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Gas Americano

Come Usa e Cina si contendono il porto di Sines

L’analisi di Giuseppe Gagliano sul porto portoghese di Sines, divenuto oggetto di competizione geopolitica tra Usa e Cina Più volte abbiamo posto la nostra attenzione sul ruolo centrale che le infrastrutture portuali rivestono nel commercio globale. Un esempio illuminante in questo senso è determinato dall’infrastruttura portuale portoghese di Sines, posizionata strategicamente nell’Oceano Atlantico e collegata…

Più volte abbiamo posto la nostra attenzione sul ruolo centrale che le infrastrutture portuali rivestono nel commercio globale.

Un esempio illuminante in questo senso è determinato dall’infrastruttura portuale portoghese di Sines, posizionata strategicamente nell’Oceano Atlantico e collegata attraverso al Corridoio Transeuropeo 7 Atlantico, che mette in comunicazione il Portogallo a Spagna, Francia e Germania. Al di là delle scelte poste in essere dal Portogallo — illustrate nel Piano Strategico 2020-2030 — i due aspetti che devono essere sottolineati sono: da un lato il fatto che il porto ha superato 30 milioni di tonnellate di merci movimentate nei primi mesi del 2020 e dall’altro lato il fatto che Sines è strategicamente posizionato in prossimità del Canale di Panama e della costa orientale statunitense.

Proprio per questo Sines è divenuto oggetto di competizione geopolitica tra Usa e Cina. Da un lato infatti le multinazionali americane intendono espandere l’esportazione di gas naturale liquido attraverso il porto allo scopo di implementare le loro esportazioni nel continente europeo, esportazione questa che ridurrebbe la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. A tale proposito è necessario ricordare che l’Unione europea attualmente fa affidamento su un numero limitato di fornitori esterni per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Tra questi, la Russia domina nella quota di mercato delle esportazioni di petrolio greggio (30%), dei combustibili solidi, principalmente carbone (39%) e gas naturale (40%).

Per ridurre al minimo la dipendenza dalle importazioni di gas estero, l’Ue dovrebbe aumentare — secondo gli Usa — le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) in Europa, espandere la capacità di stoccaggio del gas e sviluppare ulteriormente i meccanismi di distribuzione dell’energia negli Stati membri attraverso l’interconnessione alla rete e gli investimenti nei gasdotti.

Ebbene, il Portogallo, con accesso diretto all’Atlantico, si trova in una posizione eccellente per diventare un importante punto di ingresso del Gnl dell’Europa continentale. Non a caso all’inizio del 2020, dopo che società statali cinesi come China COSCO Shipping e Shanghai International Port Group avevano espresso interesse ad espandere il proprio ruolo nella gestione e crescita dei porti, Dan Brouillette, segretario all’energia degli Stati Uniti, ha visitato Sines. Questo viaggio è servito a rafforzare la posizione di Washington nei confronti del governo portoghese sull’importanza di questo punto di ingresso per il Gnl in Europa. Mentre era in loco, il segretario Brouillette ha dichiarato che la presenza di compagnie statunitensi è dettata dal fatto che sussiste “un fortissimo interesse americano per il porto”.

D’altra parte l’interesse commerciale della Cina nei porti europei non è esclusivo del Portogallo. Ad esempio, COSCO Shipping Ports Limited, parte della China COSCO Shipping Company, ha dimostrato un crescente interesse per i terminal in tutta Europa, acquisendo partecipazioni o investendo in altro modo in asset portuali a Bruges, Anversa, Bilbao, Valencia e Liguria.

Ritornando al ruolo degli Usa, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Portogallo, George Glass, ha affermato che l’investimento proposto dagli Usa convertirà Sines in “Singapore dell’Ovest”. La Cina, invece, punta a costruire un mega porto di container con un investimento da 640 milioni di euro che può svolgere un ruolo chiave nell’Iniziativa Belt and Road, di cui il Portogallo fa parte dal 2018. Non dimentichiamoci infatti che presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa ha fatto una visita di stato a Pechino alla fine di aprile, che ha coinciso anche con il 2° Belt & Road Forum.

Gli investitori cinesi sono diventati i maggiori azionisti delle principali utility elettriche e di rete nazionali del Portogallo e nel 2018 il commercio bilaterale aveva superato i 10 miliardi di euro, con un aumento di oltre il 7% rispetto all’anno precedente. Proprio per questa ragione l’ambasciatore Glass ha sottolineato che se il Portogallo continuerà a collaborare con la Cina per esempio nel contesto del 5G con Huawei, potrebbero essere imposte sanzioni alle aziende portoghesi con investimenti cinesi. Di fronte a queste minacce il ministro degli Esteri portoghese ha rivendicato la sovranità delle scelte politiche ed economiche del suo paese.

 

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