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Perché Lse ha snobbato l’offerta della Borsa di Hong Kong

L'articolo di Michelangelo Colombo

 

“Il consiglio di amministrazione vede problemi fondamentali su alcuni aspetti chiave di questa proposta” di Hong Kong per il London Stock Exchange. Problemi di “strategia, fattibilità e valorizzazione”. Lo spiega Lse nella nota con cui ha annunciato il rifiuto della proposta. Pertanto, il consiglio, prosegue la nota, ha rifiutato all’unanimità questa proposta e non vede motivo di proseguire nelle “discussioni”.

La proposta di Hong Kong prevedeva l’acquisizione di Lse attraverso una offerta in parte in contanti e in parte attraverso l’emissione di nuove azioni, per una valorizzazione del titolo Lse pari a 83,61 sterline.

“Il consiglio di amministrazione” di Lse “nutre preoccupazioni significative sugli aspetti chiave della proposta: strategia, fattibilità, forma del compenso e valore. Di conseguenza il board respinge all’unanimità la proposta e, visti i suoi difetti fondamentali, non vede alcun valore in un ulteriore impegno con Hong Kong”, si legge in una nota ufficiale della City diramata poco fa, dalla quale si evince che non vi è alcuna intenzione di avviare trattative con gli asiatici.

Il consiglio dell’Lseg – si legge infatti nella nota che riporta in allegato l’intera lettera – nutre «gravi preoccupazioni» su tutti gli aspetti chiave della proposta della Borsa di Hong Kong: strategia, realizzabilità, tipo di corrispettivo e valore. E per questo non giustifica ulteriori distrazioni dal progetto sul quale invece è impegnata: l’acquisizione di Refinitiv (l’ex unità dati di Thomson Reuters) che conta di sottoporre ai propri azionisti a novembre per condurlo in porto nella seconda metà del 2020 (così ha ribadito ieri l’Lseg).

Operazione, ben accolta dal mercato, con una decisa rivalutazione del titolo Lseg da quando è stata annunciata il 1° agosto, che sarà «transformational», «finanziariamente e strategicamente», con «quartier generale in Uk».La proposta di Hong Kong, invece, «non risponde ai nostri obiettivi strategici», è la prima obiezione. Nessun «merito strategico» rispetto al progetto Refinitiv che, di fatto, verrebbe accantonato se andasse avanti la fusione con la piazza asiatica, piano che richiederebbe – con le lungaggini del caso – una moltiplicità di autorizzazioni da parte di diversi Paesi, tra le quali l’Italia che – su Borsa italiana – ha in mano il «golden power», come ricorda Londra.

La lettera dalla City addita tra gli elementi di perplessità anche «l’inusuale» struttura del consiglio della Borsa asiatica e i suoi rapporti col Governo di Hong Kong, sostenendo che la realizzabilità dell’aggregazione non sarebbe affatto scontata e che l’incertezza che ne deriverebbe porrebbe «seri rischi» per gli azionisti dell’Lse.

In più l’offerta è per i tre quarti in azioni del listino di Hong Kong, e quindi «non attraente» per gli investitori soprattutto rispetto alla creazione di valore che invece Lse si aspetta di realizzare con l’acquisizione di Refinitiv. Nemmeno la posizione strategica di Hong Kong nel lungo termine convince la regina della City che ricorda come la sua preferenza vada all’alleanza già stretta con la Borsa di Shanghai.

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