skip to Main Content

Polo Spagnolo

Il governo spagnolo attacca la corrente al maxi polo per la produzione di batterie per auto elettriche

Con l'ok dell'esecutivo, rimosso l'ultimo ostacolo agli investimenti di Volkswagen. La Casa tedesca investirà 10 miliardi di euro nel polo spagnolo per la produzione di batterie per la mobilità elettrica. Coinvolte Iberdrola e 60 realtà collegate a Wolfsburg

Com’è noto, La Spagna non ha mai avuto una grandissima tradizione nel campo dell’automotive, ma è sempre stata, per motivi prettamente economici e salariali, la nazione in cui i marchi stranieri preferivano aprire le proprie industrie. Tant’è che, per numero di vetture prodotte, si trova dietro la Germania e davanti alla Francia. E adesso che l’industria di settore è in piena rivoluzione, anche la penisola iberica si sta preparando con un buon numero di investimenti pubblici, approfittando anche della temporanea sospensione “per Covid” delle norme europee che normalmente vieterebbero finanziamenti di tale portata, passibili di rientrare nella fattispecie degli aiuti di Stato.

 

IL POLO DI PRODUZIONE SPAGNOLO

Con l’ok del governo spagnolo al sostegno economico a favore dell’iniziativa di transizione ecologica, Volkswagen andrà avanti con l’investimento da 10 miliardi (inizialmente la somma preventivata era di sette) annunciato nella prima metà dell’anno per avviare la produzione di vetture a zero emissioni e la creazione delle relative batterie in Spagna. Sappiamo tutti quanto siano 10 miliardi, ma per rendere ancora meglio l’idea delle proporzioni, l’ultimo investimento di VW in Spagna sul segmento delle auto elettriche e ibride è stato nel 2021 per un impianto R&D (ne parleremo a breve) da 7 milioni. Non miliardi.

Data l’importanza della cifra, accompagnato da mezzo governo iberico, l’allora numero 1 di Vw, Herbert Diess, aveva giustamente dichiarato: “Elettrificheremo la Spagna con una nuova gigafactory e una nuova fabbrica dedicata alle auto elettriche. Creeremo un ecosistema di fornitori che lavori su tutta la catena del valore, dall’estrazione del litio all’assemblaggio delle batterie”.

Il riferimento dell’ex Ceo era alla fabbrica delle batterie di Segunto, vicino a Valenciache avrà una capacità di 40 GWh all’anno e dovrebbe essere pronto entro il primo trimestre del 2023. La gigafactory sarà invece operativa entro il 2026 ma arriverà a pieno regime solo nel 2030 quando arriverà ad avere oltre 3.000 dipendenti.

Il piano tedesco prevede il coinvolgimento di Seat, di 60 realtà collegate a Volkswagen e, soprattutto, della più grande azienda energetica spagnola, Iberdrola, che ha stanziato 500 milioni di euro per la mobilità elettrica e che installerà un parco fotovoltaico che contribuirà ad alimentare la gigafactory che sorgerà a Sagunto. Sarebbe stato proprio l’intervento di Seat e Iberdrola, con ogni probabilità spinte in campo dal governo spagnolo, ad aver convinto i tedeschi a mettere sull’operazione 3 miliardi in più, col passaggio da sette a 10.

L’AIUTO DEL GOVERNO (GUAI A CHIAMARLI AIUTI DI STATO)

Ma, come si anticipava, VW ha messo i soldi sul piatto solo dopo avere ricevuto rassicurazione, da parte dell’esecutivo, che Madrid concorrerà al finanziamento del polo spagnolo. In che modo? Attraverso veri e propri aiuti di Stato a favore di Seat e in massima parte finanziati dal Next Generation Eu. Il marchio iberico, solo nella prima fase di avvio delle operazioni, riceverà 397,4 milioni di euro dalle istituzioni di vario livello e a vario titolo (incentivi per l’occupazione, per lo sviluppo di aree depresse, per la mobilità green, per la ricostruzione post pandemica del tessuto economico…).

IL TCE DI MARTORELL

Ma, come si anticipava, il progetto del maxi polo industriale non è il primo in tal senso di VW nella penisola iberica. La Casa tedesca, difatti, a fine 2021, per affrontare l’elettrificazione del marchio di sua proprietà, aveva costruito in tempo record (18 mesi) il Test Center Energy (TCE), centro di ricerca e sviluppo per nuove tecnologie legate alla transizione ecologica, collocato strategicamente nei pressi del Technical Centre a Martorell, in Spagna.

Dalla superficie di 1.500 metri quadrati e dalla capacità di prova da 1,3 MW, il centro può eseguire fino a 6.000 analisi all’anno sulle batterie e i sistemi di ricarica. Ogni accumulatore è sottoposto in media a oltre 17.500 ore di test. In questo momento, il TCE si sta focalizzando sulle celle per le piattaforme MEB (elettriche) e MQB (ibride), mentre nel prossimo futuro verrà utilizzato per realizzare e produrre i sistemi di alimentazione delle auto elettriche e ibride plug-in della Casa, di Cupra e di altri marchi del Gruppo Volkswagen.

IN SPAGNA NASCERANNO LE AUTO ELETTRICHE ECONOMICHE

VW intende realizzare in Spagna le auto EV di fascia medio bassa. A iniziare dalla ID.2, l’entry level della Casa di Wolfsburg presentata al Salone di Monaco di quest’anno e prevista nel 2025. La ID.2 sarà strutturata sulla versione accorciata della piattaforma MEB (la A0) e avrà una lunghezza di circa 4 metri. Sulla base ID.2 dovrebbe poi arrivare una sorta di ID.2 X, che dovrebbe piacere soprattutto agli amanti del fuoristrada. La ID.2 dovrebbe costare tra i 20.000 e i 25.000 euro, ma VW ha già messo le mani avanti: molto dipenderà dai costi delle materie prime.

GLI INVESTIMENTI ELETTRICI DI FORD SALVERANNO L’IMPIANTO DI VALENCIA?

Ma in Spagna dovrebbe arrivare pure Ford. Precisamente ad Almussafes ( Valencia), nell’est della penisola, dove il colosso statunitense intende produrre le sue venture auto elettriche destinate all’Europa, almeno secondo quando detto dal premier Pedro Sánchez: “È una scelta per l’industria e per il lavoro”, ha scritto il titolare del governo iberico su Twitter. La Spagna, con l’impianto di Almussafes, in cui lavorano attualmente all’incirca 6.000 persone (e pareva perfino dovesse chiudere) è stata preferita allo stabilimento tedesco di Saarlouis, dove già si produce la Focus. L’impianto, al momento, lavora a singhiozzo, per via dell’assenza di materiali. Una situazione che sta portando i sindacati a chiedere tutela salariale per le tute blu.

GLI ECO CARBURANTI DI MAERSK

Sempre in ottica green, ci sono gli investimenti assicurati alla Spagna dal colosso dell’industria navale Maersk per fabbricare nel Paese iberico il cosiddetto “metanolo verde o e-metanolo”, con cui la compagnia intende far funzionare le proprie imbarcazioni in futuro. Da tempo Maersk cercava, nel Mediterraneo, una nazione per creare un “ecosistema” in grado di garantire la produzione di e-fuel a partire dall’idrogeno “verde”, generato attraverso fonti rinnovabili e alla fine la scelta è ricaduta sulla Spagna, ritenuta uno dei Paesi con le condizioni più propizie per favorire il piano globale di riconversione industriale del gigante navale, sia per politiche energetiche e ambientali in atto sia per posizione geografica.

 

Back To Top