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Leonardo Subacqueo

Perché serve un polo nazionale subacqueo

L'intervento di Francesco D'Arrigo, direttore dell'Istituto Italiano di Studi Strategici "Niccolò Machiavelli".

 

Lunedì 8 maggio, a bordo della portaerei Cavour in porto a Civitavecchia, si svolgerà il convegno “Le vie dell’acqua – Nuovi spazi economici per l’Italia nel mare”, organizzato nell’ambito del protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso dicembre tra Confindustria e la Marina Militare. Perno di questa collaborazione è l’Economia del Mare: un settore che per Confindustria e Marina Militare, anche alla luce della situazione geopolitica attuale, ricopre un ruolo strategico per l’autonomia e lo sviluppo competitivo del nostro Paese su scala globale. (Redazione Start Magazine)

L’APPROFONDIMENTO DI FRANCESCO D’ARRIGO

L’Italia, con oltre 8.000 chilometri di coste, è uno Stato allo stesso tempo continentale e marittimo, che ha un ruolo geostrategico di primo piano in un contesto internazionale sempre più instabile, dove la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, la sempre più assertiva politica cinese e la frammentazione dello scenario geopolitico del Mediterraneo allargato, sono solo alcune delle principali cause di minacce agli interessi ed alla sicurezza nazionali, che permettono alle potenze extraregionali di interferire nella politica interna italiana ed europea.

Con la recente istituzione del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, il Governo ha compiuto un primo importante passo per creare le condizioni affinché l’autorità dello Stato Italiano possa esercitarsi anche nel “dominio subacqueo” (l’ambiente subacqueo comprende l’ecosistema marino che si trova tra la superficie e il fondale degli oceani, dei mari, delle baie ed include le risorse naturali, minerali ed archeologiche che si trovano nel fondale e nel sottosuolo marino, e tutte le attività che vi si svolgono) del Mare Nostrum, ed al contempo valorizzare, implementare e promuovere le potenzialità e la competitività dell’Italia nell’”underwater”, settore in cui la Marina (militare e civile), le aziende e le tecnologie italiane rappresentano eccellenze a livello mondiale.

Se verrà dotato di adeguate risorse e tecnologie per svolgere attività cruciali di situational awareness, risk assessment e intelligence subacquea (l’intelligence subacquea prevede di effettuare indirizzi di ricerca, pianificazione e direzione, raccolta, trattamento ed elaborazione, analisi e produzione, e disseminazione di grandi quantità di dati provenienti da tutti gli aspetti del dominio subacqueo, e non solo) potrebbe fornire in tempo reale informazioni aggiornate e precise ai leader ed ai principali responsabili delle decisioni.

Il Polo potrebbe consolidare la capacità dell’Italia di monitorare i confini, l’ambiente, le infrastrutture, i flussi energetici, le comunicazioni, al fine di garantire sviluppo economico, Ricerca scientifica, protezione ambientale, sostegno della navigazione, sicurezza e difesa di tutte le attività marittime, trasformandosi in una vera e propria Agenzia del Mare.

Soprattutto nell’ultimo decennio, le innovazioni tecnologiche hanno aperto nuove frontiere, hanno sviluppato grandi opportunità ed assicurato un uso più sicuro e sostenibile dei fondali marini, di contro, sono aumentate minacce e tensioni fra Stati per lo sfruttamento dell’ecosistema subacqueo, che ha assunto un ruolo economico e strategico sempre più importante sia in campo civile che militare.

La dimensione del mercato globale della sicurezza subacquea (sistemi e servizi), che ha come obiettivo principale quello di utilizzare, preservare, proteggere e difendere le ricchezze e la valenza strategica dei fondali marini, delle risorse naturali, minerarie, energetiche e delle infrastrutture per il loro utilizzo, è stata valutata in 9,6 miliardi di dollari nel 2021.

Prima della guerra di aggressione della Federazione russa contro l’Ucraina, si stimava che tale spesa sarebbe aumentata con un rateo CAGR (tasso annuo di crescita composto) del 5,8% dal 2022 al 2031, raggiungendo i 16,6 miliardi di dollari entro il 2031.

È chiaro che tali previsioni dovranno essere riviste al rialzo, a causa dello scenario geopolitico di “Nuova Guerra Fredda” e per le sempre più preoccupanti tensioni tra Cina e Occidente, oltre che per le costanti minacce di natura terroristica. Rischi che impongono di sviluppare una capacità di coordinamento e supervisione di tutte le attività subacquee, da coniugare con un’effettiva capacità di protezione e difesa delle infrastrutture strategiche subacquee. Ciò, non solo nel caso di eventi naturali o incidenti, ma anche laddove dovessero intervenire azioni volontarie.

Viviamo in un’epoca di minacce ibride. Secondo il Centro di eccellenza europeo per il contrasto delle minacce ibride: “sono dei metodi e delle attività mirate alle vulnerabilità dell’avversario, dove la gamma di metodi e attività è ampia”. Sia attori statali che non statali contrastano ed attaccano i governi e le istituzioni che ritengono avversarie o un ostacolo ai loro interessi ed ai loro obiettivi.

Metodi e attività che includono: operazioni associate a sofisticati metodi di influenza strategica sulle opinioni pubbliche, su politici ed istituzioni come diplomazia, corruzione, disinformazione, propaganda, operazioni psicologiche e interventi per influenzare decisioni e le operazioni elettorali, intelligence, spionaggio, azioni clandestine, sabotaggi di infrastrutture critiche e logistiche, attacchi e ricatti cibernetici, economici e commerciali, traffici criminali, terrorismo.

Per le sue peculiarità, ricchezze e valenza strategica, l’ambiente subacqueo ha efficacemente incorporato lo sviluppo tecnologico nelle funzioni di infrastrutture di comunicazione, di sfruttamento e trasporto di risorse minerarie ed idrocarburi, trasformandosi nel dominio che intrinsecamente racchiude il più alto potenziale rischio di minacce ibride.

Rischi, emergenze e destabilizzazioni che possono essere provocate da eventi naturali, da incidenti come il blocco del Canale di Suez – causato dall’incagliamento della nave container cinese Ever Given – ma soprattutto da azioni di “guerra non lineare” – come il sabotaggio dei due gasdotti Nord Stream che attraversano il Mar Baltico subacqueo, che trasportavano gas dalla Russia alla Germania, la cui attribuzione è praticamente impossibile da determinare in tempi di guerra (attacchi “false flag”).

Eventi che ci hanno fatto realizzare che rischi, minacce e conseguenze di fenomeni catastrofici sono oramai interdipendenti e globali, pertanto, la distinzione tra sicurezza interna e sicurezza esterna non è più idonea a preservare e tutelare la pluralità di interessi nazionali correlati alle nostre aree ed attività marittime. Inoltre, l’interconnessione tra il mare e gli altri domini tende a rimuovere anche i confini tra politica interna, estera, di sicurezza, di Difesa, rendendo il processo decisionale sempre più complesso e dipendente dalle informazioni, facendo emergere la necessità di trovare soluzioni che richiedono un approccio integrato in un contesto interministeriale e soprattutto internazionale, una pianificazione a lungo termine e l’elaborazione di una strategia di sicurezza nazionale omnicomprensiva che includa anche il dominio subacqueo.

(Breve estratto di un ampio approfondimento che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista Start Magazine)

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