Auto elettrica e mobilità sostenibile: perchè l’Italia è fanalino di coda tra i paesi europei? E perchè il Governo non pensa a misure che incentivino lo sviluppo di una mobilità sostenibile?
L’Italia è fanalino di coda nella diffusione dell’auto elettrica, dopo Norvegia, Olanda, Svezia, Francia, Gran Bretagna, Austria, Germania e Spagna. In base ai dati del 2015, in Italia ci sono solo 5.500 auto elettriche immatricolate contro le 68.600 della Norvegia, le 87.500 dell’Olanda, le 54.300 della Francia e le 47.000 della Gran Bretagna.
Perchè? E Come incentivare la mobilità elettrica nel Bel Paese? Ne abbiamo parlato con Altero Matteoli, Presidente Commissione trasporti al Senato, nell’ambito di una serie di interviste istituzionali di StartMag, relative al tavolo della mobilità sostenibile guidato da Palazzo Chigi.
Perchè l’Italia, tra i paesi europei, è fanalino di coda sull’auto elettrica?
Perché l’Italia ha pensato anche ad altre soluzioni, mi ricordo nel periodo in cui sono stato ministro si pensava di essere vicini ad ipotesi come l’idrogeno, quasi fosse a portata a mano, cosa che poi non è accaduta. Se vogliamo inquinare meno, dobbiamo ricorrere sicuramente all’auto elettrica, ma per far decollare l’auto elettrica ci vuole un accordo tra Comuni, regioni, enti locali. Ma soprattutto i comuni che mettano a disposizione più punti di ricariche. Noi abbiamo in Italia 8000 comuni e occorrono finanziamenti che sin’ora non si sono mai trovati, questo è sicuramente uno dei problemi.
A mio avviso attualmente le auto ibride sono più facilmente commerciabili, invece per le auto elettriche il percorso non è ancora iniziato del tutto.
Perché non si pensa a misure come l’abbassamento dell’iva, le detrazioni fiscali; in passato molte risorse sono state destinate alle infrastrutture e non ad incentivare l’acquisto di auto elettriche…
Si ma c’è da dire che nel passato abbiamo cercato anche altre strade, tra cui per esempio il metano, oppure il car sharing che sta decollando solo ora. Quando ho smesso di fare il ministro c’erano solo venticinque città che avevano scelto il car sharing, noi arriviamo sempre in ritardo rispetto al resto dell’Europa. Nonostante le nostre difficoltà economiche, però, noi in Italia abbiamo un numero alto di auto rispetto agli abitanti.
Nella sua esperienza di ministro quanto vedeva i comuni disponibili a misure di alleggerimento per la mobilità elettrica, tipo le soste gratuite o il non pagamento per le zone Ztl, o queste venivano viste solo come un costo?
Io ho fatto il ministro diverse volte, in dicasteri dove l’auto era un fattore sempre presente. C’era una cultura ambientalista ideologizzata quando fui designato ministro nel 1994, ma nel 2001 già era diverso il rapporto con i comuni. Qualche possibilità di accordo c’era, era cresciuta la coscienza ambientalista del paese. E’ stato facile fare accordi con i comuni , quello che è stato difficile è stato trovare i finanziamenti, sempre molto limitati.
Il governo ha dato notizia al Parlamento per iniziative sulla mobilità sostenibile
Il ministro Delrio, quando ha riferito alla Commissione Trasporti, che presiedo, ha accennato qualcosa per il programma di legislatura relativamente alla mobilità elettrica.
Lei che si aspetta?
Guardi, quando un ministro dell’ambiente ha di fronte il problema dell’inquinamento atmosferico, se non vuole incorrere in problemi giudiziari, blocca il traffico – viste le regole europee – ma si sa che questo non risolve il problema, ci vuole un combinato disposto, tra cui l’auto elettrica, la mobilità sostenibile, ma anche altre decisioni strutturali.
Sul codice della strada è pensabile l’introduzione di misure che aiutino un più facile utilizzo dell’auto elettrica?
Io penso di si, ma il codice della strada è fermo da sei mesi, perchè manca il parere della Prima Commissione.
Lei che tempi prevede per licenziare il Codice della strada?
A settembre riprendiamo i lavori, siamo anche confidenti di inserire qualche elemento che giovi alla mobilità sostenibile ed elettrica.