Mentre John Elkann, presidente del gruppo, disdegna l’invito del Parlamento a presentarsi per riferire sullo stato di crisi in cui versa il colosso franco-italo-americano, Stellantis certifica il periodo no pubblicando l’ultima trimestrale.
TUTTI I NUMERI DELLA CRISI
Il gruppo guidato dal manager ormai dato per uscente Carlos Tavares ha realizzato ricavi netti pari a 33 miliardi di euro, in calo del 27% rispetto al terzo trimestre 2023. L’azienda in merito parla apertamente di minori consegne e impatti sui prezzi ed effetti sui cambi valuta.
Le consegne consolidate si sono fermate a quota 1,148 milioni vetture, in calo di 279 mila unità, dunque una diminuzione del 20% rispetto all’anno precedente. Un numero che da solo basta a dimostrare la perdita d’appeal dei marchi nel portafoglio Stellantis e, soprattutto, la perdita di quote nei principali mercati: europeo e americano.
I PROBLEMI AMERICANI DI STELLANTIS
Negli Usa, in cui Stellantis è impegnata in una aspra contesa con l’Uaw, il principale sindacato del settore (che qualche giorno fa ha ottenuto il supporto della Casa Bianca che ha fatto sapere alla dirigenza di monitorare attamente le sue mosse) il fatturato crolla del 42%, “principalmente per l’aumento degli incentivi legati alle iniziative di riduzione dell’inventario”. Insomma, è tempo di saldi fuori stagione se si vogliono ridurre le altissime rimanenze.
IL COMMENTO DELLA DIRIGENZA USA DI STELLANTIS
La dirigenza americana ostenta sicurezza. Stellantis “sta facendo buoni progressi sulla riduzione delle scorte negli Stati Uniti, con oltre 50.000 unità in meno negli stock dei concessionari statunitensi nel terzo trimestre e almeno altre 30.000 in ottobre”, il commento del nuovo Cfo di Stellantis, Doug Ostermann.
“Abbiamo certamente ancora del lavoro da fare, ma siamo in linea con il nostro obiettivo di ridurre le scorte dei concessionari statunitensi di 100.000 unità nel 2024. Avevamo annunciato che avremmo ridotto gli stock entro fine anno a 330.000 unità e restiamo molto fiduciosi di poterlo fare già prima della fine di novembre”, ha spiegato Ostermann, nel tentativo di tranquillizzare gli investitori.
LA QUESTIONE EUROPEA
In Europa il fatturato presenta uno smottamento inferiore del 12% causato, fanno sempre sapere dal gruppo, da volumi di spedizione inferiori, delle continue pressioni sui prezzi nel mercato e dei maggiori impegni di riacquisto, parzialmente compensati da un mix positivo di modelli grazie al passaggio dai veicoli del segmento B a quelli del segmento C.
Relativamente alle immatricolazioni settembrine, Bloomberg ha scritto che le case automobilistiche europee stanno avendo difficoltà con le vendite nel loro mercato domestico “a causa della prolungata recessione e dell’aumento dei tassi di interesse che hanno ridotto la spesa”. Stellantis, in particolare – proprietaria di marchi come Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Peugeot, Opel e Citroen -, è la più sofferente: a settembre le nuove targhe europee apposte sui suoi modelli sono diminuite del 27,1 per cento.
Al netto di tali dati, non bisogna poi dimenticare i numeri in crescita relativi agli stabilimenti italiani bloccati dalla cassa integrazione dovuta proprio al crollo delle vendite. A metà ottobre la dirigenza ha comunicato la sospensione delle attività produttive negli impianti di Pomigliano d’Arco, Termoli e Pratola Serra.
LE PREVISIONI DEL GRUPPO
Nel rivelare i dati trimestrali, Stellantis ha voluto sottolineare di mantenere comunque le previsioni finanziarie per il 2024 che però, occorre ribadirlo, erano state già tagliate esattamente un mese fa, ovvero lo scorso 30 settembre. In quella occasione era stata annunciata una maxi sforbiciata del margine dal 10% al 5,5-7% mentre il free cash flow industriale virava al segno “meno” tra -5 e -10 miliardi invece che positivo.