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Leonardo Subacqueo

Ecco come funzionerà il polo nazionale della subacquea con Leonardo, Fincantieri, Eni e Sparkle

Il ruolo delle grandi imprese italiane come Leonardo, Fincantieri, Eni e Telecom Italia Sparkle nel polo nazionale per la subacquea. Che cosa è emerso dal webinar "L'Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo" organizzato dall’Istituto affari internazionali (Iai)

 

“Quello subacqueo è un settore d’importanza strategica per l’Italia, che vede nel Mediterraneo allargato e la sua stabilità un’area prioritaria per la sua azione internazionale”-

È quanto ha sostenuto il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, intervenendo al webinar “L’Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo” organizzato dall’Istituto affari internazionali (Iai) per presentare in anteprima uno studio sul tema.

L’importanza geo-strategica e militare dell’ambiente subacqueo è cresciuta significativamente negli ultimi decenni. Cavi sottomarini che trasportano la grande maggioranza del traffico internet, gasdotti e oleodotti vitali per l’economia europea a causa dell’innovazione tecnologica sono oggi più vulnerabili ad operazioni subacquee come il sabotaggio di Nord Stream nel 2022, nota lo Iai.

L’ambiente subacqueo sta diventando un dominio operativo di rilievo per la Marina militare italiana, e una frontiera tecnologica per l’industria del settore e più in generale per il sistema Paese che sta dando vita ad un Polo nazionale per la dimensione subacquea. Prossimamente sarà inaugurato a La Spezia il polo della subacquea, un incubatore sotto l’egida della Marina militare italiana per riunire e far collaborare tutti i player nel mondo della subacquea: dalle piccole e medie imprese, alle micro imprese, oltre che dai grandi gruppi industriali (Leonardo e Fincantieri in primis ma anche Eni e Sparkle) oltre al mondo dell’università e della ricerca.

“L’Italia ha una forte tradizione in questo dominio e ha anche un settore industriale con grandi capacità, in alcuni casi capacità che lo collocano in posizione di leader mondiale” ha evidenziato Ferdinando Nelli Feroci, Presidente dello Iai.

Tutti i dettagli.

SETTORE SUBACQUEO STRATEGICO

“Il dominio subacqueo non è un orizzonte nuovo per la nostra civiltà, nemmeno per il nostro paese, anche se si differenzia dagli altri domini fisici per la sua opacità” ha ricordato Elio Calcagno, analista Iai che ha curato il paper insieme a Marrone.

“La guerra in Ucraina ha accentuato le responsabilità di difesa e dell’Italia per la stabilità del Mediterraneo, responsabilità che si estendono alla rete e alle infrastrutture strategiche”, ha riconosciuto l’ammiraglio Cavo Dragone, ricordando come quello subacqueo sia un ambiente ancora poco conosciuto e, per certi versi, ostile all’esercizio della sovranità dello Stato.

NECESSARIO ISTITUIRE AUTORITÀ NAZIONALE èER IL TRAFFICO SUBACQUEO

Proprio alla luce della complessità del settore è necessario “costruire un’autorità nazionale per il traffico subacqueo” secondo Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo.

La necessità della creazione dell’Autorità nazionale per il traffico subacqueo era già al centro del Rapporto globale sul mondo subacqueo realizzato da fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine e Marina Militare Italiana in collaborazione con Cnr e La Sapienza presentato lo scorso marzo presso l’Accademia Navale di Livorno.

“Oggi non siamo ancora in grado di assicurare un’adeguata tutela degli interessi nazionali coinvolti in questo settore. La costituzione di un’autorità nazionale per il traffico subacqueo consentirebbe alle aziende che operano nel settore di avere un unico punto di riferimento, oltre che strutture in grado di garantire la massima protezione delle infrastrutture critiche subacquee. Credo sia utile lavorare nella direzione di questa autorità”, ha detto Violante, sottolineando che la dispersione dei centri decisionali del settore renda “particolarmente urgente una riflessione e una proposta in questo campo sempre più complesso”.

LA PARTECIPAZIONE DEL SISTEMA PAESE

Inoltre “lo sviluppo tecnologico e gli investimenti nel settore ci devono spingere con determinazione verso la consapevolezza che la dimensione subacquea sia diventata un dominio a se stante. La rilevanza strategica delle infrastrutture subacquee impone alla difesa la protezione delle stesse, garantendo risorse destinate ad altre infrastrutture critiche” ha aggiunto il capo di Stato maggiore della Difesa.

“La posta in gioco richiede la partecipazione del Sistema Paese, realismo, collaborazione anche sul piano della ricerca, dello sviluppo e della cooperazione internazionale. Intendiamo perseguire un approccio multidisciplinare, valorizzando il dialogo con le eccellenze nazionali ed internazionali nel quadro di una visione coerente ed efficace” ha concluso l’ammiraglio Cavo Dragone.

NECESSARIA COOPERAZIONE TRA ATTORI CIVILI E MILITARI PER FINCANTIERI

Oltre a quella internazionale, è necessaria anche la cooperazione tra attori civili e militari per una protezione efficace delle infrastrutture critiche. Ne è convinto l’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero. “Fincantieri è la prova lampante dell’osmosi del civile e militare” ha illustrato Folgiero spiegando che “la prospettiva della società è quella di creare un volano positivo attraverso una collaborazione storica con la Marina militare per validare queste tecnologie ed esportarle per l’applicazione civile. La Marina è un abilitatore naturale delle nuove tecnologie, Fincantieri vede anche la possibilità di esportarle”.

POLO NAZIONALE DELLA SUBACQUEA COME UN SEATECH

“C’è un aumento della rilevanza dei sottomarini e dei droni subacquei a livello mondiale, c’è un aumento della domanda ma c’è anche una volontà delle potenze navali di aumentare l’offerta, quindi di investire, innovare e competere. Questo va tenuto presente nel sistema paese italiano” ha evidenziato Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dello Iai e curatore dello studio.

“Se è vero che l’innovazione va accelerato e la marina è partner industriale che ha capacità e leadership per guidare la validazione di nuove tecnologie è anche vero che in un luogo fisico si può concentrare il capitale dal mondo privato e i requisiti che provengono dal mondo privato” ha sostenuto l’ad di Fincantieri. “Penso a Saipem, Sparkle e Prysmian e tutte le grandi istanze da chi ha esperienze ed esigenze di natura diversa ma non per questo non ha capacità e capitali per indirizzarle”.

Ecco perché secondo il numero uno di Fincantieri il Polo della dimensione subacquea deve essere ” acceleratore e validatore delle tecnologia” ma anche centro di convergenza “di requisiti e capitali”. “Se pensiamo al mondo delle banche c’è l’esempio del fintech, oggi un luogo in cui si incontrano operatori finanziari ed esperti tecnologici, pensiamo a un seatech, martech nuove definizioni di luogo fisico dove si portino capitali e requisiti da aziende sia del settore difesa sia dei settori adiacenti” ha aggiunto Folgiero.

OBIETTIVO ATTRARRE CAPITALI

“A questo polo hanno aderito tutti gli stakeholder, gli italiani sono molto bravi a inventare e a scrivere leggi, ma siamo meno bravi a metterci d’accordo e lavorare insieme. Invece in questo caso tutti insieme per sviluppare una nuova frontiera” ha illustrato Giuseppe Cossiga, Presidente di Aiad, la Federazione aziende italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza.

A proposito del polo nazionale della dimensione subacqueo, è “la prima volta che c’è un luogo virtuale in cui tutti hanno deciso di collaborare e dobbiamo impegnarci affinché ci siano veramente tutti. Ci sono tutte le istituzioni, tutti i ministeri potenzialmente interessati e sappiamo quanto questo sia complicato” ha spiegato Cossiga aggiungendo che “poi ci sono le aziende, dalle grandi alle piccole e tutto il mondo complesso delle startup”.

Ma “uno degli obiettivi del polo è attrarre capitali” ha evidenziato Cossiga precisando che “il polo non camperà delle risorse che gli verranno assegnate” perché “non possiamo pensare che questo paese sia in grado, attraverso la Pubblica amministrazione, di finanziare il polo per la dimensione subacquea, dobbiamo essere tutti noi (piccole e grandi aziende insieme alle istituzioni) a lavorare tutti all’unisono” per far sì che il nostro paese diventi leader “anche nel settore della subacquea”.

RISORSE IMPORTANTI

“Quello subacqueo è un ambiente in buona parte inesplorato, nel quale sono in gioco interessi molto forti e sul quale occorre investire risorse importanti” ha ribadito il capo di Stato maggiore della Marina, Enrico Credendino.

“È difficile arrivare a una definizione di dominio a se stante, ma il destino è questo. Si deve parlare di una nuova dimensione fisica. Servono risorse importanti, se è vero che il 97% dei fondali sono ancora inesplorati e che il cibo del prossimo secolo proverrà per il 40% da lì. Poi c’è la questione energetica”, ha sottolineato Credendino, parlando di un “mondo che va esplorato e controllato” attraverso grandi investimenti, in modo da non restare indietro rispetto ad altri Paesi. “Si tratta di mettere a sistema tutti gli attori che si occupano di questo mondo: civili, militari, aziende, start up, università, centri di ricerca. Abbiamo un’opportunità molto importante che non possiamo perdere. Lavoriamo tutti insieme per avere un’azione unificata dello Stato”, ha aggiunto l’ammiraglio Credendino.

NON PERDERE TEMPO PER L’ATTUAZIONE DI UN POLO SUBACQUEO

Infine, “Occorre accelerare per sfruttare appieno il vantaggio competitivo dell’Italia nel settore subacqueo, che deve essere il nostro dominio” ha dichiarato il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, nell’intervento conclusivo al webinar “L’Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo”.

“Mi fa specie che si investano miliardi per andare su Marte quando poi c’è l’80% dei fondali marini ancora inesplorati. Questo deve essere un messaggio di consapevolezza sull’importanza di fare sistema e di guardare uniti al valore del polo subacqueo, che interseca il mondo dell’energia e delle terre rare”, ha detto il sottosegretario alla Difesa.

“Anche quando si parla di innovazione tecnologica bisogna stare attenti. È pacifico che vi siano ricadute anche di carattere etico, però è anche vero che una regolamentazione troppo rallenta l’innovazione. In questo senso la capacità di fare sistema Paese è fondamentale. Non dobbiamo perdere tempo nello scrivere decreti per l’attuazione di un polo subacqueo ma bisogna correre per sfruttare un vantaggio competitivo di quello che deve essere il nostro dominio”, ha concluso Perego.

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Perché serve un polo nazionale subacqueo. L’approfondimento di Francesco D’Arrigo per Start Magazine

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