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Perché Ampere andrà a caccia di tecnologia cinese

Dopo l'apertura sul suolo cinese del proprio Advanced China Development Center, Ampere di Renault crea un fondo tessendo una rete con diverse società di private equity locali con l'obiettivo di finanziare soluzioni tecnologiche sul fronte delle batterie, dei software di bordo e dei cockpit intelligenti. Tutto know-how che, è ormai evidente, appartiene alla Cina

L’ex amministratore delegato di Renault, Luca de Meo, lo aveva ammesso tempo fa con una frase che aveva scosso profondamente la Francia intera, nota per il proprio sciovinismo: le auto moderne, smart ed economiche si possono fare solo in Cina. Che è quello che disse tempo fa pure Tim Cook rispondendo alla domanda sul perché Apple produca nel Paese asiatico, attirandosi gli strali dell’attuale presidente Americano Usa, Donald Trump: non è questione solo di un minor costo della manodopera: certe competenze ingegneristiche, attualmente, si trovano solo là. Merito di un Paese che ha investito per tempo e per anni su nuovi corsi universitari strettamente connessi alle tecnologie di frontiera.

Non era stata insomma una sorta di captatio benevolentiae quella dell’allora amministratore delegato di Renault al quotidiano cinese China Daily: parlando infatti della necessità di realizzare in due anni una elettrica low cost, al momento chimera per qualunque Casa occidentale intenda opporsi alla baldanza cinese, aveva ammesso: “Quando ho proposto l’idea al mio team in Francia, mi hanno detto che era impossibile, ma in Cina, gli ingegneri mi hanno risposto: Nessun problema.”

AMPERE PROVA A BRILLARE GRAZIE AL KNOW HOW CINESE

Sull’onda di quelle dichiarazioni, benché ormai de Meo sia in tutt’altre faccende affaccendato (il nome del suo successore dovrebbe essere svelato a giorni: secondo i media americani la rosa si sarebbe ristretta a Denis Le Vot, attualmente alla guida di Dacia, François Provost, responsabile degli Acquisti, e Maxime Picat, la cui uscita da Stellantis contestualmente alla nomina di Antonio Filosa sembra suggerire un futuro nell’azienda della Losanga), la divisione elettrica di Renault, Ampere (contrapposta a Horse), sta tessendo alleanze in Cina per fare scouting tra le aziende e le startup locali.

VERSO NUOVE STRADE (PER CAUSE DI FORZA MAGGIORE)

Attenzione: sarebbe ormai riduttivo descrivere Ampere come concentrata esclusivamente sulla motorizzazione elettrica che, è noto, potrebbe subire ritardi o addirittura non vedere mai la luce nella sua declinazione maggiormente oltranzista (il cd. full electric) dato che il rinnovato disinteresse – per non dire ‘ostilità’ – della Casa Bianca per l’argomento (già manifestato facendo coriandoli degli incentivi dell’era Biden) fa sì che gran parte del mondo abbia ormai deciso di non investire più con la medesima convinzione in quel settore, mettendo da parte tutti i progetti portati avanti negli ultimi anni.

Ampere, dunque, per sopravvivere si concentrerà soprattutto sulle soluzioni ibride che permettono di tenere il medesimo piede in due staffe e, in particolare, su ciò che piace maggiormente ai cinesi che ormai rappresentano il mercato numero 1 al mondo: le soluzioni hi-tech. Le Case del Vecchio del resto faticano a trovare soluzioni in house, come dimostrano le vicissitudini di Volkswagen con Cariad: anche il colosso tedesco per provare a recuperare il tempo perduto dapprima si è rivolto a Rivian quindi ha iniziato a esplorare soluzioni cinesi.

IL FONDO CINESE DI AMPERE

Si comprende insomma come mai Ampere, recentemente mollata dalla partner nipponica Mitsubishi (il Giappone, pur essendo stato pioniere del mercato con la Toyota Prius o la Nissan Leaf, s’è presto disinteressato all’argomento e oggi si trova a inseguire le soluzioni della vicina Cina) abbia siglato per la prima volta un accordo con molteplici società di private equity del tessuto economico cinese quali: Cicc Private Equity Investment Management, Hangzhou Capital e Hangzhou Hi-Tech Investment Holding Group.

L’obiettivo è la costituzione di un fondo che finanzi soluzioni legate allo sviluppo tecnologico nelle batterie, nella guida autonoma, in cockpit intelligenti, in software proprietari e, ovviamente visto il periodo storico, nell’intelligenza artificiale. La Losanga ha già avviato proprio in Cina il proprio hub altamente tecnologico noto come Advanced China Development Center, ma al momento impiegando appena 150 persone l’impressione era che fosse per lo più una vetrina. Con la costituzione di un fondo partecipato da società ampiamente capitalizzate, invece, Ampere potrebbe presto fare sul serio sul territorio cinese.

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