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Industria Dell'auto

Tagli e fermi alla produzione: il motore dell’industria dell’auto s’è fermato?

Il 2024 parte in salita per l'industria dell'auto, tra stabilimenti che chiudono e produzioni interrotte. E l'elettrico non tira abbastanza per salvare la forza lavoro: persino Tesla mediterebbe licenziamenti

Dopo il Covid e la crisi dei semiconduttori, questi sarebbero dovuti essere gli anni della ripartenza, anche grazie all’auto elettrica. Invece, un po’ ovunque, il motore dell’industria dell’auto sembra essersi fermato o, comunque, tossisce vistosamente. Cosa sta succedendo?

IL SOLE È CALATO A… LEVANTE?

In Italia non ci sono solo gli addetti alle linee ex Fiat di Mirafiori e Pomigliano a temere per il proprio futuro, specie dopo le parole dell’amministratore delegato Carlos Tavares, ma anche quelle di Maserati, soprattutto a seguito della chiusura alla fine dello scorso anno dello storico hub voluto da Sergio Marchionne. Il 31 marzo terminerà la produzione della Maserati Levante a Mirafiori che attualmente constava di 25 esemplari del Suv lanciato nel 2016 sfornati quotidianamente dalle linee torinesi.

Senza la Levante, la produzione giornaliera del Tridente calerà di un terzo ad appena 8 unità quotidiane ripartite tra i modelli Ghibli, Quattroporte, GranTurismo e GranCabrio. Per questo i sindacati chiedono con forza l’assegnazione di un nuovo modello per garantire i valori occupazionali attuali.

DA FORD A STELLANTIS, L’INDUSTRIA DELL’AUTO IN GERMANIA È IN AFFANNO

Ma non è la sola situazione che sta allarmando le tute blu in Stellantis che, con riferimento a Opel, ha messo in programma otto giorni di lavoro ridotto nello stabilimento di Eisenach in Turingia in cui viene prodotta esclusivamente la Grandland. Tuttavia, se saranno mantenuti gli impegni del piano industriale, a quell’impianto è destinata la produzione della Stla Medium della nuova Peugeot 3008.

L’industria dell’auto tedesco, come Start ha raccontato in più occasioni, è in affanno da parecchio. Tra le situazioni maggiormente preoccupanti quelle che riguardano il destino dell’ormai ex impianto Ford di Saarlouis, per cui Berlino sperava di trovare un compratore estero, anche guardando alla Cina.

Ford ha raggiunto un accordo con il sindacato tedesco dei metalmeccanici Ig Metall sullo stop alle attività industriali dell’impianto: l’intesa prevede 3.500 esuberi su una forza lavoro complessiva composta da 4.500 persone. La Casa dell’Ovale blu si è  impegnata a non procedere con licenziamenti forzati per motivi operativi fino al 2032. Si tratta di un accordo “lacrime e sangue” che lascia intendere il fatto che al momento non si siano fatti avanti investitori interessati in armatura scintillante.

ANCHE TESLA SI METTE A DIETA?

Persino Tesla secondo le indiscrezioni di stampa USA starebbe sondando quali posizioni tagliare. La Casa automobilistica di Elon Musk deve infatti tornare competitiva e riprendersi dallo smacco di essere stata superata nel corso del 2023 dai cinesi di Byd sul fronte della produttività.

Non solo: la guerra dei prezzi scatenata dal patron di X e SpaceX ha fatto male soprattutto a Tesla. Non sembrano perciò così campate in aria le voci secondo le quali  la dirigenza avrebbe chiesto ai singoli manager di stilare un elenco con le posizioni da mantenere e quelle sacrificabili. Un censimento di natura sinistra che pare preludere a una stagione di licenziamenti.

COSA PREOCCUPA IL MONDO DELL’AUTO?

Secondo la quinta edizione dell’AlixPartners Disruption Index, l’indagine realizzata ogni anno dalla società di consulenza globale sui cambiamenti in atto, il mondo dell’auto appare parecchio pessimista. L’indice tra i manager è sceso a 72, in calo dal 75 circa del 2023 e dal 78,1 del 2022, ma comunque al di sopra del 70,62% del 2021, uno degli anni peggiori nella storia del comparto dell’automotive (c’erano ancora diversi lockdown qua e là, specie in Cina).

In generale, prendendo cioè le risposte di tutti i comparti (tlc, tech, ecc…) il 66% dei dirigenti delle grandi aziende a livello globale è preoccupato per l’impatto delle elezioni presidenziali americane, il 68% teme le tensioni con la Cina e considera le nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale generativa, la più grande opportunità per il prossimo anno, mentre il 63% sottolinea l’incapacità della propria azienda di non tenere il passo del cambiamento tecnologico. Nello specifico, il mondo dell’automotive teme in particolare la transizione ecologica e la baldanza cinese.

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