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Shutdown

L’industria Usa dell’auto invoca l’Ira di Biden anche contro il Messico cinesizzato

Per le associazioni a tutela della industria e dell'occupazione Usa, la Cina sfrutterà il Messico come "porta di servizio" per inondare il mercato statunitense con auto cinesi: per questo si leva la richiesta di una nuova Ira di Biden, questa volta contro il proprio vicino di casa

È il presidente che, dal secondo Dopoguerra a oggi, si è mosso maggiormente per blindare l’industria statunitense, arroccandola dietro le misure dell’Inflation Reduction Act, il corpus normativo che Joe Biden ha firmato nella seconda metà dell’agosto 2022 col solo scopo di difendere l’economia americana dalla baldanza cinese. Una “manovra trumpiana” l’hanno definita i detrattori, per lo più esteri, perché negli Usa non s’è sollevato il minimo dissenso, riuscendo anzi per una volta a pacificare entrambe le ali del litigiosissimo Congresso. Eppure al mondo dell’auto a stelle e strisce questo non basta ancora: ora chiede di scatenare l’Ira di Biden anche nei confronti del Messico.

L’IRA DI BIDEN TRAVOLGERA’ IL MESSICO?

La colpa del Messico per meritarsi l’Ira dell’attuale inquilino della Casa Bianca, Biden? Essere in trattative coi marchi cinesi (e non solo, visti i progetti di Elon Musk nella regione del Sud America) per la costruzione di alcune delle più grandi gigafactory di auto elettriche del mondo, che presto inonderanno i mercati statunitensi e canadesi.

Che il Messico fosse nel mirino dei cinesi se ne parlava da qualche mese e l’indiscrezione di stampa è stata ufficializzata nei giorni scorsi dal country manager messicano di Byd (attualmente il marchio che sforna più di tutti il maggior numero di vetture elettriche) Zhou Zou, sentito dalla testata giapponese Nikkei. Byd ha già avviato uno studio di fattibilità per uno stabilimento produttivo ed è in trattative con i funzionari governativi messicani in merito alla località destinata a ospitare gli impianti.

L’ALLARME DEL MONDO DELL’AUTO USA

Chiara la volontà della Cina di sfruttare il Messico quale “porta di servizio” per arrivare negli Stati Uniti, approfittando dei costi della manodopera decisamente inferiori e anche di un miglior rapporto diplomatico col Paese del Nuovo mondo, che non farà troppi problemi di fronte ai piani per la costruzione di maxi poli industriali che garantiranno occupazione.

Per questo la Alliance for American Manufacturing (associazione no-profit e apartitica costituita nel 2007 da alcuni dei principali produttori americani e dalla United Steelworkers) chiede a gran voce di fermare alla frontiera tutte le auto prodotte in Messico ma di matrice cinese. “L’arrivo di auto low cost prodotte in Messico da aziende cinesi, che costano così poco perché finanziate dal governo di Pechino, rischiano di portare all’estinzione del settore automotive americano”, è la campanella d’allarme suonata dalla rappresentanza a tutela dei beni prodotte negli Usa.

L’associazione, in particolare, fa notare che così come sono gli attuali accordi di libero scambio tra Messico e gli Stati Uniti non vanno più bene in quanto rappresentano “una backdoor commerciale per le importazioni cinesi”, che potrebbero causare “chiusure di fabbriche e perdita di posti di lavoro”.

I PIANI DI MUSK NON PIACCIONO AGLI USA

L’associazione comunque non vuole tagliare le gomme solo a Byd, ma pure a Tesla, che da tempo spinge i propri fornitori cinesi a trasferirsi in Messico per ricreare la supply chain di Shanghai e garantirsi l’accesso ai sussidi statunitensi. Lo stesso Musk vorrebbe edificare nel Sud America il proprio impianto principale.

Precisamente il patron dell’auto elettrica texana ha adocchiato un lotto da 261 ettari di terreno a uso attualmente forestale all’interno di una proprietà da 561 ettari al di fuori di importanti aree naturali protette, vale a dire Cerro la Mota e Cumbres de Monterrey: là il magnate sudafricano, tallonato dai cinesi, intende costruire a Santa Catarina, nello Stato messicano del Nuevo Leon. Nei progetti dovrebbe essere un impianto senza eguali destinato a rifornire i mercati canadesi e statunitensi.

Con il 5 novembre, data delle prossime presidenziali Usa, dietro l’angolo, difficilmente il presidente democratico risulterà sordo a tale invocazione d’aiuto da parte di chi sostiene l’industria americana. Biden dunque scatenerà la sua Ira anche contro il Messico?

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