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Scandinavia Musk Tesla Leak

Elon Musk e Tesla sterzano sul business model? Diventeranno fornitori per altri marchi?

Elon Musk vuole condividere (a pagamento, son passati i tempi in cui parlava di open source) la tecnologia di Tesla: ha iniziato con le colonnine e presto potrebbe toccare al pilota automatico. Intanto annusa la Spagna per la costruzione di una seconda gigafactory europea

 

Quando guida Elon Musk non si sa mai dove si finirà (c’è chi malignerà che è più imprevedibile dell’Autopilot che nell’ultimo periodo ha causato non poche grane al Gruppo...). Ma è chiaro che qualcosa si sta muovendo e che sono in arrivo brusche sterzate verso il business model dell’auto elettrica per antonomasia. Non solo B2C, ma anche B2B.

LA NUOVA TESLA DI ELON MUSK

Mentre tutti attendono i nuovi modelli, l’istrionico imprenditore sudafricano prepara una nuova linea di business: quella che renderà Tesla fornitore di tecnologia ad altre Case. Negli Usa, per esempio, ha appena siglato un accordo con Ford per consentire alla clientela dell’Ovale blu di accedere a oltre 12 mila Supercharger (le colonnine veloci griffate Tesla) sparsi tra gli Stati Uniti e il Canada.

L’intesa prevede che Tesla fornisca specifici adattatori per i Ford F-150 Lightning, Mustang Mach-E ed E-Transit con connettori CCS. Al momento infatti i veicoli del marchio che ha fatto la storia dell’automobile non sono dotati di porta di ricarica NACS: spulciando i piani industriali di Ford la situazione resterà invariata fino al 2025.

E con ogni probabilità Musk siglerà altri accordi con diverse Case, utili non solo a raggranellare il necessario per estendere la propria rete di colonnine, ma pure per mantenerla. Inoltre, secondo il nuovo corso che Musk ha deciso di imprimere nelle ultime settimane, Tesla non si limiterà a condividere le sue colonnine, finora esclusive, ma pure la tecnologia che la rende unica.

NON SOLO COLONNINE…

Il patron dell’auto elettrica più chiacchierata al mondo ha infatti detto di essere pronto a fornire su licenza l’Autopilot e il Full Self Driving (quest’ultimo in fase di beta test). Anche qui si tratta di una scommessa win-win per il Ceo, che ha bisogno non solo di soldi, mai sufficienti considerati gli investimenti sulla guida autonoma fatti finora (e l’alto numero di incidenti e lamentele, come testimoniato dai documenti pubblicati recentemente in Germania: 2.400 reclami su accelerazioni improvvise, più di 1.500 problemi in fase di frenata e 383 frenate fantasma legate a falsi avvisi di collisione), ma anche la possibilità di istruire la propria IA su un numero maggiore di vetture. Più auto insomma sono in circolazione coi suoi software, più dati Tesla metterà in pancia: dati utili a potenziare i programmi del pilota automatico, certo, ma potenzialmente idonei anche per altre finalità commerciali…

QUANDO MUSK PARLAVA DI OPEN SOURCE

Se seguite Musk da tempo, probabilmente ricorderete che questa non è la prima volta che l’ex startupper propone al mondo di condividere le sue tecnologie. Nel 2014 propose persino di offrire gli elementi cardine della tecnologia Tesla in modalità “open source”, ovvero senza guadagno per nessuno. Ma è chiaro che la nuova iniziativa sarà a titolo oneroso e che certi slanci di generosità appartengono a un’epoca passata.

NUOVA GIGAFACTORY TESLA IN EUROPA?

Secondo il quotidiano economico Cinco Días, Tesla starebbe negoziando con la Generalitat Valenciana per realizzare un impianto di assemblaggio nell’area metropolitana del capoluogo. La testata riporta persino della sigla di un contratto di riservatezza.

 

Se così fosse, gli spagnoli avrebbero fregato sul tempo i francesi (in pole, secondo gli analisti, per ottenere la seconda gigafactory europea dopo quella alle porte di Berlino) ma anche gli italiani (ricordiamo i tweet di apprezzamento reciproco tra il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini e Musk, oltre i quali però non si è mai andati).

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