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Calenda asfalta Elkann e Landini su Marelli

Calenda a tutto campo sulla chiusura dello stabilimento di Crevalcore: le rassicurazioni di Marchionne, le "menzogne" di John Elkann e i silenzi interessati di Landini

 

Tutti conoscono la logorrea social del segretario di Azione, Carlo Calenda. Difficile che qualche accadimento sfugga al suo commento. Tuttavia, sulla chiusura dello stabilimento Marelli di Crevalcore il suo video-intervento risulta attento e opportuno, non solo perché rompe quel muro di silenzio e indifferenza sollevato attorno alla vicenda dalla politica e dai sindacalisti di prim’ordine, ma anche perché, in qualità di ex ministro allo Sviluppo economico, conosce bene quel dossier.

COSA DICE CALENDA SU MARELLI A CREVALCORE

“La vicenda Marelli di Crevalcore – scrive il leader di Azione sui propri social – nasconde un gigantesco bubbone fatto delle menzogne di John Elkann, debolezza della politica, paura di Landini di andare contro gli editori di Repubblica, silenzio della politica per la stessa ragione. Una storia che va raccontata.”

 

LE RASSICURAZIONI DI MARCHIONNE

“Da ministro incontrai Sergio Marchionne sul futuro di Marelli – spiega Calenda – gli proposi di venderla al più a una cordata italiana perché lì dentro ci sono brevetti oltre che tante persone ma lui mi rassicurò che l’avrebbe distribuita tra gli azionisti”.

LA VENDITA DI ELKANN E IL DISINTERESSE DEL CONTE I

“Nel luglio 2018 muore Marchionne – continua il segretario di Azione – e John Elkann vende subito Marelli a una società nipponica posseduta da un fondo. Non vengono posti vincoli contrattuali che sarebbero potuti discendere dalla golden power: nessuno fa nulla per salvaguardare il futuro di Marelli”, dice Calenda attaccando “l’avvocato del popolo”, ovvero il presidente del Consiglio dell’epoca, Giuseppe Conte.

SUL SILENZIO DI LANDINI

Ma Conte ed Elkann non sono i soli bersagli di Calenda, che imputa alla Cgil e al suo leader Maurizio Landini un rumoroso silenzio sulla chiusura di Crevalcore: “Voi avete visto una battaglia di Landini su questo?”, chiede retoricamente il numero 1 di Azione.

“Io no. Sapete perché Landini non ha fatto una battaglia né sulla diminuzione della produzione Fiat né sullo spostamento dei centri decisionali in Francia, né su Marelli? Perché John Elkann ha fatto una mossa geniale: ha comprato Repubblica, cioè il principale giornale della sinistra”.

Quindi l’affondo: “Da quel momento – siccome il sindacato in Italia fa politica – per il sindacato è stato più importante andare d’accordo con l’azionista di Repubblica che combattere contro la deindustrializzazione del settore automotive”.

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