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Scandinavia Musk Tesla Leak

Il grosso guaio tedesco di Elon Musk. Scoppia il Tesla leak?

Il principale quotidiano economico tedesco ha per le mani giga di dati della Casa Usa dai quali emergono migliaia di lamentele su frenate fantasma, falsi avvisi e problemi tecnici da parte dei clienti. Un vero Tesla leak alla base dell'articolo dal titolo “Il mio autopilota mi ha quasi ucciso"

Ancora una volta un dossier giornalistico imbarazza Tesla. Ma di così grandi e corposi non se ne erano ancora visti, tanto che potremmo definirlo un vero e proprio Tesla leak. Soltanto qualche settimana fa Reuters, intervistando alcuni ex dipendenti della società guidata da Elon Musk, portò a galla il contenuto di alcune chat interne in cui i tecnici al lavoro sull’auto elettrica conservavano i video ripresi dalle telecamere montate sulle vetture per schernire i proprietari, censendo i filmati più “originali”.

I DOSSIER CHE IMBARAZZANO MUSK

Erano stati così raccolti frame che immortalavano persone in circostanze imbarazzanti, per esempio completamente nude. O video meno divertenti di incidenti stradali, tra cui quello di un bambino in bicicletta investito da un’auto: il filmato, riportava Reuters, è diventato particolarmente virale all’interno della sede di Tesla a San Mateo in California.

In tribunale, sempre di recente, è invece emerso che il famoso video promozionale del 2016 in cui appare una Tesla Model X che, da casa, guida in autonomia, lungo un percorso abbastanza articolato, fino al posto di lavoro, “consegna” il passeggero, dopodiché riparte per cercare un parcheggio, sempre in totale autonomia, era falso. Insomma, la Casa texana non ha ancora adesso in mano la tecnologia per rendere realtà tutto ciò, figurarsi nel 2016.

Lo aveva dovuto ammettere nella deposizione giurata il capo della divisione Autopilot, Ashok Elluswamy. Il manager ha rivelato non solo che il girato era frutto di un abile montaggio frutto di differenti sessioni di riprese, ma anche di un software che aveva elaborato quello specifico percorso, con speciali mappe 3D. Particolare non secondario, le riprese furono pure interrotte da una Model X che si schiantò contro una recinzione.

IL TESLA LEAK TEDESCO

Tutto questo sembra però sbiadire di fronte all’ultima grana di Tesla. Handelsblatt, la testata tedesca più autorevole quando si parla di industria e finanza, è entrata in possesso di oltre 20mila file riservati di Tesla (100 giga di materiale), dai quali emergono migliaia di lamentele da parte dei clienti, tutte riferibili ai malfunzionamenti dell’Autopilot, con segnalazioni su frenate fantasma, falsi avvisi, problemi tecnici di varia natura.

Il giornale, che grazie a una gola profonda ha per le mani una mole di dati non indifferenti, ha tirato le somme sul materiale visionato titolando: Mein Autopilot hat mich fast umgebracht (tradotto significa: “Il mio autopilota mi ha quasi ucciso”), che lascia ben intendere la portata di quelle denunce visionate dalla redazione dell’Handelsblatt.

COSA EMERGE DAI DATI TRAFUGATI

Per la precisione il Tesla leak ha portato alla luce 2.400 reclami su accelerazioni improvvise, più di 1.500 problemi in fase di frenata (tra cui 139 casi di frenata di emergenza non intenzionale) e 383 frenate fantasma (con stop) legate a falsi avvisi di collisione.

Il giornale ha vagliato oltre 3 mila le voci inerenti le preoccupazioni dell’utenza con riferimento alla sicurezza anche in seguito a un incidente. E proprio sui sinistri, la maggior parte è avvenuta negli Stati Uniti, ma ovviamente la testata ha dato risalto ai molti casi tedeschi. Altri arrivano dall’Asia.

Un altro aspetto che potrebbe imbarazzare la Casa scoperto dal quotidiano economico è che Tesla avrebbe evitato di comunicare in forma scritta con la clientela coinvolta nei malfunzionamenti, preferendo il più spesso possibile uno scambio di informazioni “solo verbale”.

Infine, Handesblatt sottolinea anche un tema di privacy: quei file includono oltre 100.000 nomi di dipendenti, molti dei quali nel mentre hanno lasciato Tesla, indirizzi e-mail privati, numeri di telefono, stipendi e perfino dettagli bancari.

Tra i dati venuti a galla, pure il numero di previdenza del Ceo, Elon Musk. Lecito chiedersi se il Gruppo potesse avere tutti questi dati, di certo emerge che non li ha conservati correttamente, ma è molto più interessante domandarsi chi abbia consegnato un simile “tesoretto” di informazioni alla stampa. E perché.

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