Alla fine l’incontro per stabilire il futuro dello stabilimento hi-tech di Audi a Bruxelles c’è stato. Ma non ha portato ai risultati sperati dai lavoratori del Gruppo Volkwagen, che pure nei giorni scorsi si erano fatti sentire con picchetti, proteste e manifestazioni in piazza. I circa 3mila lavoratori dell’impianto erano riusciti a portare in strada oltre 5mila persone.
QUAL È IL DESTINO DELL’HUB AUDI A BRUXELLES?
I rappresentanti delle tute blu speravano di riuscire a strappare dall’azienda la promessa di una conversione (l’ennesima, dal momento che l’intero stabilimento è stato recentemente riammodernato) per salvare almeno un centinaio di posti di lavoro.
Ma le parole del direttore della produzione del marchio tedesco, Gerd Walker, hanno castrato ogni flebile ottimismo: il Gruppo è infatti “alla ricerca di un investitore” interessato a rilevare l’impianto. Tutte le attività automobilistiche verranno chiuse e l’intera struttura sarà venduta.
TROPPO PICCOLO PER FARE GOLA?
Sebbene ci sia chi sottolinea che la parola utilizzata sia “investitore” e non “acquirente”, se si escludono improbabili jv con un partner finora rimasto nascosto, è difficile vedere un futuro per l’Audi a Bruxelles.
Anche perché, a dispetto della sua posizione strategica che lo incastona nel cuore del Vecchio continente, con i suoi 563.321 metri quadrati è il più piccolo degli stabilimenti dei Quattro Anelli: impiega infatti tra i 2.500 e i 3mila dipendenti ed è solo la tappa finale di una filiera assai lunga e poco green, considerato che le carrozzerie arrivano da Ingolstadt e i moduli delle batterie da Györ in Ungheria mentre il resto da altri fornitori.
I CINESI DI NIO INTERESSATI
Secondo quanto riporta la testata De Tijd, una delegazione del marchio asiatico Nio avrebbe visitato nelle ultime settimane lo stabilimento. Al giornale in questione risulta che il costruttore cinese, tra i più arrembanti di nuovo corso, sarebbe al lavoro su di un’offerta che dovrebbe essere presentata al gruppo Volkswagen entro lunedì prossimo.
LE ALTRE FABBRICHE A RISCHIO
Quel che è certo, è che la spending review di Volkswagen non si fermerà qui. Alcuni analisti azzardano persino la necessità di arrivare a tagliare nei prossimi mesi fino a 15mila posti di lavoro, se il marchio tedesco vorrà davvero stare dietro al piano di rientro delle spese che s’è data.
Questo significa che in bilico ci saranno presto altri hub oltre a quello Audi di Bruxelles: nel mirino dei contabili di Wolfsburg secondo indiscrezioni si troverebbero le fabbriche di Dresda e Osnabrück. Chiara insomma l’intenzione del Gruppo di concentrarsi sulle linee produttive minori che non consentono di essere realmente competitivi sul mercato globale.
I due impianti tedeschi, però, a differenza dell’hub Audi di Bruxelles, sono presidiati dai sindacati, guidati col pugno di ferro da Daniela Cavallo, la presidente del consiglio di fabbrica diventata famosa per essere stata l’artefice della defenestrazione dell’ex Ad Herbert Diess quando iniziò a ventilare che la mobilità elettrica avrebbe inevitabilmente comportato tagli al personale.