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Ecco come ridecolleranno Alitalia, EasyJet e Rayanair

Tutti i dettagli sul ripristino dei voli in Italia di Alitalia, EasyJet e Ryanair. Con le incognite sul futuro del settore

Mentre Alitalia tornerà di fatto nelle mani dello Stato italiano, EasyJet e Ryanair si preparano a far decollare i voli in Italia dopo la pausa per Covid (con mascherine obbligatorie per clienti e personale di bordo). Ma le norme del decreto rilancio, sostiene l’economista Andrea Giuricin, sembrano voler bloccare la concorrenza. Andiamo per gradi.

LA RIPARTENZA DI EASYJET

Partiamo da Easyjet (alle prese peraltro con un caso di hackeraggio non ancora chiaro). La compagnia aerea che ha messo a terra i suoi velivoli a marzo e che solo pochi giorni fa subito un attacco hacker che ha coinvolto 90 milioni di clienti, prova a ripartite. Dal 15 giugno dovrebbero riprendere i voli i Gran Bretagna, Francia e anche nei cieli italiani.

Tra i collegamenti che saranno riattivati ci sono quelli da Milano Malpensa per Palermo, Catania, Bari, Napoli, Lamezia Terme, Cagliari e Olbia. Da Brindisi con Easyjet si potrà volare per Ginevra.

IL DECOLLO DI RYANAIR

Bisognerà attendere il 21 giugno, invece, perché in Italia si possa tornare a salire su un aereo di Ryanair (che riavvia solo il 40% della flotta): per quella data sono confermati i collegamenti Londra Stansted-Bologna e Bergamo-Catania e dal 22 i voli Dublino-Bergamo, Londra Stansted-Milano Malpensa e Torino-Bari. Una ripresa massiccia dei voli, anche in funzione turistica, si dovrà attendere verso luglio.

UNA BUONA RIPARTENZA?

Oltre alle date di ripartenza, sembrano esserci anche le prenotazioni e gli aerei, stima l’ad di Ryanair, Michael O’Leary, saranno pieni al 50%-60%. La compagnia, sostiene O’Leary, registra “un grande aumento” delle prenotazioni dei voli dal Regno Unito verso l’Italia, oltre che verso Spagna e Portogallo, nel mese di luglio.

RYANAIR VS LUFTHANSA

La ripresa dei voli per Ryanair coinciderà anche con l’inizio di una battaglia con la giustizia europea, scrive Il Sole 24 Ore. La compagnia aerea è pronta a fare ricorso contro il piano di aiuti da 9 miliardi concesso dal Governo Merkel a Lufthansa (con lo Stato che diventa primo azionista del gruppo al 20%): Ryanair crede che tale intervento possa danneggiare la concorrenza.

ALITALIA TORNA NELLE MANI DELLO STATO

Il governo, in piena emergenza Covid, ha messo sul piatto 3 miliardi e 350 milioni per nazionalizzare di fatto l’ex compagnia di bandiera. Il denaro andrà ad aggiungersi a tutti quelli che lo Stato ha già versato da quando l’ex compagnia di bandiera era stata commissariata, ovvero 1,3 miliardi.

Si attende nelle prossime ore la creazione di una newco.

LA RIPRESA DEI VOLI DI ALITALIA

E se è vero che ancora un piano industriale non c’è, è anche vero che Alitalia prova a far decollare nuovamente la compagnia ripristinando alcuni collegamenti importanti già dai primi di giugno. Dal 2 giugno Alitalia ripristina la linea diretta Roma Fco- New York Jfk, i voli con la Spagna (Roma-Madrid e Roma-Barcellona) e i collegamenti diretti fra Milano e il Sud Italia.

MERCATO IN PERICOLO?

Sulla ripresa dei voli, però, pesa una grande ombra, secondo Andrea Giuricin: i commi dei diversi decreti stanziati in piena emergenza. Tra questi, l’economista esperto di trasporti Giuricin su Il Foglio, critica “il comma che permette solo ad Alitalia fare un contratto per i servizi essenziali (principalmente Sardegna e isole minori della Sicilia) direttamente con lo stato, in monopolio”. La norma “mostra bene la direzione che si vuole imprimere al mercato. Oltretutto, la definizione di servizio essenziale potrebbe espandersi in futuro su altre rotte, mettendo Alitalia in una posizione di monopolio sul mercato domestico. E ricordiamo questo significherà avere prezzi più elevati dei biglietti aerei”.

“Altra norma è quella che impone un contratto unico di lavoro (quello di fatto di Alitalia) a tutto il settore aereo, quando tutte le compagnie che operano in Italia hanno già contratti italiani”, ha criticato Giuricin ricordando anche da disposizione che “vieta di fatto gli accordi tra aeroporti e compagnie aeree volti a prevedere la corresponsione di incentivi a fronte del raggiungimento di determinati obiettivi di sviluppo di traffico e rotte”.

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