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Thomas Cook

Perché Thomas Cook ha fatto splash (anche col socio cinese Fosun)

Il punto di Andrea Mainardi

Inizia l’autunno. Terminano le vacanze col più antico tour operator del mondo. Dopo 178 anni di storia, viaggi e sogni, il britannico brand Thomas Cook chiede la liquidazione finanziaria. A nulla sono approdati i colloqui delle ultime settimane: servivano ancora 200milioni di sterline per rifinanziare la compagnia. Non si sono trovati. Sbarrati i banchi del chek-in della compagnia aerea. Non riaprono le 500 agenzie nelle principali vie della Gran Bretagna. A rischio 22mila posti di lavoro.

L’EQUINOZIO DEL VIAGGIO: A TERRA 600 MILA VIAGGIATORI

L’annuncio del fallimento è arrivato intorno alle 2 di notte: fine dell’attività commerciale, cancellati tutti i voli e le prenotazioni. La débâcle lascia a terra e nell’incertezza 600mila turisti attualmente in viaggio in tutto il mondo.

IL RIMPATRIO DEI BRITANNICI GARANTITO DAL FOREIGN OFFICE

Il governo di Sua Maestà ha annunciato un piano di rientro dei 150mila connazionali all’estero, presentandolo come il più grande sforzo di rimpatrio in tempo di pace. Il piano – nome in codice Operation Matterhorn – entrerà in vigore oggi per riportare i viaggiatori a casa. British Airways e easyJet saranno tra le compagnie aeree a fornire gli aerei per rimpatriare i turisti bloccati in Nord Africa, Medio Oriente, Stati Uniti e Caraibi.

DA UN TOUR IN TRENO ALLA SCOPERTA DEL MONDO

L’amministratore delegato della società, Peter Fankhauser, ha dichiarato che il crollo è una “questione di profondo rammarico”. Cala il sipario dopo 178 anni sull’avventura iniziata da un imprenditore vittoriano che si era messo a organizzare viaggi in Gran Bretagna. Era il 1841. Quel primo viaggio fu un provinciale salto in treno da Leicester a Loughborough. Da lì, un crescendo. Il marchio è sopravvissuto a due guerre mondiali, i regni di sei monarchi britannici, l’ascesa e la caduta del blocco sovietico e al crollo di Wall Street del 1929. Solo alcuni mesi prima del big crash, la Thomas Cook aveva organizzato una crociera principesca tra Europa e Americhe. Oggi si calcola che quel biglietto costerebbe 50mila sterline. (Qui la storia della compagnia scritta dal The Telegraph)

LA PARTECIPAZIONE CINESE

Briciole, rispetto alle necessità di rifinanziare il gruppo sommerso dai debiti. Secondo Bloomberg, qualcosa come 2 miliardi di sterline al 31 marzo. Per gli inglesi lo slogan “Don’t just book it, Thomas Cook it” è ritornello sinonimo di vacanza. La Cook ha portato i britannici nel mondo. Prima l’Europa e le Americhe. Poi l’Egitto e il Medio Oriente. Di britannico però rimaneva di fatto solo il brand. Il principale azionista della società (al 18,1%) è la cinese Fosun Tourism Group, che possiede anche la catena di resort Club Med, il circo canadese Cirque du Soleil e ha una joint venture per club per bambini con la società di giocattoli Mattel. I rapporti cinesi con Thomas Cook erano iniziati nel 2015.

IL CELESTE IMPERO NON RIESCE NEL SALVATAGGIO

Thomas Cook aveva annunciato il mese scorso che Fosun avrebbe iniettato 450 milioni di sterline, prima tranche di un piano salvataggio da 900 milioni. In cambio, il gruppo quotato a Hong Kong doveva acquisire il 75% nella divisione operativa di tour di Thomas Cook e il 25% della sua unità aerea. Servivano altri milioni da banche e creditori. Che non sono arrivati. In un primo momento – riferisce Afp – Fosun aveva dichiarato l’intenzione di aumentare gli investimenti e la cooperazione nel marcato britannico. Ora Fosun si dice delusa che Cook non sia stata in grado di trovare una soluzione. Le azioni di Fosun Tourism Group sono scese fino al 5,5% a Hong Kong prima di ridurre le perdite. Erano in calo del 4,7% a partire dalle 13.14 ora locale.

NON SOLO THOMAS COOK

La compagnia britannica – operativa in 16 Paesi, 19 milioni di clienti ogni anno – è una delle vittime di più alto profilo del decennio nel settore viaggi. Il caduto precedente porta il nome dell’islandese Wow Air, chiusa a marzo, con gravi ripercussioni per l’economia dell’isola del ghiaccio e del fuoco.

NESSUN CAPITANO CORAGGIOSO. JOHNSON RIFIUTA AIUTI CON DENARO PUBBLICO

Il governo del Regno Unito aveva respinto domenica l’ipotesi di intervento. Il primo ministro Boris Johnson ha difeso la decisione di rifiutare un piano di salvataggio del governo che, riferisce, era stato richiesto per un valore di circa 150 milioni di sterline. “Sono un sacco di soldi dei contribuenti”, ha detto ai giornalisti mentre si sta recando a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “È un problema morale”, ha tagliato corto.

Di tutt’altro avviso il Partito laburista all’opposizione, che esorta il governo a intervenire con una partecipazione azionaria.

CONDOR VOLA ANCORA MA CHIEDE SOLDI A BERLINO

Intanto la compagnia aerea Condor – filiale tedesca di Thomas Cook – ha garantito di riuscire a far volare i suoi aerei. Fino a quando? Per evitare strozzature di liquidità ha richiesto un prestito ponte garantito dallo Stato, attualmente all’esame di Berlino.

LE CAUSE DEL CROLLO

Thomas Cook ha pagato un totale di un miliardo e mezzo di euro di interessi bancari dal 2011. Le cause? Un servizio della radio francese France Inter li elenca così: forte concorrenza tra i tour operator; aumento del prezzo del carburante per gli aerei; attacchi terroristici in Africa che hanno dissuaso i vacanzieri. Ma devono anche avere influito l’incertezza sull’impatto economico della Brexit; il generale rallentamento del mercato europeo delle vacanze; così come la contrazione dei viaggi cinesi.

ALTRE TURBOLENZE NEI CIELI

Il fallimento di Thomas Cook non è l’unica turbolenza nei cieli. A rischio per situazioni finanziarie ci sono attualmente due compagnie aeree francesi: XL Airways e Aigle Azur. Riassume FranceInter: la prima ha bisogno di 35 milioni di euro per rilanciare e non vende più biglietti, anche se garantisce i voli fino a domani. Aigle Azur, specializzata in collegamenti con l’Algeria e nei Paesi del Mediterraneo, è attualmente in liquidazione. C’è tempo fino al 27 settembre per trovare un acquirente. I suoi aerei non si alzano in volo dal 7 settembre.

Intorno alle 9 del mattino l’ultimo volo di Thomas Cook è atterrato all’aeroporto di Manchester.

Un ingresso in hangar che preoccupa gli operatori turistici di molti Paesi.

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