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Spagna

Stellantis punta sulla Spagna e Repubblica slurpa Sanchez

Cosa fa il governo Sanchez per attrarre investimenti in Spagna nel settore auto, come si muove Stellantis e cosa scrive il quotidiano Repubblica. Fatti e approfondimenti

 

La Spagna non ha mai avuto una grandissima storia nel campo dell’automotive, ma è sempre stata, per motivi prettamente economici e salariali, la nazione in cui i marchi stranieri preferivano aprire le proprie industrie. Tant’è che, anche se quasi nessuno se lo aspetterebbe, per numero di vetture prodotte, si trova dietro la Germania e davanti alla Francia, che pure vanta numerosi marchi come Peugeot, Renault, Citroen / DS e Alpine.

LE MOSSE DI SANCHEZ

Con il passaggio alle motorizzazioni elettriche la situazione non sembra destinata a cambiare. Forse il Paese iberico non si doterà di marchi proprietari (le resta la Seat), ma sta sicuramente attraendo le Case estere che intendono investire nelle auto EV.

Merito, anche, di una politica industriale che affonda le proprie radici negli aiuti comunitari europei postpandemici: dei circa 70 miliardi di euro del Pnrr spagnolo, Madrid ne destinerà 13 per la eMobility già da qui al 2023. L’Italia, per fare un confronto, soltanto un miliardo.

Il 19 maggio scorso, in occasione del Mediterranean Tribune Europe Forum, il presidente della Generalitat Ximo Puig ha parlato di trattative “ai più alti livelli” con dieci grandi aziende statunitensi per progetti da 24,4 miliardi di euro, in grado di creare almeno 43 mila posti di lavoro diretti. Sempre a marzo il quotidiano locale Levante-EMV ha scritto di un pacchetto da oltre 4,5 miliardi di euro offerto da una non meglio precisata multinazionale. Una multinazionale che potrebbe essere quella di Musk.

ANCHE LE AUTO EV DI MUSK IN SPAGNA?

L’instabilità politica spagnola non preoccupa i giganti dell’automotive. Anche se il Paese è politicamente nel caos e attende nuove elezioni (un caos, beninteso, che perdura almeno dai tempi della fallita secessione di Carles Puigdemont), secondo il quotidiano economico Cinco Días, Tesla starebbe negoziando con la Generalitat Valenciana per realizzare un impianto di assemblaggio nell’area metropolitana del capoluogo. La testata riporta persino della sigla di un contratto di riservatezza.

 

Se così fosse, gli spagnoli avrebbero fregato sul tempo i francesi (in pole, secondo gli analisti, per ottenere la seconda gigafactory europea dopo quella alle porte di Berlino) ma anche gli italiani (ricordiamo i tweet di apprezzamento reciproco tra il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini e Musk, oltre i quali però non si è mai andati).

Più che Salvini, però, ci sarà rimasto male Emmanuel Macron, che aveva convocato Elon Musk a Versailles lo scorso marzo per un colloquio che pareva andato benone. “Non è ancora tempo di annunci, ma sono molto colpito da come il presidente Macron e il Governo francese stanno sostenendo il settore industriale. Sono fiducioso sul fatto che Tesla, in futuro, potrà fare grossi investimenti in Francia”, aveva detto il patron di Tesla lasciando le sale della reggia.

 

Macron aveva messo da parte il tradizionale sciovinismo d’Oltralpe lanciandosi persino in un tweet (ospite, dunque, del social di Musk) in lingua inglese. Del resto il titolo del vertice, “Choose France”, arrivato alla sesta edizione, in tempi di Ira di Joe Biden è più una supplica.

STELLANTIS GIA’ CON UN PIEDE IN SPAGNA?

Anche il gruppo Stellantis negli ultimi mesi aveva instradato una trattativa col governo spagnolo per portare nella penisola iberica la produzione della Stla Small, la piattaforma dedicata alle auto elettriche di piccole dimensioni. Per la precisione negli impianti di Vigo, Madrid e Saragozza.

Secondo la stampa locale, ovvero sempre secondo Cinco Dias, i colloqui sarebbero già a una fase avanzata dopo una prima fase tumultuosa con attriti sull’accesso ai Perte, i progetti di sostegno all’industria automobilistica sostenuti con i fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza garantiti dalle autorità europee.

Il primo bando Perte, avendo fissato la deadline entro la metà del 2025, avevano impedito a Stellantis di presentare la domanda per accedere al bando con il nuovo progetto della piattaforma Small. Il Gruppo franco-italo-statunitense aveva comunque ottenuto circa 67 milioni di euro per i programmi Tesis e Aries: il primo, da 52,2 milioni, per investimenti nella fabbrica di Figuerelas, alle porte di Saragozza, mentre il secondo, da 15,2 milioni, per l’ammodernamento dell’impianto di Vigo.

Il governo benché dimissionario è tutt’ora al lavoro sul secondo Perte e, rispetto al primo bando, avrebbe accolto alcuni dei rilievi avanzati da Stellantis tra cui l’estensione fino al 2028 della scadenza per l’esecuzione del piano di investimenti. Tra le modifiche delle parti che avevano scatenato le lamentele dei costruttori esteri, anche tutti i richiami a realtà, startup, università e centri d’incubazione locali per creare filiere di valore. “La decisione non è stata presa, ci sono questioni in sospeso da chiudere”, fa sapere il Gruppo alla stampa spagnola, mentre il governo centrale ostenta sicurezza e parla di “un’armonia totale” tra le parti.

E REPUBBLICA SLURPA LA SPAGNA

Non sono passate inosservate le lusinghe che Repubblica (gruppo Gedi, dunque dietro c’è Elkann) ha rivolto proprio di recente alla Spagna, parlando persino di un “primato” che sarebbe persino “merito della capacità del Paese di trasformare un punto di debolezza, quello di non avere un produttore nazionale di riferimento, in un punto di forza. Nella penisola iberica – ricorda la testata romana – si contano nove marchi multinazionali, da Ford [in realtà in via di dismissione ndR] a Citroen-Peugeot-Opel, da Mercedes a Nissan-Renault, passando per Audi, Cupra, Volkswagen e Seat. L’ex marchio nazionale, cresciuto sotto l’ombrello del gruppo Volkswagen, è un punto di riferimento nel panorama industriale del Paese, ma i governi, anche di diverso colore politico, hanno però sviluppato iniziative industriali con l’obiettivo di attirare sempre più produzioni.”

GLI INVESTIMENTI DI VW

Nemmeno un anno fa Volkswagen ha annunciato di voler mettere sul piatto 10 miliardi (inizialmente la somma preventivata era di sette) per avviare la produzione di vetture a zero emissioni e la creazione delle relative batterie in Spagna. In quell’occasione, accompagnato da mezzo governo iberico, il numero 1 dell’epoca, Herbert Diess, aveva dichiarato: “Elettrificheremo la Spagna con una nuova gigafactory e una nuova fabbrica dedicata alle auto elettriche. Creeremo un ecosistema di fornitori che lavori su tutta la catena del valore, dall’estrazione del litio all’assemblaggio delle batterie”.

 

Il riferimento del Ceo era alla fabbrica delle batterie di Segunto, che avrà una capacità di 40 GWh all’anno e dovrebbe essere pronto entro il primo trimestre del 2023. La gigafactory sarà invece operativa entro il 2026 ma arriverà a pieno regime solo nel 2030 quando arriverà ad avere oltre 3.000 dipendenti.

Il piano tedesco prevede il coinvolgimento di Seat e, soprattutto, della più grande azienda energetica spagnola, Iberdrola, che ha stanziato 500 milioni di euro per la mobilità elettrica e che installerà un parco fotovoltaico che contribuirà ad alimentare la gigafactory che sorgerà a Sagunto, vicino a Valencia. Sarebbe stato proprio l’intervento di Seat e Iberdrola, con ogni probabilità spinte in campo dal governo spagnolo, ad aver convinto i tedeschi a mettere sull’operazione 3 miliardi in più, col passaggio da sette a 10.

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