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Nacs

È Nacs mania. Tutti i marchi che salgono a bordo di Tesla per farsi ricaricare

In America sta velocemente cambiando la situazione delle colonnine di ricarica per auto elettriche con la tecnologia proprietaria di Tesla Nacs che sta soppiantando lo standard Css. E le Case automobilistiche corrono ad adottarla

Soltanto qualche settimana fa vi avevamo anticipato la sterzata decisa da Elon Musk nel business model di Tesla, allargandolo anche alla fornitura di tecnologia per altre Case che iniziano ad affacciarsi solo ora nel settore della mobilità elettrica. Nel frattempo, la situazione si è evoluta parecchio.

LE PARTNERSHIP CON LE CASE? SOLO L’INIZIO

In una prima fase, l’azienda guidata da Musk ha sottoscritto accordi di collaborazione con Ford, General Motors e Rivian (Volvo è arrivata dopo) per consentire l’utilizzo del North American Charging Standard e l’accesso alla sua rete di Supercharger.

IL TEXAS ADDOTTA LA DOPPIA TECNOLOGIA

Inoltre, Il Texas, dove Tesla ha peraltro sede a seguito del trasloco dalla California, ha chiesto agli operatori di colonnine di provvedere con l’adozione del North American Charging Standard sviluppato dalla Casa automobilistica elettrica per antonomasia.

Si tratta di una mossa importante, non solo perché chiama in causa un ente pubblico, ma anche a livello politico dato che tra Elon Musk e Joe Biden i rapporti non sono mai stati buoni e l’attuale inquilino della Casa Bianca sembra prediligere il concorrente Combined Charging System (Ccs).

IL PIANO DI BIDEN (PER FAVORIRE LO STANDARD RIVALE) TRABALLA

Difatti, secondo la volontà di Washington, per accedere ai finanziamenti federali (che per la realizzazione di una rete di stazioni ad alta potenza lungo le autostrade più trafficate mette a disposizione dei 50 Stati, dei privati e dei costruttori un fondo da 7,5 miliardi di dollari) ogni presa dovrà avere lo standard Ccs.

Si tratta di una scelta dettata in realtà dal buonsenso, dato che finora era stata Tesla a fare la separatista. Ma adesso la Casa di Elon Musk vuole fare retromarcia, perché ha capito che mantenere 12mila punti di ricarica ha un costo e poterci rifornire esclusivamente vetture del proprio marchio è un collo di bottiglia non indifferente.

Ma, appunto, se gli Stati andranno da tutt’altra parte, i piani di Biden (che continua a finanziare l’automotive americana come se non ci fosse un domani) potrebbero essere stravolti. Ci si aspetta che un numero crescente di amministrazioni locali segua il Dipartimento dei trasporti del Texas  che, per non perdere i finanziamenti, ha deciso che ogni porta di ricarica rapida a corrente continua dovrà avere un connettore Ccs cui però si aggiungerà pure un connettore Nacs.

IL NACS DIVENTA TECNOLOGIA STANDARD

Completa l’opera la recente partnership tra Tesla e Sae, l’ente di normazione di riferimento per l’industria aerospaziale e automobilistica al fine di “standardizzare” il sistema dei connettori per la ricarica sviluppato dalla Casa texana: l’obiettivo è garantire a qualsiasi realtà la possibilità di “utilizzare, produrre o istallare” il Nacs sui veicoli elettrici e nelle stazioni di tutto il Nord America. Insomma, da tecnologia proprietaria a tecnologia standard.

“La regolamentazione permetterà a produttori di auto e colonnine di sfruttare liberamente il Nacs su vetture e stazioni di ricarica in tutto il Nord America. Il processo di standardizzazione è un passo naturale per avere un largo consenso nel mercato, così che il Nacs possa funzionare in maniera ottimale fra diversi operatori” hanno detto alla Sae.

E LE CASE SNOBBANO IL CCS

In vista di questa tappa fondamentale, aumenta così il novero di marchi che snobba il concorrente Combined Charging System a favore della tecnologia messa a punto nei laboratori Tesla: dopo Ford, General Motors, Polestar, Rivian e Volvo, l’ultima ad aderire è la tedesca Mercedes.

La Casa di Stoccarda relativamente al suo piano di elettrificazione del mercato Usa ha annunciato anche la creazione di una propria rete ad alta velocità di ricarica con 400 stazioni in Nord America entro il 2030 così da dare alla propria clientela statunitense più di 2 mila prese. Le prime saranno aperte entro la fine dell’anno e saranno dotate di porte sia Nacs, sia Ccs.

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