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Boeing, contratto per gli F-15 a Israele dopo l’incontro Trump-Netanyahu

Il Pentagono ha reso noto che Boeing si è aggiudicata un contratto da 8,6 miliardi di dollari per il programma F-15, dopo l'incontro di Trump con Netanyahu in Florida. Tutti i dettagli

Non solo F-35: a Israele 25 aerei da combattimento F-15 dalla Boeing.

Il colosso aerospaziale statunitense si è aggiudicato un contratto da 8,6 miliardi di dollari per la fornitura di 25 nuovi caccia F-15IA all’Aeronautica israeliana, con un’opzione per un ulteriore acquisto di 25 velivoli. Lo ha reso noto il Pentagono, dopo l’incontro tenuto dal presidente Donald Trump con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in Florida.

L’F-15IA è la variante israeliana dell’avanzato caccia F-15EX, l’ultimo aggiornamento del decennale F-15, ampiamente utilizzato nelle campagne contro l’Iran, gli Houthi in Yemen e Hezbollah in Libano negli ultimi due anni, segnala Times of Israel.

Lo scorso novembre, Tel Aviv ha firmato un accordo da 5,2 miliardi di dollari per 25 jet F-15IA, la cui fornitura era prevista in lotti da quattro a sei all’anno, a partire dal 2031, Inclusa un’opzione per altri 25 F-15IA.

Tutti i dettagli.

COSA PREVEDE IL CONTRATTO

Il contratto include progettazione, produzione, collaudo e consegna degli aerei a Israele, di cui Washington è il principale fornitore di sistemi d’arma. Le attività previste dal contratto saranno condotte presso lo stabilimento St. Louis di Boeing e dovranno concludersi entro il 31 dicembre 2035, ha precisato il Pentagono in un comunicato.

LE CARATTERISTICHE DEL CACCIABOMBARDIERE

In particolare, il nuovo velivolo F-15IA sarà dotato di sistemi d’arma all’avanguardia, tra cui l’integrazione di tecnologie israeliane moderne. Il velivolo aggiornato presenterà capacità di autonomia migliorate, maggiore capacità di carico utile e prestazioni migliorate in vari scenari operativi.

IL POTENZIAMENTO DELLA FLOTTA

Infine, questi vantaggi consentiranno all’Aeronautica militare israeliana di mantenere la sua superiorità strategica nell’affrontare le sfide attuali e future in Medio Oriente.

“Mentre ci concentriamo sulle esigenze immediate di armamenti e munizioni avanzate a livelli senza precedenti, stiamo investendo simultaneamente in capacità strategiche a lungo termine”, aveva dichiarato l’anno scorso il direttore generale del ministero della Difesa israeliano, generale Eyal Zamir.  “Questo squadrone F-15, insieme al terzo squadrone F-35, rappresenta un potenziamento storico della nostra potenza aerea e portata strategica, capacità che si sono dimostrate cruciali durante l’attuale guerra”.

Con l’accordo annunciato lunedì, altri 25 jet saranno prodotti per Israele, portando il numero totale di F-15IA a 50, che si aggiungono alle altre 66 varianti di F-15 nell’arsenale dell’Aeronautica Militare israeliana.

RIGUARDO GLI F-35 INVECE…

Infine, sempre Times of Israel segnala che durante la conferenza stampa congiunta con Netanyahu a Mar-a-Lago, il presidente Trump ha dichiarato che la sua amministrazione sta valutando seriamente la possibilità di vendere i caccia stealth F-35 alla Turchia.

“Ci stiamo pensando molto seriamente”, ha affermato Trump rispondendo a una domanda dei giornalisti. Washington aveva escluso Ankara dal programma F-35 nel 2019, dopo l’acquisto da parte della Turchia dei sistemi di difesa missilistica russi S-400. In passato Israele ha espresso preoccupazione per un’eventuale vendita dei caccia di quinta generazione alla Turchia e ad altri Paesi della regione, nel timore di perdere il proprio vantaggio militare qualitativo. Attualmente Israele è l’unico Paese del Medio Oriente a disporre degli F-35. Tuttavia, lo scorso novembre sempre il presidente Trump ha dichiarato di voler approvare la vendita degli F-35, i caccia di quinta generazione di fabbricazione statunitense, all’Arabia Saudita.

L’aeronautica saudita opera oggi un mix di piattaforme occidentali: F-15 di Boeing, Tornado e Typhoon europei. L’F-35 costituirebbe un salto tecnologico per la forza aerea di Riyadh. La partita F-35-Arabia Saudita si intreccia a un dossier diplomatico ancora più ampio. L’amministrazione Biden aveva considerato la possibilità di concedere l’accesso al caccia come parte di un accordo complessivo che avrebbe incluso la normalizzazione dei rapporti tra Riyadh e Israele. Una strategia che però non ha portato ai risultati sperati, complice il deterioramento del quadro di sicurezza regionale.

Dunque l’annuncio dell’inquilino della Casa Bianca aveva sollevato ulteriori interrogativi, mitigati dalle rassicurazioni statunitensi secondo cui i jet destinati all’Arabia Saudita sarebbero meno avanzati di quelli in dotazione alle Forze di difesa israeliane.

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