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Audi Bruxelles

L’Audi tira giù le saracinesche a Bruxelles

La crisi di Volkswagen potrebbe comportare la chiusura di tre stabilimenti in Germania, la perdita del posto per diverse migliaia di lavoratori e una riduzione del salario degli stipendi. Ma il primo impianto a essere sacrificato sarà quello che produceva Audi elettriche a Bruxelles: la chiusura è prevista a febbraio

Che non ci fossero grandi margini di manovra per salvare l’hub di auto elettriche marchiate Audi a Bruxelles era stato evidente fin da subito. Benché fresco di maquillage per sfornare vetture a batteria, l’impianto era di fatto periferico ( è solo la tappa finale di una filiera assai lunga e poco green, considerato che le carrozzerie arrivano da Ingolstadt e i moduli delle batterie da Györ in Ungheria mentre il resto da altri fornitori) e, soprattutto, marginale nei piani del Gruppo Volkwagen alle prese con il periodo di crisi più importante della sua storia. Sebbene migliaia di lavoratori nelle scorse settimane avessero invaso vie, strade e piazze di Bruxelles, il destino dello stabilimento che produce le nuove Audi Q8 e-tron è parso da subito segnato. E infatti, sebbene manchi ancora l’ufficializzazione, cesserà di sfornare vetture elettriche del Gruppo con l’inizio del 2025.

A FEBBRAIO CHIUDE L’HUB ELETTRICO DI AUDI A BRUXELLES

Nelle scorse settimane inizialmente l’Audi aveva annunciato un possibile taglio di 2.500 posti di lavoro a Bruxelles a causa delle “difficili condizioni economiche” attraversate dal Gruppo nell’ultimo periodo per via della bolla dell’auto elettrica.

Dato che l’hub globalmente impiega 3mila persone circa, si è subito capito che il taglio nascondesse ben altro, ovvero l’intenzione di chiudere l’intero impianto fondato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale e di proprietà di VW dagli anni ’70. Secondo la stampa belga la chiusura è destinata ad avvenire il prossimo febbraio.

Uno smacco per il marchio di Ingolstadt, che lo aveva riammodernato solo qualche anno fa per farne la punta di diamante della propria strategia elettrica. Invece lo stabilimento abbasserà le serrande avendo prodotto appena 200mila vetture a batteria.

UN COMPRATORE IN VISTA?

Sebbene in limine il marchio dei Quattro anelli starebbe discutendo con un costruttore di veicoli commerciali intenzionato a rilevare l’impianto. Bisognerà però vedere se questa ennesima trattativa si tradurrà in una offerta economica concreta. Nelle scorse settimane era emerso che si sarebbero presentati almeno 26 possibili compratori interessati senza però proporre nulla di soddisfacente per Vw.

La stampa locale aveva anche parlato di incontri frequenti con una rappresentanza di Nio, marchio cinese interessato a esportare in Europa, noto soprattutto per la diversa strategia che intende adottare in merito all’auto elettrica: niente ricarica alle colonnine, quanto piuttosto stazioni sul territorio per sostituire gli accumulatori esausti con nuovi pronti all’uso (cd. “battery swapping“). Ma alla fine anche tale ipotesi si è velocemente deteriorata.

LA CRISI DI VOLKSWAGEN

La chiusura dell’impianto Audi a Bruxelles è solo una delle numerose conseguenze della crisi che sta attanagliando il gruppo Volkswagen. La sede centrale di Wolfsburg intende varare un piano di risparmi draconiano da 4 miliardi che rischia di portare alla chiusura di altri tre hub localizzati in Germania, oltre al ridimensionamento di quelli superstiti, il licenziamento di diverse migliaia di persone e, non ultimo, la riduzione degli stipendi di coloro che permarranno del dieci per cento della scala salariale aziendale con aumenti congelati per i prossimi due anni.

Attualmente Volkswagen solo in Germania conta 120mila dipendenti, di cui circa 60mila a Wolfsburg. Dopo la dieta ferra potrebbero restare 100mila impiegati. Di fronte a tagli simili si comprende insomma perché le istanze dei circa 3mila dipendenti dell’hub Audi di Bruxelles non fossero destinate a trovare solidarietà presso la sede centrale, nemmeno tra i potenti sindacati tedeschi.

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