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Mobilità Condivisa

Perchè scegliere una mobilità condivisa

Dalla necessità dell’auto privata alla mobilità come servizio: è l’era della condivisione La mobilità diventa sharing. Ossia condivisa. Ma è da considerarsi sostenibile un modello che punta su tale “strumento”. Si tratta di una domanda legittima, visto che, se da un lato si riducono le auto private, dall’altro si tende a percorrere con il mezzo…

Dalla necessità dell’auto privata alla mobilità come servizio: è l’era della condivisione

La mobilità diventa sharing. Ossia condivisa. Ma è da considerarsi sostenibile un modello che punta su tale “strumento”. Si tratta di una domanda legittima, visto che, se da un lato si riducono le auto private, dall’altro si tende a percorrere con il mezzo condiviso più o meno gli stessi chilometri che si sarebbero percorsi con l’autovettura privata. Tutto ciò in un quadro generale nel quale gli interventi per una differente logistica delle persone che punti alla riduzione secca degli spostamenti (ad esempio con il telelavoro) sono ancora ai primi passi.

Alla ricerca di nuove regole

sharing mobilityDefinire un quadro di riferimento per questo nuovo fenomeno emergente è lo scopo dell’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility messo a punto dal Ministero dell’Ambiente e dalla Fondazione Sviluppo sostenibile, visto che si tratta di un fenomeno importante. In Italia, al 2016, l’offerta è stata di 13mila biciclette in 200 comuni e quasi 5.800 autovetture con 700mila utenti iscritti a questi servizi. Si tratta di uno scenario mutato in maniera radicale grazie all’introduzione delle nuove tecnologie. La sharing mobility, infatti, rappresentava un panorama abbastanza statico fino a un paio di anni fa. Per un motivo semplice. L’offerta non soddisfaceva la domanda in termini qualitativi.

La differenza nelle modalità d’utilizzo tra l’auto condivisa e quella privata all’epoca assimilavano la prima più ai mezzi pubblici che ai mezzi privati, con grandi differenze di prezzo che di fatto ne limitavano l’utilizzo, rendendo la percezione dei sistemi sharing negativi per la gran parte dell’utenza.

Mobilità come servizio

Tutta una serie di questioni che sono state annullate dall’introduzione delle nuove tecnologie di trasmissione dati e di connessione, le quali sono riuscite di fatto ad annullare le differenze, sotto al profilo dell’user experience, tra auto private e quelle in sharing. La condivisione dei mezzi a flusso libero, coadiuvata dalle piattaforme digitali, infatti, si avvicina molto alle modalità d’utilizzo di quelli privati con i vantaggi, nel caso dei mezzi ad alimentazione elettrica, di disporre anche di parcheggi riservati. Una realtà che sta cambiando in maniera radicale l’approccio all’auto – e anche ad altri mezzi condivisi – e che sta facendo passare molte persone dall’approccio legato al possesso a quello del servizio.

Meno Auto. Meno traffico. Meno inquinamento

car sharingCon risultati importanti sul fronte dell’utilizzo delle materie prime. Un servizio flessibile come quello introdotto dal flusso libero sta convincendo molte famiglie a rinunciare alla seconda autovettura e, secondo una ricerca dell’Università di Berkley, in California ogni mezzo in sharing a flusso libero sostituisce undici auto private. E ci si può credere visto che le nostre auto stanno ferme, in media, per 23 ore al giorno. Oltre a ciò si diminuisce la congestione urbana dovuta alla scarsità di parcheggi e si migliora la qualità dell’aria anche se le autovetture non sono elettriche, visto che il car sharing sostituisce in gran parte le auto private più vecchie. E quindi più inquinanti.

Milano: esempio virtuoso

Ma sotto al profilo sociologico l’indagine più interessante è stata svolta a Milano che è di sicuro la città più avanzata sotto il profilo della mobilità sostenibile e condivisa. Il 60% dei milanesi ha sentito parlare dello sharing, mentre tra i 60mila che hanno dichiarato di usarlo la scolarizzazione a molto alta – il 44% laureati e il 51% diplomati mentre la fascia media d’età è tra i 25 e i 44 anni. E la penetrazione di scelte drastiche come quelle di abbandonare totalmente la proprietà dell’auto inizia a essere interessante. Il 19,4% tra gli utenti ha già scelto di rinunciare, mentre il 36,4% sarebbe disposto a prendere in considerazione l’ipotesi se il servizio si sviluppasse ulteriormente e il restante 44,2%, invece, non rinuncerebbe all’auto di proprietà.

Dal car pooling al bike sharing: l’altra mobilità condivisa

car sharingOltre a ciò, si stanno sviluppando altri sistemi di condivisione legati alla mobilità sostenibile. Il primo è il car pooling dove a essere condiviso è il viaggio, con opzioni di scelta diverse. Attraverso una serie di piattaforme è possibile condividere viaggi urbani, extraurbani o di lavoro, e anche il parcheggio è una risorsa e può essere condiviso quando non lo si usa. Oggi, in Italia, esistono 8.500 posti auto condivisi con 8.000 utenti e 850 proprietari, che sono privati, aziende e autorimesse, ma la creatività nella condivisione dei mezzi non si ferma qui. Sta arrivando, infatti, il bike sharing a flusso libero con le biciclette pieghevoli ed elettriche che si trovano all’interno di auto a loro volta condivise. In pratica l’auto, che sia parcheggiata o in movimento, è il “deposito” della bicicletta, mentre un’altra chiave può essere la fornitura di mobilità sostenibile condivisa sul territorio. È il caso dell’Umbria Green Card che consente ai turisti, tra gli altri servizi, di utilizzare auto elettriche per spostarsi nella regione, anche grazie a 56 stazioni di ricarica – 200 al 2020 – che coprono tutta l’Umbria. Si tratta di due casi, questi ultimi, con i quali si aumenta la qualità del servizio e dell’esperienza, cosa che svilupperà, per forza, l’utilizzo della condivisione nel settore della mobilità, iniziando a porre fine al mito della mobilità individuale come sinonimo di libertà. Una libertà che oggi si è trasformata in una gabbia a causa della congestione.

Sergio Ferraris
Articolo Pubblicato su il Pianeta Terra di Aprile 2017

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