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Tempest

Fremm all’Egitto, che cosa cambierà per Fincantieri e per la Marina

Fini e scenari per Fincantieri e Marina militare dopo l'ok del governo alla vendita di due Fremm all'Egitto. L'analisi di Aurelio Giansiracusa, animatore di Ares-Osservatorio Difesa

 

A seguito del Consiglio dei Ministri di giovedì scorso sembra avviata a conclusione, positivamente, la vicenda della cessione di due fregate FREMM classe Bergamini alla Marina Egiziana.

Come noto, il Cairo dal 2018 aveva mostrato più di un interesse all’acquisto delle ultime due unità della classe sopra citata, la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi, in avanzato stato di allestimento per la Marina Militare.

Tali unità, insieme alle quattro Bergamini ed alle quattro Margottini, la versione per la lotta antisommergibile della FREMM-IT, sono state a tempo debito ordinate dalla Marina Italiana per sostituire le otto fregate classe Maestrale allestite negli anni Ottanta ed i quattro pattugliatori di squadra classe Bersagliere, già ex fregate classe Lupo, allestite in versione export, mai consegnate al Iraq di Saddam Hussein a seguito del embargo decretato per l’invasione del Kuwait nel 1990.

Queste 12 unità rappresentavano i “cavalli” da tiro della Marina Militare, le quali, insieme ai quattro cacciatorpediniere e/o unità da difesa d’area ed alle unità portaeromobili ,hanno costituito fino a pochi anni fa l’ossatura della Squadra Navale.

Quando furono siglati i patti di cooperazione con la Francia, la Marina Militare, nell’ottica di una riduzione numerica delle unità in linea compensata da un maggior grado di capacità di combattimento ed elevata automazione nonché maggiore autonomia, indicò un requisito per 10 unità del tipo FREMM, di cui sei (le Bergamini) in versione GP o General Purpose, per impieghi multiruolo e 4 (le Margottini) in versione ASW o Anti Submarine Warfare, ottimizzate per la ricerca e neutralizzazione di sommergibili ostili.

A tale requisito è seguito il relativo ordine di costruzione di un numero uguale di fregate a Fincantieri, tutte impostate tra il 2008 ed il 2015. Le prime otto unità sono entrate in servizio tra il 2013 ed il 2019, mentre la Schergat e la Bianchi erano attese, rispettivamente, questo mese di giugno e la prossima primavera.

COSA CAMBIA PER LA MARINA MILITARE

In teoria, non dovrebbe cambiare molto per la Marina Militare perché il contratto per 10 fregate è sempre valido e non ci sono notizie in merito ad un’eventuale rinegoziazione tra Ministero della Difesa e Fincantieri in merito.

Come anticipato da Pietro Batacchi, direttore di RID, si parla di un’estensione dei termini previsti dal contratto per permettere a Fincantieri di adeguare le due fregate alle esigenze egiziane e di programmare la costruzione di due nuove unità atte a sostituire le navi appena cedute.

Sicuramente, la Marina Militare dovrà rivedere i piani di radiazione delle ultime fregate Maestrale e dei due cacciatorpediniere classe Medaglie d’Oro, perché servono almeno quattro anni tra l’impostazione, varo, allestimento, prove a mare e consegna delle nuove unità.

Le vecchie Maestrale ed i due Medaglie d’Oro hanno un’efficienza bellica ridotta perché i loro principali sistemi missilistici antiaerei sono obsoleti e non più upgradabili (Standard 1MR e Albatros/Aspide) come i missili antinave piuttosto vecchiotti (i Teseo Mk2)peraltro disponibili in numeri sempre più ridotti.

Una boccata d’ossigeno, sia pure parziale, sarà fornita dall’entrata in linea dei nuovi Pattugliatori Polifunzionali d’Altura i cui primi esemplari (peraltro, nella versione Light, quindi, con capacità di combattimento assai ridotte) si trovano alle prove, o in fase di allestimento avanzato. Ma deve essere chiaro che non si tratta di unità di Squadra perché non hanno dotazioni atte a renderle idonee come gli impegnativi compiti antisommergibili. Tutto al più, tali unità serviranno a risparmiare ore preziose di navigazione ad unità già affaticate e sotto pressione per mostrare bandiera in acque lontane dove la minaccia aeronavale è ridotta o minima.

COSA CAMBIA PER LA MARINA EGIZIANA

L’acquisto di queste due FREMM-IT rappresenta un bel salto di qualità per la Marina Egiziana che, al momento, tra le unità maggiori schiera una FREMM-FR acquistata tra quelle in costruzione per la Marine Nationale, 4 fregate classe Oliver H. Perry, coeve alle Maestrale, e due vecchie fregate classe Knox, coeve alle nostre radiate Lupo.

Evidentemente, le due FREMM-IT prenderanno il posto delle due vecchie Knox, completamente superate ed obsolete.

Per la sostituzione delle quattro Perry pare che il Cairo stia trattando con Roma l’acquisto di due-quattro FREMM-IT di nuova costruzione, unitamente, ad un vasto programma (si parla di venti unità) per pattugliatori/corvette da realizzarsi prevalentemente in Egitto, oltre cacciabombardieri Typhoon, addestratori avanzati M346 ed un satellite con capofila Leonardo.

Tralasciando questo programma e tornando alla cessione delle due FREMM-IT, è evidente che per la Marina Egiziana sarà un deciso passo in avanti immettere in linea due fregate modernissime. E’ probabile che, prima della consegna, saranno adattate alle esigenze egiziane ed a quelle italiane, come avvenne per la FREMM-FR che fu ceduta dai Francesi agli Egiziani priva dei lanciatori per missili cruise da attacco Scalp Navale, dei sistemi di comunicazioni protette e dei sistemi di guerra elettronica, tutti sistemi pregiatissimi da cui dipende la sopravvivenza della nave in caso di ostilità.

Peraltro, pur immettendo in Squadra queste unità rimane il problema, al momento irrisolvibile, di impiegarle continuativamente in mare per lunghi periodi perché la Marina Egiziana è priva di rifornitori di squadra nonché di copertura aerea antisommergibile a medio e lungo raggio. A parziale risoluzione di tale problema, la Marina Egiziana ha lanciato un programma di costruzione di nuove basi e approdi tra Mar Rosso, Sinai e costa del Mediterraneo, tra cui una non troppo distante dal confine con la Cirenaica. E’ evidente che Il Cairo intenda assumere un ruolo sempre più influente nel Mediterraneo centro-orientale e questo ambizioso obiettivo passa inevitabilmente per la crescita navale, con crescente attrito in primis con la Marina Turca sempre più attiva nell’area di interesse egiziano. Peraltro, la Marina Egiziana dovrà risolvere non pochi problemi dal punto di vista logistico, addestrativo ed operativo perché, alle unità di costruzione francese, statunitense, spagnola, sudcoreana, britannica, tedesca e, perfino, cinese, andrà ad aggiungere navi di costruzione italiana allestite e pensate per le esigenze della Marina Militare. Pertanto è prevedibile che non saranno nuove basi od approdi a cambiare il destino della Marina Egiziana ma la preparazione del personale, la qualità del comando e una razionalizzazione dei programmi che, comunque, non si intravede all’orizzonte.

LA SITUAZIONE ITALIANA

I risvolti della vicenda libica hanno messo in luce tutti i limiti della politica italiana incapace di poter incidere in prima persona nella ex “Quarta Sponda”, costringendo Roma a lasciare campo aperto all’aggressiva Ankara, tornata baldanzosamente in Tripolitania dopo più di un secolo. Il Presidente Erdogan ha lanciato una pesante campagna militare con mezzi, consiglieri militari e combattenti turcomanni provenienti dalla Siria che, relativamente, in poco tempo ha permesso al governo traballante di Sarraj di riprendere parte della Tripolitania, di allentare la pressione su Tripoli e di minacciare le aree sotto controllo diretto del LNA di Haftar. Ovviamente, Erdogan ha il suo tornaconto in questa vicenda; piazzare la Turchia al centro del Mediterraneo con uomini e basi nonché ottenere forniture di petrolio e gas dal ritrovato amico libico. Roma, per troppo tempo imbelle, ha assistito progressivamente alla perdita di influenza e, ad un certo punto, ha pure “flirtato” con il ribelle Haftar in chiave di riavvicinamento alle posizioni egiziane che non vuole la Turchia alle porte di casa.

Oggi siamo di fronte ad una situazione a dir poco complessa con la Marina Turca che si esercita congiuntamente con la Marina Italiana e quella Francese mentre, contemporaneamente scorta le navi da carico verso la Libia allontanando le navi della missione internazionale Irini che, teoricamente, dovrebbero bloccare il flusso di armi e rifornimenti verso i belligeranti.

Si cerca di tenere buoni rapporti con tutti (la vicenda ZEE italo-greca risolta con il reciproco riconoscimento), si punta a creare un nuovo partenariato strategico con l’Egitto ma, di fatto, i problemi alle porte di casa sono aumentati ed aumenteranno in tempi brevi.

Ad oggi, tralasciando la presenza russa tornata stabile nel Mediterraneo a Tartus in Siria, assistiamo alla crescita della Marina Turca grazie al lancio di diversi programmi di costruzione navali nazionali, rallentati solo in parte dalla decisione statunitense di bloccare la vendita del F-35B che avrebbe dovuto operare dalla unità portaeromobili d’assalto anfibio Anadolu, dalla presenza di una Marina ed Aeronautica Algerine sempre più potenti ed in grado di organizzare Anti Access/Area Denial (A2/AD) con navi, sottomarini, missili antinave ed antiaerei a lungo raggio in grado di interdire una vasta area del Mediterraneo sud occidentale e la Marina Egiziana che, potenziato il Mar Rosso con nuove basi schierandovi diverse unità, ora guarda alla espansione nel Mediterraneo sia nell’area cipriota sia nel Mar Libico.

Per la Difesa Italiana è giunto il tempo di prendere atto di questa situazione che si è creata relativamente in breve tempo e che, con gli Stati Uniti sempre più assenti e risucchiati dalla crisi asiatica con la Cina, deve puntare necessariamente ad un deciso potenziamento del comparto aeronavale e spaziale nazionale, per il mantenimento della supremazia tecnologica ed operativa oggi messa in crisi e sotto pressione, salvaguardando gli enormi interessi nazionali nel Mediterraneo.

LA VITTORIA DI FINCANTIERI

Infine, rimane da valutare il ruolo e la “vittoria” di Fincantieri in tutta questa complessa vicenda. Per il gruppo di Trieste si tratta di un altro successo rilevante sul mercato internazionale dopo quello pesantissimo ottenuto negli Stati Uniti con la vittoria del programma FFG(X), riuscendo ad entrare in un mercato, quello egiziano, che era riservato alla “socia” Naval Group che, oltre la FREMM FR, ha venduto quattro corvette multiruolo Gowind (allestite in parte ad Alessandria d’Egitto) e le due unità portaelicotteri d’assalto anfibio classe Mistral, a suo tempo allestite per la Russia ma mai consegnate a seguito del embargo per i fatti della Crimea.

Per Fincantieri l’obiettivo tattico era penetrare nel difficilissimo mercato egiziano; il risultato strategico è fidelizzare il cliente con un programma di costruzione di altre FREMM e dei nuovi pattugliatori come inizio.

L’obiettivo tattico sembra essere stato ottenuto; per quello strategico sarà necessario conoscere le reali possibilità egiziane e sarà, altrettanto, necessario il supporto del Governo Italiano per le garanzie nel finanziamento di un programma di tale portata.
Probabilmente, il governo egiziano metterà sul piatto a parziale copertura del pagamento le forniture di gas estratte da Zohr (la joint venture con ENI).

Fincantieri, da parte sua, dovrà organizzare bene il lavoro tra i suoi cantieri perché tra PPA in costruzione per la Marina Militare e le unità in allestimento per la Marina del Qatar, gli impianti al momento sono piuttosto occupati. Se oltre le due unità che saranno allestite in compensazione delle due vendute si aggiungeranno altre due o quattro nuove FREMM è molto probabile che sarà necessario “mobilitare” tutti i cantieri, considerato che in questo arco temporale partiranno anche i lavori per le EPC, corvette/pattugliatori nate dalla collaborazione italo-francese e che hanno visto aggiungersi anche Spagna e Grecia (nonché l’interesse di altri Paesi europei).

Fincantieri si sta dimostrando sempre più leader nel settore delle costruzioni navali anche con NAVIRIS, in attesa di capire come finirà la vicenda STX e la possibile joint venture o addirittura fusione con la tedesca ThyssenKrupp Marine Systems con cui ci sono trattative in atto per la divisione sommergibili, oltre essere sempre più presente nel settore infrastrutturale.

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