È stato l’unico nel comitato dell’Autorità portuale a opporsi alla proroga di 30 anni della concessione demaniale ad Aldo Spinelli per l’area delle Rinfuse, atto per il quale l’imprenditore avrebbe oliato gli ingranaggi versando tangenti (secondo le ipotesi dei pubblici ministeri) al presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti. E oggi può giustamente dichiarare, al Secolo XIX , che il sistema illecito ipotizzato dalla Procura ha minato la “credibilità che avevamo”.
Il porto di Genova, che i genovesi amano “non è fatto di cene a Montecarlo ma di gente che lavora”, ha tenuto a ribadire anche al TGR di Rai3. Ma è soprattutto il “no” di Cristoforo Canavese – meglio noto come Rino – a Spinelli, benché tre anni fa in quella sede non fosse servito a bloccare la pratica, a dimostrare che il sistema imperante non fosse totalizzante e che tra le banchine e i moli c’è molta gente che lavora seriamente.
Rino Canavese (qui il curriculum aggiornato al 2016) si definisce un “vecchio portuale”. E i suoi modi sono quelli rudi e schietti di un ligure vero. Carattere che ben emerge nelle intercettazioni, quando definisce la richiesta avanzata dall’imprenditore genovese e in studio all’Autorità portuale “una presa per il culo”. E ribadisce in più punti di non poterlo fare per “dignità personale”, parlando i “meccanismo perverso”.
L’ex presidente dell’Autorità Portuale di Savona, Rino Canavese, oggi membro e referente per Savona del comitato portuale ben conosce i veleni, i meccanismi clientelari e le prove di forza che caratterizzano la gestione dei ogni porto (nel 2011 i consiglieri comunali grillini annunciarono un’interpellanza in Comune a Savona sulla rapida ascesa del fratello Paolo, da impiegato-quadro promosso in pochi mesi prima a coordinatore poi a dirigente dell’Autorità Portuale) e anche per questo è stato sentito come persona informata dei fatti dal pubblico ministero Luca Monteverde insieme al generale della Guardia di Finanza Andrea Fiducia, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari il presidente Toti.
Ma a sentirlo parlare davanti alle telecamere più che un teste pare la vittima o la parte civile, tanto ha a cuore il porto. “Sono arrabbiato” ripete al capannello di cronisti che staziona da giorni di fronte al palazzo di Giustizia, lungo una delle strette vie traverse che si diramano dalla centralissima via XX Settembre. Il rischio, ha concluso, è che “grandi operatori di container come Msc o Hapag Lloyd (che controlla il 49% del gruppo Spinelli, ndr) si allontanino dallo scalo” data l’ampia eco mediatica dell’inchiesta.
IL SOLO VOTO CONTRARIO AL SISTEMA SPINELLI
Secondo la ricostruzione degli inquirenti che cercano in Canavese riscontri e ulteriori dettagli, la proroga trentennale del Terminal Rinfuse all’imprenditore Aldo Spinelli in un primo momento era stata osteggiata anche da Andrea La Mattina, che nel board rappresenta la Regione Liguria, Giorgio Carozzi, che rappresenta il Comune di Genova, oltre, appunto, dallo stesso Canavese. Dopo una serie di pressioni, secondo gli inquirenti, La Mattina e Carozzi avrebbero però cambiato idea e Canavese si è ritrovato così l’unico a votare contro.
Il 2 dicembre 2021 viene infatti convocato il comitato di gestione e la proroga trentennale per il Terminal Rinfuse di Spinelli alla fine passa con tre voti favorevoli (Signorini, Carozzi e La Mattina) e un solo voto contrario, quello di Canavese.
“I TRE DELL’AVE MARIA”
L’allora numero uno del porto Paolo Emilio Signorini (oggi ad di Iren arrivato però a fine corsa: sospeso da tutti gli incarichi ed emolumenti dopo l’incarcerazione, sarebbe prossimo al licenziamento da parte della società controllata dai Comuni di Genova, Torino e Reggio Emilia) al telefono con il sindaco di Genova Marco Bucci, non indagato, definiva i membri che si opponevano al sistema in modo sprezzante “i tre dell’Ave Maria“.
LE ORE PIU’ DIFFICILI
Quelle ore sono ben ricostruite dalle testate locali: “Inizialmente – si legge per esempio su Genova24 – i tre sembrano tutti contrari all’operazione. La seduta del comitato di gestione sull’approvazione della concessione trentennale per il Terminal Rinfuse, in un primo tempo fissata il 29 settembre 2021, viene rinviata. I tre membri del comitato lamentano ingerenze e pressioni ricevute “dall’alto” da parte di figure istituzionali con il chiaro intento di condizionare, a favore del “Gruppo Spinelli”, le loro decisioni circa la proroga.”
“Intercettati, La Mattina, Carozzi e Canavese alludono anche a possibili condotte corruttive da parte di cariche apicali di Regione Liguria e dell’Autorità di Sistema Portuale. I tre saggi – scrive sempre il quotidiano online locale – in un primo tempo concordano sul fatto che la concessione trentennale in favore di Spinelli sia eccessiva, tanto che, parlando tra loro, gli stessi Carozzi e La Mattina minaccino di dimettersi di fronte “all’obbligo” di approvare il rinnovo della concessione.”
Poi però qualcosa muta: “Il 13 ottobre La Mattina incontra il governatore ligure, che nei giorni seguenti descrive così a Signorini il membro del comitato: “Un ragazzetto che sperava di entrare in Autorità Portuale e avere un minimo di visibilità […] cioè… si compra con una carta unta”. Lo stesso Toti invita Signorini ad incontrare La Mattina ed eventualmente a garantirgli qualche favore (“tre piaceri pidocchiosi”) per farlo sentire considerato e fargli cambiare idea. Se da una parte La Mattina inizia così a cedere e cambiare posizione (“mi è stato spiegato finalmente un po’ meglio il contesto”), dall’altro lato il savonese Rino Canavese, parlando con lo stesso La Mattina, esprime tutte le sue preoccupazioni: “Io sono molto, come dire… preoccupato per quella delibera… nel senso che non ci sta, è fasulla… anch’io ho avuto pressioni, però, diciamo, non mi sento di votarla”.
E poi c’è il terzo no: “È lo stesso Carozzi a spiegare a La Mattina che l’interesse di Spinelli al rinnovo trentennale sarebbe una strategia speculativa: “E cioè voglio dire, ma è talmente chiara questa porcata che belin, solo Piacenza (Paolo, all’epoca segretario generale dell’Autorità portuale, ndr) ci poteva cadere come un…. E e Toti, perchè poi non so per quali motivi e non mi interessa saperlo…”. Carozzi è ancora più esplicito quando dice a La Mattina che “questa cosa qui non è nell’interesse di Genova è solo nel suo interesse, piuttosto mi dimetto non sto lì a difendere degli interessi privati scusami…”. Per questo, conclude la cronaca di Genova 24, La Mattina e Carozzi propongono una durata più breve della proroga della concessione, di 15 anni.
TUTTI GLI INSULTI DI SPINELLI A RINO CANAVESE
Spinelli vede rosso quando sente parlare di Rino Canavese. Le intercettazioni pubblicate sulla testata di settore Shipping Italy ben descrivono il clima. Come quando, parlando con Carozzi, esclama: “il signor Canavese può andare a fanculo…”. E a Carozzi chiede di far rimuovere Canavese dal comitato di gestione per incompatibilità a causa di un conflitto di interessi: “Lavori per Gavio, lavori per Savona e rompi i coglioni allo sviluppo di Genova? A uno che ha investito, privatamente… tutti i soldi che sono stati investiti nel porto di Genova e… e di Vado… non c’è stata una lira pubblica, nelle rinfuse! Tutti soldi miei!”.
In un’altra occasione, parlando con Gianluigi Aponte, gli spiega che ad opporsi è “quello di Savona che vuol portare le Rinfuse a Savona“ e sibila: “Quel deficiente li, che tutti i centinaia di milioni che ha sperperato a Savona, che se viene fuori, quello…” e ancora “io ti sto dicendo che deve stare zitto, quel signore lì! Ha sperperato i soldi delle tasse mie, che io ho pagato in vent’anni, 200 milioni di tasse! Lui li ha buttati nel cesso, i soldi dello Stato, lì a Vado Ligure, perché c’è già il pontile che cade, hai capito?“.
COSA SCRIVE GENOVA24 SU RINO CANAVESE
Spulciando gli stralci delle intercettazioni, sempre la testata locale fa notare come “l’ostracismo di Canavese nei confronti di Spinelli viene meno quando sul tavolo si parla di un’altra operazione, ovvero quella relativa all’assegnazione del Carbonile Levante, nel genovese. Si trattava, in particolare, di sostenere – con il voto favorevole – l’affidamento a Spinelli di un’area (ex-Enel)”. In un primo tempo – ricostruisce Genova24 – Canavese pensa di astenersi, ma Spinelli prova a convincerlo: contatta Alessandro Berta, direttore dell’Unione Industriali della Provincia di Savona, e gli chiede di “mediare” un incontro tra l’imprenditore e Canavese. Incontro che effettivamente avviene tra Celle e Varazze (presso il cantiere di Punta dell’Olmo, altro interesse di Spinelli al centro dell’inchiesta) il 5 ottobre 2022 e a seguito del quale il savonese del comitato portuale cambia posizione.”
“Una posizione che secondo gli inquirenti, dicono da Genova24, sarebbe “motivata dai menzionati potenziali investimenti che l’impresa genovese o il nuovo socio HAPAG-LLOYD avrebbero potuto operare sullo scalo di Vado Ligure”. Insomma un trasferimento delle rinfuse nel savonese.”
Così ricostruisce i fatti un altro articolo di Shipping Italy: “A Ghiliotto Canavese riferisce in realtà di aver preso tempo sull’idea savonese di Spinelli (“E io gli ho detto… che gli devo dire? Se c’è… se c’è… non è che ho la bacchetta magica per spostare le rinfuse a Savona, no?”). Ma la sua posizione sul carbonile, pur sembrando quindi prescindere, insospettisce Carozzi, che a La Mattina, sempre a fine ottobre 2022, afferma “Spino (Spinelli) si è comprato Canavese (…), “gli avrà promesso qualcosa su Savona, rinfuse, traffici”, concetti pochi giorni dopo ribaditi a un giornalista del Secolo XIX: “Se l’è già comprato, anche lui! Fino a ieri gli votava contro, adesso gli prende le parti!”.
Il quotidiano online del trasporto marittimo chiosa: “A votare a favore del carbonile a Spinelli, però, saranno tutti nel dicembre del 2022, dopo che una lunga e articolata negoziazione (solo in minima e notarile parte gestita all’interno dell’Adsp) porterà allo scambio di 10mila mq di Trge per la Grandi Navi Veloci di Msc col via libera sull’area ex Enel a Spinelli, preludio del più ampio accordo di spartizione dell’intero Trge benedetto da lì a poco da Signorini”.