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Auto Elettriche

Ecco perché le auto elettriche arrancano

I dati deludenti sulle vendite di auto elettriche. Le cause e gli scenari. Estratto dalla newsletter Out.

Secondo i dati dell’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili (ACEA) nel mese di agosto sono state vendute quasi 644mila autovetture. Un calo di oltre il 18% rispetto allo stesso mese di un anno fa. 144mila auto in meno a fronte delle 788mila vetture di agosto 2024.

DOVE CALANO DI PIÙ LE AUTO ELETTRICHE

Il calo più drammatico lo si è registrato nelle auto a batteria. 72 mila in meno praticamente il 44% in meno. Francia, Italia e Germania rappresentano più della metà del mercato. Il calo delle autovetture esclusivamente elettriche è stato drammatico: -33% per la Francia, -41% per l’Italia e -69% per la Germania.

NON È UN’INNOVAZIONE

Siamo arrivati al redde rationem. L’auto elettrica è stata spacciata per innovazione ma non lo è. Forse sarà una novità ma non certo un’innovazione. Chiamasi tale, infatti, un nuovo prodotto che cambia radicalmente le regole del gioco e le funzionalità del prodotto. Lo smartphone è un’innovazione perché a differenza del vecchio telefonino, a sua volta un’innovazione rispetto al telefono fisso, ci puoi fare una miriade di cose che era impossibile, anzi inimmaginabile fare, con un vecchio cellulare.

L’auto elettrica non è invece un’innovazione. Ha quattro ruote e va per strada. Mica vola. Ha 300 km di autonomia a batteria carica contro gli 800-900 di un serbatoio di un’analoga macchina a diesel o benzina. Potrebbe essere un’innovazione se i km di autonomia fossero 3.000 non 300. Potrebbe essere un’innovazione se non avesse bisogno di ricaricarsi perché, che ne so, cattura i raggi del sole e li trasforma in energia mentre viaggia. Ma se ci mette dai 30 ai 45 minuti per caricarsi, rispetto ai 5 minuti che ti ci vogliono a fare un pieno, dove sta l’innovazione?

NON È UNA NOVITÀ

Non è una novità neppure da un punto di vista cronologico. Come documento nel mio libro “Per non morire al verde” edito da Il Timone, ai primi del secolo scorso la percentuale di auto elettriche sul totale delle vetture circolanti negli Stati Uniti superava addirittura il 30% contro il 3% del 2022. Chissà com’è che questa mirabolante tecnologia del futuro, già conosciuta nel secolo scorso, si è poi darwinianamente estinta per riapparire solo ora con un atto di imperio politico che metterà fuori legge appunto le auto diesel e benzina.

Ed ora il problema delle case automobilistiche non è più di prospettiva ma di sopravvivenza. Come spiegato dal CEO di Renault De Meo, deve essere venduta un’auto elettrica ogni cinque per non incorrere nel pagamento di multe per il mancato raggiungimento dei target di decarbonizzazione. Multe che potrebbero avere un impatto fino a 15 miliardi sul conto economico dei costruttori.

Il dubbio è amletico: produrre e vendere auto per pagare le multe? O smettere di produrre anche le auto che potrebbero essere commercializzate pur di non pagare dazio? C’è anche una terza soluzione che però somiglia molto alla prima. Ovvero comprare i certificati per emettere CO2, ad esempio, da Tesla che infatti i soldi li fa mica vendendo le auto elettriche. Bensì vendendo i certificati a chi è costretto a vendere le auto elettriche.

COSA EMERGE DAL BILANCIO DI TESLA

Spulciando il bilancio del secondo quarto del 2024 di Tesla si scoprono cose interessanti. Su un risultato netto di 1,4 miliardi (a fronte di un fatturato di 25 miliardi), ben 890 milioni derivano dalla vendita di questi certificati. Una manna pari al 65% dei profitti ed in decisa crescita rispetto alla media del 21% degli ultimi quattro trimestri. Il vero business non è l’auto elettrica, ma vendere questi crediti. Privilegio assicurato a chi produce solo elettrico.

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