, spendere meglio, spendere insieme.
“Cioè, bisogna spendere di più, perché il livello di investimenti conta” mette in evidenza l’astronauta. “Cioè quando noi vediamo un’azienda come SpaceX che ci fa restare a bocca aperta perché, non lo so, c’è un booster gigantesco da 33 motori che lo riacchiappano con i bastoncini sulla rampa di là, sono cose veramente da fantascienza. Cioè la forbice, la distanza tra quello che sanno fare loro e quello che sappiamo fare noi che si sta aprendo è a un punto dove è difficile recuperare”.
SANA COMPETIZIONE
Dunque dobbiamo investire di più.
“Sicuramente investire meglio, in maniera più strategica, meno dispersiva e insieme. Secondo me bisogna trovare il giusto equilibrio, perché è importante anche la sana competizione. Al contrario di quando la competizione diventa moltiplicare per 10-15 ogni cosa, perché ogni piccolo stato vuole la sua cosa. Alla fine siamo dei nani rispetto alle risorse che riescono a mobilitare negli Stati Uniti o in Cina”, ha proseguito Cristoforetti.
ECCO DOVE FAR LEVA PER LO SPAZIO ITALIANO SECONDO CRISTOFORETTI
Infine, lo sguardo al nostro paese.
Come ricorda Muti, l’Italia è un paese pioniere dello spazio, è il terzo paese al mondo ad aver messo in orbita un satellite e tra i primi firmatari di Artemis.
E secondo Samantha Cristoforetti “il punto di forza dell’Italia è che è un paese che ha una grande tradizione industriale sulla quale bisogna continuare naturalmente a costruire”.
“Detto questo, il problema dell’Italia secondo me – ha riconosciuto l’astronauta – che non è solo un problema italiano, è un problema europeo in generale, cioè bisogna pensare a livello europeo, cioè bisogna veramente smetterla con questa specie di narcisismo delle piccole differenze”.
“Perché è come dire che vogliamo tutti discutere di chi vince il campionato di Serie C. Allora, ci importa di chi vince il campionato di Serie C o vogliamo mettere insieme una squadra che se la gioca in Serie A? Questa è la questione”, ha concluso Cristoforetti rispetto al ruolo che può giocare l’Italia con l’Europa intera nello spazio.