Difficile trovare l’impianto di Mirafiori aperto. Nonostante le tante promesse della dirigenza, l’hub Stellantis di fatto non ha mai riaperto per davvero dopo la pausa estiva, se non per brevi periodi subito soffocati da altre chiusure. E prima non era andata meglio avendo perso tutto il mese di maggio e anticipato le ferie al 15 di luglio. Sempre a luglio c’era stata poi la beffa delle linee chiuse “per pioggia“.
L’IMPIANTO TORINESE FERMO DA BEN PRIMA DELL’ESTATE
Ma è stato dopo l’estate che allo stabilimento torinese hanno iniziato a comprendere che difficilmente si sarebbe riusciti a tornare a quelle linee in grado, almeno su carta, di sfornare 200 vetture a turno.
Sarebbero dovute ripartire a pieno regime a metà settembre, ma i lavoratori dell’hub piemontese hanno via via visto spostarsi quella data: prima a metà novembre, poi con la fine dell’anno. Ora è ufficiale che se ne riparlerà dopo l’Epifania.
Rischia insomma di tramutarsi in realtà la profezia delle cassandre sindacaliste che già a settembre sostenevano che al reparto Carrozzerie da agosto a dicembre non si sarebbe lavorato più di una quindicina di giorni.
MIRAFIORI RIAPRE FORSE L’8.1
Stellantis ha comunicato che gli impianti si fermeranno dal 2 al 17 dicembre. In questo modo si agganceranno direttamente le festività, dal 18 dicembre al 5 gennaio 2025. Con rientro previsto per l’8 gennaio. E già gli operai sconsolati mormorano che lo stop durerà almeno fino a San Valentino.
Difficile per loro credere ormai alle promesse dell’azienda. Difficile, soprattutto, ipotizzare da qui a poche settimane una miracolosa ripresa degli ordini della 500 elettrica alle cui vendite sono aggrappate le sorti della produzione.
TUTTI I NUMERI DELLA CRISI DI MIRAFIORI
La crisi di Mirafiori, che ormai sforna per il 97 per cento vetture a propulsione elettrica, è tutta nei numeri: a giugno il divario negativo sull’anno passato superava il 60 per cento, a inizio settembre l’impianto che produce oltre alle 500 elettriche e uno degli ultimi modelli Maserati ancora sul mercato era fermo a 18.500 auto sfornate contro le 52mila dello stesso periodo 2023, con un crollo ormai dell’83 per cento.
E la forbice rischia di allargarsi impietosamente ancora. Sono ormai passati novanta giorni dall’ultimo campionamento ma contando le chiusure difficilmente quei numeri saranno cambiati, tanto che c’è chi azzarda a ipotizzare che quest’anno Mirafiori sfornerà appena 20mila vetture in 12 mesi.
IL CONFRONTO COI DATI DEL 2023
Per rendersi conto della desertificazione industriale è sufficiente spolverare il dato del 2023: il totale era stato di circa 86mila auto prodotte. Tutto questo nonostante già lo scorso anno si era assistito al dimezzamento dei volumi di Maserati. Nel ’22 il numero complessivo infatti era stato del 9,3 per cento in più.
LA CRISI DELL’INDOTTO STELLANTIS
La voragine produttiva di Mirafiori si ripercuote a livello tellurico su tutto il tessuto industriale piemontese, un sottobosco di aziende – talvolta familiari, molto spesso con un unico cliente: la Fiat – sorte nel dopoguerra attorno alle imponenti radici del colosso automobilistico della famiglia Agnelli.
SOFFRE L’INTERO PIEMONTE
Ma se l’albero soffre, rischia di seccarsi prima tutto ciò che gli è germinato attorno. La Fiom ha evidenziato che nei primi sette mesi del 2024 le richieste di ore di cassa integrazione hanno subito un aumento del 100% a Novara, del 72% a Torino del 54% a Vercelli, del 30% ad Asti e del 140% a Biella. In controtendenza il Verbano-Cusio-Ossola con -8% e il Cuneese con -54%. Stabile solo il dato di Alessandria che risulta in linea con quello dell’anno passato.
LE PROMESSE (A LUNGO TERMINE) DI TAVARES
Solo Carlos Tavares, amministratore delegato dato ormai per uscente entro il ’26 (quando cioè scadrà il suo contratto) proprio a causa della crisi nella quale è piombata Stellantis, non vuole sentir parlare di crisi a Mirafiori.
Ancora a ottobre, in audizione alla X Commissione Attività produttive della Camera e alla IX Commissione Industria del Senato riunite nella Sala del Mappamondo di Montecitorio (il Parlamento aveva poi convocato anche John Elkann che si era però rifiutato di andare), aveva rassicurato sull’arrivo della nuova 500 ibrida: “Abbiamo lavorato per ridurre i tempi di sviluppo e portare il modello sulle linee alla fine del 2025 e non nel 2026”.
Niente di nuovo, invece, sul fronte Maserati nonostante da tempo i rappresentanti dei lavoratori chiedano di anticipare nuovi modelli per riossigenare la situazione del Tridente ed evitare così di fare la fine del vicino stabilimento di Grugliasco, serrato a fine 2023. Quindi bisognerà per forza aspettare la city car ibrida di Fiat che dovrebbe arrivare alla fine del prossimo anno. Resta da chiedersi se la fabbrica torinese esisterà ancora tra 12 mesi. Molte delle terze parti di Mirafiori quasi certamente no.