Per ora l’Ucraina non riceverà caccia dai paesi europei.
Intervenuto giorni fa al Consiglio europeo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostenuto che diversi paesi occidentali sono pronti a fornire a Kiev jet per contribuire alla resistenza di Kiev all’invasione della Russia.
Eppure non vi è stata alcuna conferma immediata di tale offerta. La Polonia, uno dei sostenitori più decisi dell’Ucraina, ha affermato che non avrebbe preso una tale decisione da sola; piuttosto, ha richiesto che la Nato agisca come un gruppo, segnala Reuters. E sull’invio di caccia in Ucraina ci pensa anche il presidente francese a mettere le mani avanti, di sicuro non è questione da affrontare al momento. Macron ha dichiarato infatti che “non è possibile consegnare aerei da combattimento all’Ucraina nelle prossime settimane” a causa di problemi di addestramento, riporta Politico.
“Al momento non c’è un impegno in questo senso. Ciò non significa che un domani questa operazione la si possa fare. Al momento non ci sono impegni formali da parte di nessuno” ha commentato con Startmag Pietro Batacchi, direttore di Rid.
Tutti i dettagli.
CACCIA LASCIATI SULLO SFONDO NEL VERTICE UE
Come ha riportato La Stampa “sui jet, riassume una fonte Ue informata sulle discussioni, «i leader hanno tenuto un’ambiguità costruttiva». Il presidente ucraino li ha ascoltati ed è parso moderatamente soddisfatto: «Ci sono segnali positivi per quanto riguarda le armi. Mi sembra che ci siamo capiti e voglio davvero che questi segnali si trasformino in voci concrete». La questione è stata poi affrontata in quattro mini-riunioni con altrettanti gruppi di 6-7 Paesi”.
Secondo Marco Bresolin, corrispondente da Bruxelles del quotidiano Gedi, “la vera strategia era stata definita mercoledì sera a Parigi con Emmanuel Macron e Olaf Scholz. «C’è stata una riunione molto importante e positiva – ha spiegato Zelensky – in cui abbiamo preso decisioni concrete che non posso annunciare pubblicamente». Secondo fonti diplomatiche europee, si è deciso che al momento bisogna accelerare e incrementare il più possibile la consegna dei carri armati e al tempo stesso fare passi avanti sui missili a lungo raggio, lasciando sullo sfondo l’ipotesi dei jet. Per la quale, però, non ci sarebbero ancora impegni concreti”.
I CACCIA RICHIESTI DA ZELENSKY
“Gli ucraini hanno fatto sapere di preferire caccia F-16. Sono jet americani che l’Ucraina spera di ricevere da paesi europei che li hanno recentemente radiati perché stanno ricevendo i nuovi F-35. In realtà né la Francia, né la Germania né il Regno Unito hanno F-16. Quindi l’aeronautica ha detto di voler gli F-16 ma si rivolgono a paesi che non ne hanno mai avuti”, ricordava ieri su Startmag Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa.
“La Francia potrebbe inviare Mirage 2000 che sta sostituendo con i Rafale. La Gran Bretagna potrebbe fornire gli Eurofighter Typhoon della prima serie (quelli prodotti all’inizio degli anni 2000) oppure potrebbe fornire dei vecchi Tornado. La stessa cosa potrebbe fare la Germania che ha Typhoon della prima serie”, ha aggiunto Gaiani.
E all’Italia cosa potrebbe chiedere Zelensky in fatto di aerei da combattimento?
“Noi abbiamo l’F-35 che ovviamente non è in discussione, gli Eurofighter (ma fatico a vedere un pilota ucraino su un Eurofighter). Magari agli ucraini potrebbero far comodo gli Amx che sono velivoli più semplici, più alla loro portata” ha sottolineato il direttore di Rid Batacchi. “Del resto, non abbiamo nulla da dare agli ucraini da questo punto di vista. Ma questo vale anche per gli altri paesi”, ha aggiunto.
CAUTI I LEADER POLITICI EUROPEI
In particolare, il primo ministro svedese Ulf Kristersson non ha escluso l’invio di aerei da combattimento (in questo caso i Gripen svedesi), ma ha minimizzato la probabilità che ciò accada, dicendo che al momento non è nell’agenda di Stoccolma.
Venerdì scorso l’Ucraina ha presentato ai Paesi Bassi una richiesta ufficiale per ottenere le forniture di caccia F-16. Lo ha riferito la ministra della Difesa olandese, Kajsa Ollongren, citata dall’emittente televisiva “Nos”. “Dobbiamo discutere della disponibilità dei F-16 con gli Stati Uniti e altri alleati. Dobbiamo pensare seriamente alle conseguenze di questa decisione, non può essere presa dall’oggi al domani”, ha osservato la ministra.
Senza dimenticare che in una prima fase, Londra ha accettato di iniziare l’addestramento dei piloti nella primavera dell’emisfero settentrionale, ma ciò non è ancora all’altezza della promessa di fornire aerei.
DIETRO FRONT DI LONDRA
Non ci sarà alcun trasferimento immediato di aerei caccia dal Regno Unito all’Ucraina. Lo ha affermato il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, ripreso dall’emittente britannica Bbc.
Inoltre, il ministro inglese ha spiegato in un’intervista a Repubblica ha spiegato che “i jet Typhoon britannici appartengono a quattro Paesi (Regno Unito, Italia, Germania e Spagna, ndr), ci vuole il consenso di tutti. Ma questi sono armamenti a lungo termine, anche per quando la guerra sarà finita. Tuttavia, è importante addestrare piloti da guerra di Kiev: sia per il futuro e sia perché così lasciamo tutte le ipotesi aperte. La cosa principale che ho imparato da questo conflitto è: mai dire mai. Ma ciò non significa donare i Typhoon all’Ucraina domani. La strada è ancora lunga”.
IL CONTRIBUTO GIÀ FORNITO ALL’AERONAUTICA UCRAINA
D’altronde — mette in luce il direttore di Rid —”dopo le prime settimane di guerra, l’aeronautica ucraina è stata sostanzialmente rimessa in piedi anche grazie ai pezzi di ricambio, alle componenti di caccia di produzione ex sovietica, provenienti da paesi come la Polonia e altri paesi Nato dell’Europa dell’Est. Da questo punto di vista hanno già ottenuto molto gli ucraini. Addirittura si parla di aerei interamente riassemblati con questa componentistica per cui da questo punto di vista uno sforzo è già stato fatto”.
L’INVIO DEI CACCIA ALL’UCRAINA UN GAME CHANGER NEL CONFLITTO?
L’Ucraina ha fatto affidamento sulla sua flotta esistente per attaccare le posizioni russe ed effettuare voli di intercettazione, ma l’aeronautica di Kiev ritiene che i nuovi jet potrebbero cambiare le sorti della guerra.
“Vale il discorso fatto già per i carri armati” evidenzia Batacchi. “Dipende da quali, quanti, livello di formazione che raggiungeranno i piloti ucraini e tempistiche. Le varianti sono tante. È chiaro che un pilota di F-16 non si fa in una settimana o in mese, ci vogliono almeno sei mesi. Questo non significa che poi un pilota ucraino di F-16 dopo 6 mesi sia un asso dell’aviazione. Non credo onestamente che 10 o 12 F-16 possano cambiare il corso di questa guerra che ha una caratteristica di fondo: una guerra ad alta intensità, di lunga durata che potrà essere cambiato soltanto quando uno dei due si esaurirà o entrambi”, puntualizza il direttore di Rid.
UNA NUOVA LINEA ROSSA?
Infine, c’è la prudenza dei paesi occidentali di fronte alla decisione di fornire armamenti più pesanti.
“È chiaro che la fornitura in maniera chiara e trasparente di un caccia, o di un gruppo di caccia, con tutto ciò che ne consegue, avrebbe un impatto qualitativo simbolico non indifferente. Politicamente bisogna capire se siamo disposti a sostenerlo. Questo vale anche per i polacchi, tra i più esposti alle conseguenze del conflitto” rimarca il direttore di Rid.
Quindi la fornitura di caccia “sarebbe un’ulteriore escalation nell’intensità di questo conflitto. Senz’altro dal punto di vista simbolico e politico” conclude Pietro Batacchi.