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Brembo

Cosa è successo tra Brembo e Pirelli?

Brembo ha deciso di cedere la sua quota del 5,58 per cento di Pirelli: svanisce così l'idea di una fusione tra le due aziende di componenti per auto. Ma cosa è successo? C'entra la Cina, la tedesca Bosch o la nuova linea di Tronchetti Provera? Fatti e scenari.

L’azienda di impianti frenanti Brembo ha deciso di cedere la sua quota del 5,58 per cento di Pirelli, società di pneumatici con sede a Milano. L’operazione, gestita dalla banca francese Bnp Paribas, riguarda un pacchetto di 55,8 milioni di azioni dal valore di carico complessivo di 274 milioni di euro; il valore di borsa attuale è di 298 milioni.

CHI SONO GLI AZIONISTI DI PIRELLI

Lo scorso maggio già il fondo cinese Silk Road – in quella che venne definita “una mossa a sorpresa” – era uscito dall’azionariato di Pirelli, vendendo la sua quota del 9 per cento con uno sconto dell’8 per cento circa.

Il maggiore azionista di Pirelli è la compagnia chimica cinese Sinochem-ChemChina, con il 37 per cento.

LA MOSSA DI TRONCHETTI PROVERA

Camfin (la holding dell’amministratore delegato di Pirelli, Marco Tronchetti Provera) e Camfin Alternative Assets hanno annunciato oggi il perfezionamento dell’acquisto del 2,5 per cento del capitale di Pirelli, arrivando così a detenere una quota complessiva de 25,2 per cento.

Nel corso dei prossimi due mesi tale quota potrebbe crescere ulteriormente, fino a raggiungere il 29,9 per cento del capitale di Pirelli.

PIRELLI SBANDA IN BORSA, BREMBO ACCELERA

La notizia della cessione delle quote ha permesso a Brembo di guadagnare il 2,4 per cento sulla Borsa italiana; Pirelli, di contro, ha perso il 3,5 per cento.

SVANISCE L’IDEA DI UNA FUSIONE TRA BREMBO E PIRELLI

Il primo ingresso di Brembo in Pirelli risale al marzo 2020, quando il produttore di freni acquistò una quota del 2,4 per cento del capitale, che venne successivamente portata sopra il 5 per cento nel luglio 2022.

Considerato il patto parasociale stretto a inizio 2023 tra Brembo e Camfin, e considerato poi l’intervento del golden power governativo per tutelare le tecnologie e la governance di Pirelli dal controllo cinese, si era diffusa l’idea di una fusione tra Pirelli e Brembo che avrebbe creato un gruppo italiano della componentistica dalla capitalizzazione di quasi 12 miliardi.

Con la vendita dell’interezza della quota, però, questa ipotesi è venuta meno.

COSA È SUCCESSO?

Secondo Mf-Milano Finanza, dietro all’uscita di Brembo da Pirelli ci sarebbe il cambio della “visione strategica” di Tronchetti Provera dopo il golden power, che avrebbe reso l’amministratore delegato “sempre più restio a una condivisione della tolda di comando”: il rafforzamento della posizione di Camfin sembra validare questa ipotesi.

Brembo, inoltre, avrebbe preferito non negoziare l’acquisto di quote con Sinochem – in questo modo avrebbe aumentato la sua presenza nell’azionariato di Pirelli – per non rischiare di compromettere le proprie relazioni industriali con la Cina: Sinochem è una compagnia statale.

Mf aggiunge che i vertici di Pirelli non erano stati informati della vendita di azioni da parte di Brembo, che tuttavia non era tenuto a comunicarla data l’assenza di obblighi nel patto tra i due soci.

BREMBO NON HA GRADITO L’ACCORDO DI PIRELLI CON BOSCH?

Repubblica ha dato un’interpretazione diversa della vicenda. Secondo il quotidiano del gruppo Gedi, Brembo è uscito da Pirelli perché non ha gradito l’accordo tra Pirelli e Bosch – gruppo tedesco che produce freni e altri componenti automobilistici – sullo sviluppo di pneumatici intelligenti, firmato il mese scorso.

L’IMPORTANZA DEL MERCATO CINESE

Il Sole 24 Ore, invece, ha messo in evidenza la “forte proiezione” di Brembo in Cina, che rappresenta il terzo mercato per l’azienda dopo la Germania e che nel 2023 ha garantito ricavi per oltre mezzo miliardo di euro “su un giro d’affari complessivo di 3,8 miliardi”; l’azienda, inoltre, ha investito tanto per espandere il sito produttivo di Nanchino.

In sostanza, Brembo avrebbe rinunciato ad accrescere la sua posizione in Pirelli per non rischiare di compromettere i rapporti con Sinochem e, indirettamente, con le autorità cinesi.

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