Il mercato dell’auto elettrica sembra in procinto di vivere una vera e propria guerra dei prezzi. Sono difatti sempre più numerose le Case che, pur di non perdere quote di mercato (vedi Tesla) o di aggredirne di nuove (è il caso dei marchi cinesi) sono pronte ad attuare strategie particolarmente aggressive, che non piacciono alle europee, che già mugugnano per essere rimaste sguarnite, rispetto alle rivali di altri continenti, di ogni forma di sussidio statale (che in Cina è perdurato fino a pochi mesi fa, mentre negli Usa si sostanzia nella famigerata Ira di Biden).
LA GUERRA DEI PREZZI NON PIACE A VW
“Il nostro obiettivo”, ha detto l’amministratore delegato di Volkswagen Oliver Blume in una recente intervista alla testata tedesca Frankfurter Allgemeinen Sonntagszeitung, “non è la dimensione a qualsiasi prezzo. Le nostre ambizioni devono essere incentrate sul valore aggiunto, sulla crescita redditizia”.
Questo naturalmente non significa che il Gruppo intenda abdicare al proprio ruolo di leader europeo per ciò che concerne la produzione di auto elettriche, anzi, l’obiettivo è quello di diventare “un leader globale”, semplicemente “Abbiamo una chiara strategia di prezzo e puntiamo sull’affidabilità”, ha sibilato il manager tedesco. “Abbiamo piena fiducia nella forza dei nostri prodotti e marchi”.
TESLA SPARIGLIA LE CARTE
Il riferimento, è indubbio, non è tanto alle politiche aggressive delle Case cinesi in Cina (con cui la Germania e la stessa Vw fanno ottimi affari nel settore automotive, la Casa di Wolfsburg realizza circa il 40% delle vendite e la metà dei profitti nel Paese asiatico), quanto a Tesla, che peraltro dallo scorso anno insidia il marchio di Wolfsburg in casa, avendo aperto una gigafactory alle porte di Berlino.
Qualche giorno fa Tesla ha tagliato anche in Italia i prezzi dei propri modelli, sulla scia di quanto fatto in Cina e negli Stati Uniti. Senza modifiche a dotazioni e caratteristiche, la Model 3 ora può essere acquistata a partire da 44.990 euro, mentre la Model Y è offerta a 46.990 euro: con un price-cut monstre di 12.500 euro per la Model 3 e di 3.000 euro sulla Model Y.
L’ALTRA AMERICANA SUL PIEDE DI GUERRA
Sempre negli States si è mossa anche Ford annunciando tagli per la Mustang Mach-E, tra le auto elettriche di maggior successo negli States, che variano tra l’1,2% e l’8,7% pari a circa 4.500 dollari, dove a beneficiarne maggiormente sono le versioni più performanti e accessoriate.
Rispetto a Tesla, che ha dovuto vedersela con la rabbia dei clienti che hanno acquistato le auto a prezzo pieno, Ford ha optato per un taglio retroattivo: valido cioè fin dal primo gennaio scorso.
COSA DICE RENAULT
Tutte mosse che alle Case europee, ancora in attesa di ombrelli simil-Ira da parte della Commissione Ue – non sono ovviamente piaciute. Il neo Ceo del marchio Renault Fabrice Cambolive, ha commentato: “Se riduci del 10% o più nel giro una settimana, ciò influisce sui valori residui delle auto e danneggia i clienti. La stabilità è importante per noi”.
Tuttavia il manager 54enne alla guida del marchio di Boulogne-Billancourt ha lasciato aperto uno spiraglio: “È prevedibile che i prezzi dei veicoli elettrici diventino oggetto d’esame”, ma è chiaro che senza una politica europea a sostegno dei produttori i margini d’azione restano limitati. Difficilmente insomma i tagli potranno essere significativi.
LA GUERRA DEI PREZZI TRA CINESI
E poi ci sono le cinesi, che ora devono cavarsela anche senza incentivi, con un mercato che dà già i primi segni di rallentamento. Seres è stata la prima ad annunciare una riduzione di almeno 30 mila yuan (4.200 euro) per tutti i suoi modelli.
È stata seguita a ruota da Xpeng che ha ridotto il prezzo base della berlina P7 a 209.900 yuan (circa 28.660 euro), il 12,5% in meno rispetto a prima. Secondo Reuters, sono state ribassate tutte le versioni della P5 e della sportiva G3, con tagli che vanno dal 10% al 13%.