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Verde

Vogliamo morire al verde?

Un estratto del libro "Per non morire al verde" di Fabio Dragoni, edizioni Il Timone.

“Cambiare il libro e il modo di produrlo. Se vogliamo che sia letto e non solo pubblicato, dobbiamo fare in modo che non richieda più di mezz’ora del nostro tempo”, afferma Riccardo Ruggeri. Già manager di successo, brillante scrittore, nonché editore rivoluzionario. Questa scommessa dico subito che l’ho persa. Ma provo comunque a segnare il goal della bandiera riassumendo il libro in questa pagina. O poco più.

La transizione energetica di cui tanto si straparla non è il risultato di un’innovazione tecnologica ma la conseguenza di una scelta politica precisa. Che somiglia tanto a una religione. L’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera non fa i danni che dicono. A meno che non la si respiri in grandi quantità. Ma quasi sempre chi pensa che la CO2 sia pericolosa nell’aria si entusiasma a usare la mascherina chirurgica o Ffp2 appiccicata al viso quasi a soffocarlo. Che i ghiacciai nel mondo si stiano sciogliendo è tutto da dimostrare. Il mondo non si sta affatto desertificando, ma anzi sta diventando sempre più verde. La produzione agricola cresce e il mondo non rischia nessuna carestia.

Gli scienziati non sono affatto d’accordo che l’uomo sia la causa del cambiamento climatico. E di conseguenza senza senso è la pretesa di poterlo modificare in futuro con scellerate scelte di politica industriale. Soffermarsi solo sulla temperatura non ha senso. Così come confondere meteo e clima. Il mondo non può riuscire a ridurre le proprie emissioni di CO2, e se anche ci riuscisse sarebbe inutile perché questa aumenta o diminuisce per fatti propri, che non conosciamo. Le cosiddette rinnovabili sono nemiche dell’ambiente perché lo devastano. Sono ovviamente costose e aumenteranno la nostra dipendenza dalla Cina.

Ma questo lo sapete. Le temperature registrate dalle stazioni meteorologiche non sono confrontabili neppure a distanza di trent’anni, figurarsi a immaginarsele a distanza di secoli. Gli incendi non stanno aumentando. Sostituire le auto a benzina o diesel con auto elettriche è impossibile, a meno che non si vogliano togliere di mezzo le auto dalla circolazione. Cosa che è il vero obiettivo. Non nascosto ma dichiarato.

L’anidride carbonica oggi rappresenta lo 0,04% dell’atmosfera invece dello 0,03%. E questo sarebbe sufficiente a far collassare il pianeta. Nel nome di un bene superiore servono più tasse, più leggi, più divieti e più controlli per limitarne l’emissione. Chi se ne frega se le piante crescono più rigogliose. Nessuno ha dimostrato che questo infinitesimale aumento sia più influente di ciò che può fare il Sole. Se ti poni una domanda, sei un negazionista.

Abbiamo visto nel 2020 che anche fermando quasi completamente l’attività del pianeta la CO2 ha continuato a crescere per i fatti suoi. Il motivo è banale. Lo spiega il geologo Ian Plimer: «Immettiamo nei nostri polmoni aria, dove ci sta dentro anidride carbonica in misura pari allo 0,04%, ed emettiamo CO2 pari al 4% dell’aria che esce dai nostri polmoni». In altre parole, l’uomo è il più grande produttore di CO2 anche standosene disteso a letto senza fare nulla.

L’uomo inala un diossido di carbonio e nel giro di un secondo ne emette cento. Il vero produttore di CO2 siamo noi. E una volta che non potranno più ammettere che la riduzione dell’attività manifatturiera sia servita a ridurre la CO2 in atmosfera, diranno, come hanno già fatto, che bisogna abbattere il bestiame perché l’aria e le scorregge che emettono porteranno al collasso del pianeta. E quando anche questo non sarà più sufficiente? A chi toccherà essere sacrificato, ovviamente nel nome di un bene superiore?

Dopo l’isteria Covid, ecco la bufala del riscaldamento globale. Un «movimento globale fascista pubblico-privato che vuole tanta tecnologia, tanto denaro e tanto governo per mettere a capo del mondo un’élite tecnocratica fatta, ma guarda un po’, da loro», come dice il deputato repubblicano americano Jim Banks. Già nel 2020 Yuval Noah Harari, consulente del World Economic Forum, ammette- va che «le restrizioni Covid che hanno fermato interi Paesi renderanno le persone più aperte a cambiamenti radicali per combattere il cambiamento climatico». «Il mondo moderno non sarà punito, perché è esso stesso la punizione», scriveva Nicolás Gómez Dávila.

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