skip to Main Content

Cingolani Gas

Ecco le auto che il ministro Cingolani consiglia di acquistare

Che cosa ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sulle auto da acquistare...

 

“La transizione ecologica deve essere giusta, noi non dobbiamo lasciare nessuno indietro”, aveva dichiarato il mese scorso il ministro Roberto Cingolani a RaiNews24. “Dobbiamo curarci”, disse, “di chi comunque non potrebbe passare all’auto elettrica, e lo dobbiamo aiutare a passare ad un mezzo molto più ecologico del vecchio Euro 0 o Euro I. Già un passaggio a una macchina nuova Euro VI, che inquina meno, in questo momento dà un fortissimo impulso alla decarbonizzazione”.

COSA HA DETTO CINGOLANI ALL’EVENTO DI TERNA

Cingolani è ritornato su questo punto stamattina, nel suo intervento alla presentazione del nuovo piano di sviluppo di Terna, l’operatore che gestisce la rete nazionale di trasmissione dell’energia elettrica. “Bisogna aiutare le famiglie a cambiare l’auto con mezzi nuovi a costo analogo, come le Euro VI o le ibride”, ha detto il ministro, come riportato dall’agenzia di stampa Radiocor del Sole 24 Ore.

Allo stato attuale, le automobili elettriche ‘pure’ hanno ancora un costo molto elevato rispetto a quelle convenzionali, dotate di motore a combustione interna. “Molti italiani hanno auto vecchie e inquinanti e non le cambiano perché non si possono permettere di spendere 50-60mila euro” per un veicolo elettrico.

INCORAGGIARE LA TRANSIZIONE ALLE EURO 6

Per favorire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni – al 2030 dovranno essere tagliate già del 55 per cento, rispetto ai livelli del 1990 -, Cingolani pensa insomma che si dovrebbe puntare non soltanto sull’elettrificazione della mobilità, ma anche sul ricambio del parco auto verso vetture che generino quantità inferiori di emissioni inquinanti: l’Euro VI è attualmente lo standard più avanzato sul territorio dell’Unione europea.

RaiNews 24 il ministro aveva spiegato che “in Italia abbiamo un parco di auto private di circa trenta milioni di macchine. Una dozzina di milioni sono auto altamente inquinanti, Euro 0 e Euro I. Non tutti hanno la possibilità di cambiare l’auto ogni quattro anni. Molti la tengono per molto tempo; l’auto diventa vecchia e inquinante”.

“E’ chiaro”, proseguiva, “che bisogna fare la transizione elettrica, e vorremmo andare tutti domani con mezzi elettrici. Però vorrei ricordare che in questo momento un mezzo elettrico familiare di segmento B costa quasi il doppio di un mezzo a combustione interna. Se oggi ho un diesel Euro I e mi compro un diesel Euro VI, ho un grande miglioramento”.

LE INFRASTRUTTURE PER LE AUTO ELETTRICHE

“Ovviamente”, aggiungeva il ministro, “ci sarà una fascia della popolazione che potrà permettersi il passaggio all’auto elettrica, e lì dobbiamo attrezzare l’infrastruttura”, ovvero i punti di ricarica.

Stando all’ultima rilevazione dell’associazione MOTUS-E, al 30 giugno 2021 sul territorio italiano risultano installati 23.275 punti di ricarica in 11.834 stazioni (o colonnine) e 9.453 location accessibili al pubblico.

AUTONOMIA SULLE BATTERIE

Per “mettere in pratica la transizione” verso la mobilità elettrica, Cingolani ha ricordato oggi – durante la presentazione del piano di Terna – l’importanza delle batterie, ovvero i componenti più critici per i veicoli elettrici la cui produzione oggi si concentra nettamente in Cina.

Per il ministro l’Italia e l’Europa devono potenziare le “capacità di autonomia tecnologica”, per essere il meno possibile dipendenti dall’estero sulle tecnologie strategiche per la transizione energetica: come le batterie, appunto, ma anche gli elettrolizzatori per l’idrogeno verde, per esempio.

LA GIGAFACTORY DI STELLANTIS

Cingolani ha dichiarato che “sono mesi che parliamo sia con l’Europa sia con Stellantis”, il produttore di veicoli nato dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e PSA, per la realizzazione di una fabbrica di batterie in Italia.

Non è tuttavia ancora chiaro se l’azienda sceglierà effettivamente il nostro paese e quale località specifica: il sindacato FIOM vorrebbe che la cosiddetta gigafactory sorgesse nello storico complesso industriale di Mirafiori, a Torino.

A detta del ministro, quelle sulle fabbriche di batterie “sono grandi partnership pubblico-privato che non possono essere fatte a livello nazionale, ma devono essere realizzate filiere europee, come ha fatto la Germania, come ha fatto la Francia, e dobbiamo allinearci a questo modello”.

LE TECNOLOGIE PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA

“Questa transizione è complicatissima, deve conciliare la corsa per il verde con la tutela dei lavoratori e del modello sociale che abbiamo”, dichiarò Cingolani a RaiNews24 il mese scorso. Oggi ha ricordato che, considerate le tecnologie disponibili, “non abbiamo altra strada” se non insistere sull’elettrificazione. L’energia elettrica dovrà però essere ottenuta non bruciando combustibili fossili, ma fonti rinnovabili come l’eolico e il solare.

L’Italia si trova di fatto a correre una corsa contro il tempo. “Nei prossimi anni”, da oggi al 2030, “ogni anno dobbiamo installare 8 gigawatt di impianti” rinnovabili, vale a dire “dieci volte di più di quanto facciamo ora”.

Altre tecnologie “stanno emergendo ma non sono pronte. Al momento, ad esempio, gli accumulatori [per l’energia elettrica, ndr] hanno costi alti”. Lo stesso si può dire per gli elettrolizzatori per produrre l’idrogeno verde, utilizzabile come combustibile pulito per i trasporti pesanti e le industrie energivore.

La transizione energetica “dovrà durare trent’anni” – fino cioè al 2050, data ultima per l’azzeramento netto delle emissioni – “perché richiede sforzi colossali. Acceleriamo i processi di sviluppo di tecnologie di accumulo”, ha concluso, “ma teniamo conto che la tecnologia ha il suo ritmo”.

Back To Top