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Non solo Northvolt: tutti i problemi di Volkswagen

Servono misure urgenti "per garantire il futuro di Volkswagen", ha detto il Ceo Oliver Blume ai lavoratori di Wolfsburg. Il gruppo tedesco vuole recuperare competitività attraverso licenziamenti e chiusure, il governo vorrebbe evitarlo. Alla lista dei problemi si aggiungono le batterie di Northvolt e PowerCo.

“Come management non stiamo operando in un mondo di fantasia. Stiamo prendendo decisioni in un contesto in rapida evoluzione”. Con queste parole l’amministratore delegato del gruppo Volkswagen, Oliver Blume, ha cercato di giustificare i grossi tagli che l’azienda – la più grande casa produttrice di automobili in Europa – intende effettuare in Germania nel tentativo di recuperare competitività.

PRODURRE IN GERMANIA COSTA TROPPO

“La pressione sui prezzi è immensa”, ha aggiunto Blume, spiegando poi che Volkswagen deve recuperare la sua posizione in Cina (il suo mercato principale, storicamente) e che il costo del lavoro in Germania è troppo alto: “dobbiamo quindi adottare urgentemente delle misure per garantire il futuro di Volkswagen”. In precedenza Thomas Schaefer, a capo del marchio Volkswagen, aveva detto che le fabbriche tedesche non sono abbastanza produttive e che hanno costi di produzione del 25-30 per cento superiori rispetto a quelli ritenuti ottimali.

I NUMERI DI VOLKSWAGEN TRA RISULTATI E TAGLI

Nel terzo trimestre del 2024 i profitti di Volkswagen sono crollati del 64 per cento su base annua ( 1,5 miliardi di euro contro 4,3 miliardi). Nei primi nove mesi dell’anno le vendite in Cina sono diminuite del 12 per cento per via della concorrenza dei marchi locali, che offrono veicoli elettrici a prezzi molto convenienti.

L’azienda ha proposto quindi un programma di tagli da 18 miliardi di euro che prevedono la chiusura di tre stabilimenti in Germania, il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori e una riduzione del 10 per cento agli stipendi dei dipendenti che rimarranno.

– Leggi anche: Volkswagen è entrata in una crisi senza fine, ecco perché

LA GERMANIA PREPARA AIUTI PUBBLICI?

Al discorso di Blume – tenutosi alla fabbrica più importante di Volkswagen, quella di Wolfsburg – hanno assistito circa 20.000 lavoratori, i rappresentanti sindacali e il ministro tedesco del Lavoro Hubertus Heil. Lo stato della Bassa Sassonia, dove si trova Wolfsburg, possiede l’11,8 per cento delle azioni del gruppo.

Daniela Cavallo, a capo del consiglio dei lavoratori di Volkswagen, ha attaccato Blume e ha detto che non solo gli operai ma anche i dirigenti e gli azionisti devono prendere parte ai sacrifici, “altrimenti non è un compromesso”. Pare invece che il ministro Heil – stando a quanto riporta l’agenzia Reuters – abbia chiesto alle parti di trovare una soluzione che escluda la chiusura di impianti o i licenziamenti forzati: in cambio, avrebbe garantito degli investimenti a sostegno dell’industria.

NON SOLO NORTHVOLT: COME VANNO LE BATTERIE

Alla lista dei problemi di Volkswagen si aggiunge la crisi di Northvolt, la più promettente startup europea di batterie per veicoli elettrici che ha chiesto l’amministrazione straordinaria negli Stati Uniti e di cui Volkswagen – appunto – era la maggiore investitrice, con una quota del 21 per cento.

In passato si pensava che Volkswagen avrebbe finito per acquisire Northvolt, ma oggi un’opzione del genere sembra altamente improbabile. Il rappresentante di Volkswagen nel consiglio di amministrazione di Northvolt si è dimesso già l’11 novembre scorso, cioè dieci giorni prima della richiesta di amministrazione straordinaria, a seguito della quale il gruppo tedesco ha proceduto a svalutare la sua quota nella startup svedese. Anche i fondi gestiti da Goldman Sachs – la seconda maggiore investitrice in Northvolt, con il 19 per cento – procederanno a svalutare interamente la loro esposizione, che ammonta a 896 milioni di dollari, entro la fine dell’anno.

Quanto a PowerCo, l’azienda di batterie del gruppo Volkswagen, questa realizzerà solo una linea di produzione nello stabilimento di Salzgitter, e non due, a causa del calo della domanda di auto elettriche. Nei primi dieci mesi del 2024 le immatricolazioni di queste vetture nell’Unione europea sono scese del 4,9 per cento su base annua.

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