É in partenza per l’Egitto la fregata Fremm ex Emilio Bianchi, la seconda delle due navi militari Fincantieri che il nostro paese ha venduto al governo Al Sisi.
Secondo indiscrezioni raccolte da Amnesty International Italia e Rete Italiana Pace e Disarmo (Ripd), la nave, ribattezzata “Bernees” e con il numero di immatricolazione egiziano 1003, sta completando l’imbarco degli armamenti.
Questa notizia, denunciano le due organizzazioni, ”conferma in maniera evidente come non ci sia stato alcun cambio di rotta rispetto alle decisioni dello scorso anno e che anche il Governo Draghi, cui è in capo la responsabilità dell’autorizzazione finale alla consegna, dopo la concessione della licenza di vendita nel 2020 da parte del Governo Conte, ha deciso di continuare a sostenere il regime egiziano con forniture militari”.
La vicenda della vendita delle due fregate Fremm all’Egitto si intreccia infatti con le indagini sul delitto di Giulio Regeni e con il caso di Patrick Zaki, lo studente egiziano iscritto all’università di Bologna detenuto da oltre un anno al Cairo.
Senza dimenticare che le due fregate Fremm, costruite da Fincantieri, società controllata al 70% dallo Stato attraverso il gruppo Cdp, destinate inizialmente alla Marina militare italiana, sono state vendute “scontate” all’Egitto. Il governo Al Sisi ha speso infatti almeno 210 milioni in meno dello Stato italiano.
Tutti i dettagli.
LA CONSEGNA DELLA SECONDA FREMM ALL’EGITTO
Anche la seconda delle due fregate Fremm destinate al Cairo è pronta a salpare verso l’Egitto. Lo hanno annunciato in un comunicato congiunto Rete Italiana Pace e Disarmo e Amnesty International Italia.
Di nuovo la procedura si compie nel totale silenzio delle autorità italiane e dell’azienda Fincantieri.
Già lo scorso 23 dicembre infatti Fincantieri ha consegnato con una cerimonia “in sordina e non pubblicizzata” agli ufficiali della Marina Militare dell’Egitto, presso i cantieri del Muggiano a La Spezia, la fregata multiruolo Fremm Spartaco Schergat, ribattezzata “Al-Galala”. A metà febbraio, la seconda delle due fregate Fremm destinate al Cario ha iniziato le prove in mare, come riportato da NavalNews.
CON UNO SPIACEVOLE TEMPISMO
Il tutto, ricordano Amnesty e Rdp, ”avviene a pochi giorni dall’ennesimo rinvio dei termini di carcerazione preventiva per lo studente Patrick Zaki e nel continuo ripetersi di casi di violazioni diritti umani da parte del regime di al-Sisi”.
Inoltre, proprio domani il Senato discuterà la mozione che chiede il riconoscimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki ed il suo rilascio immediato dalle carceri egiziane.
PERCHÉ L’EGITTO VUOLE LE FREMM ITALIANE DI FINCANTIERI
“L’Egitto sta aumentando gli acquisti di armi dall’Italia per comprare il silenzio del governo italiano sul caso Regeni e le violazioni dei diritti compiute nel Paese”, aveva denunciato Ayman Nour, del partito di opposizione Ghad El-Thawra, nel corso dell’intervista trasmessa poche settimane fa da Presa diretta. Il dissidente, attualmente in esilio a Istanbul, ha puntato il dito contro le crescenti spese militari dell’Egitto, molte delle quali prevedono contratti con imprese italiane.
“L’Italia è il primo esportatore dell’Egitto di sistemi d’arma”, ha ricordato Ayman Nour.
Questi accordi punterebbero a far scemare l’attenzione internazionale sull’uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni, trovato morto con evidenti segni di torture nel 2016.
LA VENDITA “SCONTATA” AL GOVERNO DEL CAIRO DELLE DUE FREGATE
”La vendita di queste navi configura una serie di problemi e violazioni che le nostre organizzazioni hanno segnalato da tempo — ha sottolineato Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Ripd — cui nelle ultime settimane si è aggiunta anche l’evidenza di una perdita economica non indifferente, al contrario di quanto sostenuto da diversi esponenti politici come giustificazione dell’accordo”.
La coppia di navi è infatti costata allo Stato italiano, che ora attende i rimpiazzi, circa 1.2 miliardi di euro compresi gli interessi pagati sui mutui. Tuttavia, secondo le inchieste di Presa Diretta (Rai3) e Fatto Quotidiano l’accordo di rivendita avrebbe un valore di soli 990 milioni di euro, senza contare i costi di smantellamento dei sistemi di standard Nato già installati.
DESTINATE ALLA MARINA MILITARE ITALIANA
Le navi Fremm sono state commissionate a Fincantieri dalla Marina Militare Italiana nell’ambito del programma di cooperazione italo-francese sotto il coordinamento di Occar, l’organizzazione internazionale per la cooperazione in materia di armi.
Le due fregate— Spartaco Schergat ed Emilio Bianchi, varate rispettivamente a gennaio 2019 e gennaio 2020 — dovevano essere consegnate dunque alla Marina italiana.
Ma il Cairo ha manifestato interesse per le due fregate. Tanto che “l’avvio di attività contrattuali preliminari tra Fincantieri ed il Governo egiziano risale al primo semestre del 2019″, ha ricostruito ministro della Difesa, Lorenzo Guerini (Pd), in audizione alla Commissione Regeni lo scorso luglio.
L’IMPORTO DELLA VENDITA MAI COMUNICATO DAL GOVERNO
Finora l’importo della transazione, realizzata sotto il governo Conte 2, non è stato mai reso noto.
“Nessuna competenza sulle cifre” ha risposto la Farnesina alla richiesta di commento del Fatto quotidiano. Né Fincantieri né Leonardo hanno commentato l’operazione.
L’ACCORDO CON L’EGITTO
Inoltre, come ricorda NavalNews, il contratto con l’Egitto dovrebbe includere opzioni per due ulteriori fregate di nuova costruzione, poiché il programma riguardava quattro piattaforme, secondo fonti industriali.
Ma il pacchetto navale farebbe parte di un accordo più ampio da firmare con le industrie italiane e che include Eurofighter Typhoon e numerosi velivoli da addestramento M-346 di Leonardo, più un satellite da osservazione, per un valore complessivo di 10,7 miliardi di dollari.
VENDITA DELLE FREMM MAI SOTTOPOSTA ALL’ESAME DEL PARLAMENTO
Infine, ”la fornitura delle Fremm – ha commentato Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) – non è mai stata sottoposta all’esame delle Camere. Si tratta di un passaggio fondamentale richiesto dalla normativa vigente (la legge n. 185 del 1990) e oggi ancor più necessario in considerazione delle trattative in corso con l’Egitto per altre fregate Fremm, pattugliatori, caccia multiruolo e aerei addestratori che consoliderebbero la posizione del regime di al-Sisi come principale acquirente di sistemi militari italiani. Rinnoviamo pertanto la richiesta al Governo di presentare l’intera materia alle Camere ed esortiamo il Parlamento a richiedere con urgenza un dibattito approfondito sulle esportazioni di sistemi militari all’Egitto”.
Ricordiamo infatti il Consiglio dei ministri dell’11 giugno 2020 — presieduto dall’ex presidente Conte — ha conferito a Fincantieri l’autorizzazione alle trattative contrattuali per le due fregate in questione. Dopo la conclusione di tali trattative ed un ulteriore passaggio al Consiglio dei ministri, il 7 agosto l’Autorità nazionale Uama ha rilasciato l’autorizzazione definitiva all’esportazione.