I tassisti d’Italia scendono in piazza per protestare contro una norma del Decreto Milleproroghe, che rinvia alla fine dell’anno il termine per l’emanazione di un provvedimento contro l’esercizio abusivo dei taxi
Taxi in sciopero. Da ieri sera a Roma, Torino, Milano e altre principali città d’Italia sono scoppiate le proteste dei tassisti contro le norme che regolano l’attività di noleggio con conducente e l’esercizio abusivo dei taxi. Hanno promesso una settimana di blocchi. Approfondiamo insieme.
Perchè i tassisti scioperano

Spieghiamoci. La norma, in pratica, concede ancora altri 12 mesi (o poco meno) al Ministero delle Infrastrutture, che è chiamato ad emanare un provvedimento che impedisca “l’esercizio abusivo dei taxi e quelle di noleggio con conducente” (e in queste categorie rientra Uber) ed elimina la “territorialità” delle auto a noleggio con conducente, che potranno operare liberamente.
Le nuove norme, a parere dei tassisti, “riportano di fatto indietro l’orologio di otto anni” e se approvate, “concedono il via libera a tutte una serie di azioni abusive nel settore del trasporto persone”.
Lo sciopero dei Taxi

A Roma i tassisti protestano davanti al Senato, in corso Rinascimento. La circolazione degli autobus è stata deviata. A Torino, invece, i tassisti manifestano davanti alla sede del Comune. A Milano, invece, le organizzazioni sindacali dei taxi milanesi hanno chiesto un incontro con il prefetto.
Mentre a Roma, In caso di approvazione dell’emendamento, è già fissata una assemblea nazionale della categoria, in cui saranno decise iniziative di protesta che potrebbero inasprire la vertenza.

Il Garante per gli scioperi “ha chiesto informazioni urgenti alle Prefetture dei capoluoghi di Regione, relativamente alle manifestazioni dei conducenti di taxi che, a quanto si apprende da notizie di stampa, sarebbero in corso da ieri e che starebbero pregiudicando i diritti dei cittadini utenti”.
Consumatori a favore dei tassisti
A dare supporto ai tassisti, ci sarebbero anche alcune associazione dei consumatori. Il Codacons depositerà un esposto urgente alle procure della Repubblica di Roma, Milano e Torino, con l’obiettivo “di aprire una indagine sulla protesta dei tassisti, alla luce delle possibili fattispecie di interruzione di pubblico servizio e blocco stradale”.
“Non si tratta di una sanatoria, ma di colmare un vuoto normativo e favorire forme di trasporto innovativo come la sharing economy”, ha invece commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “La normativa attuale è antidiluviana ed impedisce qualunque forma di concorrenza e di innovazione. Ecco perché il legislatore, per una volta, dovrebbe non farsi condizionare dalle solite proteste di piazza dei tassisti e fare il proprio dovere. Nessuna norma danneggia i tassisti, vanno semplicemente regolamentati i Servizi tecnologici per la mobilità che consentono di intercettare una nuova domanda di servizi. I giovani, infatti, utilizzano poco i taxi e preferiscono le piattaforme di sharing. Si tratta, quindi, di ampliare l’offerta, per intercettare una nuova domanda, che altrimenti resterebbe inevasa”.
Tassisti da sempre (e ovunque) contro Uber
La protesta dei tassisti contro Uber e servizi affini non è certo una novità. La startup americana ha rivoluzionato il mondo dei passaggi in auto, mettendo in contatto tramite App passeggeri e autisti: sono numerose le città che non hanno ben accolto l’arrivo sul mercato dei servizi dell’azienda di San Francisco. In Italia il servizio UberPop è vietato.
A settembre 2016, si è anche tenuto ad Anversa, in Belgio, un vertice tra i sindacati dei tassisti di 17 Paesi del mondo (per l’Italia c’è la Fit-Cisl): si sarebbero riuniti per trovare una strategia comune efficace che possa contrastare Uber, una vera minaccia all’economia tradizionale, se così la si vuol chiamare.

Anche in Germania, Belgio e Francia i tribunali hanno preso provvedimenti nei confronti della società, fino al punto di vietare vari dei suoi servizi. Le associazioni dei tassisti più volte hanno manifestato contro il servizio offerto da Uber, scendendo in piazza a Roma, Varsavia e Parigi, tra le altre città
Il futuro di Uber lo decide un tribunale
Gli sforzi di penetrazione di Uber nei diversi Paesi Europei, potrebbero essere resi vani da un giudice della Corte di Giustizia Europea, che è chiamato a decidere sulla natura del servizio e, dunque, sul futuro dell’azienda.
Quella che dovrebbe prendere la Corte di giustizia europea è una sentenza storica. Uber è stato citato in numerosi tribunali europei, ma, questo caso particolare, nasce da una denuncia presentata contro la società di San Francisco dalla Asociación Taxi Profesional Élite di Barcellona. In questo caso si chiede al Giudice di decidere la definizione di Uber: è un servizio di trasporto o una piattaforma digitale? Per usare le parole della citazione in tribunale, Uber è “un telefono intelligente, una piattaforma che consente alle persone di collegarsi l’una all’altra”, o è, come sostiene l’associazione di taxi, “semplicemente un servizio di trasporto”?

Nel 2006 l’Ue ha deciso sulla rimozione delle barriere al commercio in tutti i paesi membri dell’UE, ma l’articolo in questione esclude i servizi di trasporto. É per questo che stabilire la natura giuridica dell’esercizio sarà fondamentale per decidere sul futuro della piattaforma.
Ma l’Europa prova a supportare Uber
La Commissione europea, braccio esecutivo dell’Unione, ha più volte cercato di incoraggiare la Sharing Economy, non condividendo le normative nazionali che tendono a soffocare l’imprenditorialità e la creazione di occupazione e raccomandando ai Paesi membri di vietare le attività solo in ultima istanza.
L’Europa ha invitato i diversi Stati membri contrari ad Uber a rivedere norme e regolamenti, al fine di favorire la diffusione dei servizi che offre l’economia della condivisione. Ma nessuno ancora si è mosso in tal senso.







