Potrebbe essere l’inizio di una coabitazione davvero difficile. Con Donald Trump nuovamente alla Casa Bianca dopo essersi riempito la bocca in campagna elettorale di trovate protezionistiche e anti europee e Stellantis, gruppo ben radicato in Europa e attualmente guidato da un europeo, che ha avviato i primi licenziamenti negli Usa, si rischiano scintille.
NUOVI TAGLI DI STELLANTIS NEGLI USA
Proprio nelle stesse ore in cui le urne comunicavano il loro netto e insindacabile responso, Stellantis annunciava il taglio di circa 1.100 lavoratori e di un turno di produzione nella fabbrica di Jeep a Toledo, in Ohio.
L’IMPIANTO DI TOLEDO
Si tratta di un impianto storico, creato nel 1942, passato a Chrysler nel 1987 e dunque ben radicato nella comunità. Nell’ex stabilimento di Chrysler quella che ai tempi era Fca aveva investito parecchio tra il 2016 e l’anno successivo (oltre un miliardo e 700 milioni).
POCA DOMANDA, TANTE SCORTE
Oggi invece Stellantis preferisce ingranare la retromarcia: la decisione di ridimensionare i volumi è stata motivata con la necessità di allineare la produzione dell’unico modello assemblato dall’impianto, il pick-up Gladiator, ai livelli della domanda.
Non bisogna dimenticare del resto che il Gruppo ha seri problemi con le scorte proprio negli States e deve procedere con lo smaltimento delle rimanenze di magazzino prima di procedere con i modelli nuovi.
LA MANO TESA ALL’UAW
I licenziamenti saranno effettivi a partire dal 5 gennaio prossimo, ma l’azienda ha comunicato una serie di azioni a favore dei dipendenti nel tentativo di non tracciare un nuovo solco col potente sindacato Uaw (lo stabilimento di Toledo è presidiato da Uaw Local 12) che ha già intentato al Gruppo una serie di cause accusandolo di non aver tenuto fede ai patti siglati lo scorso anno per porre fine allo sciopero che aveva paralizzato le attività Stellantis negli Usa.
Nel rispetto del contratto di lavoro sottoscritto con il sindacato Uaw, sarà offerto ai lavoratori un anno di sussidi di disoccupazione, mentre la copertura sanitaria sarà garantita per due anni dopo la fine dell’impiego.
Finora, proprio per evitare altre frizioni con l’Uaw, Stellantis ha mitigato gli effetti della propria spending review, limitandosi a mettere in vendita, secondo quanto anticipato dalla emittente Cnbc, la pista di collaudo di Yucca, in Arizona.
VERSO UN CEO STATUNITENSE?
E se già Joe Biden lo scorso anno si era schierato apertamente con l’Uaw, presenziando persino ai loro picchetti, con The Donald alla Casa Bianca si rischia un periodo a dir poco turbolento. E chissà che il Gruppo non decida, salutando l’attuale Ad Carlos Tavares (il cui contratto scadrà nel 2026 e non sarà rinnovato in modo automatico), di nominare un manager statunitense proprio per non trovarsi stretto tra il muro dei sindacati e la sciabola di Trump.