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TENNIS COVID

Come va il tennis al tempo del Covid

Gli Australian Open di tennis sono confermati per metà gennaio, ma preoccupano gli incassi (già inferiori agli altri tornei) e i possibili contagi

 

Il covid non lascia respiro nemmeno al tennis. La stagione 2020 si sta concludendo in questi giorni con le Atp Finals di Londra, ma un occhio è già proiettato alla prossima, con gli Australian Open dietro l’angolo, confermati per metà gennaio.

Il tennis potrebbe sembrare uno degli sport meno colpiti dal covid non prevedendo contatto fisico, ma ciò non basta. L’assenza, o quasi, del pubblico oltre ad impattare mentalmente sulla prestazione dei giocatori, incide parecchio sulle casse dei tornei e sui relativi montepremi.

IL NODO MONTEPREMI

Il nodo montepremi è uno dei temi scottanti che ha spinto, a fine agosto, un gruppo di giocatori capitanato da Novak Djokovic e Vasek Pospisil a creare un nuova nuova entità a tutela dei diritti dei tennisti, la Professional Tennis Player Association (Ptpa) che affiancherà Atp (Association of Tennis Professionals) e Wta (Womens’s Tennis Association) nella gestione del circuito maschile e femminile.

I giocatori esigono maggior chiarezza da parte dei tornei che, in moltissimi casi, non rendono pubblici i dati relativi all’incasso generato.

IL FLUSHING MEADOWS

Uno slam (torneo che garantisce al vincitore più punti, 2000) di cui è disponibile qualche dato è Flushing Meadows (New York): secondo un documento pubblicato dalla Usta (United States Tennis Association) l’edizione 2018 degli Us Open avrebbe portato ricavi per 380 milioni di cui soltanto 53 sono finiti nelle tasche dei giocatori, poco meno del 14%. I tennisti vorrebbero un trattamento più simile a quello riservato a colleghi di altri sport come per esempio Nba (basket) o Nfl (football) dove giocatori e proprietari dividono i profitti esattamente a metà.

US OPEN E ROLAND GARROS: INCASSI RIDOTTI (CAUSA COVID)

I due slam che si sono giocati in periodo di covid sono stati Us Open e Roland Garros. Nessuno di questi due tornei ha pubblicato dati relativi al reddito generato ma come da regolamento hanno reso noto il “prize money” turno per turno e sia a Parigi sia a New York il totale del montepremi messo a disposizione è diminuito rispetto all’edizione 2019.

In entrambi i casi il già ridotto montepremi è stato distribuito in maniera diversa dal solito. Accogliendo una delle richieste dei tennisti, sono stati abbassati i premi per il campione e per il vincitore di ogni turno fatta eccezione per il primo, così da poter remunerare anche i giocatori con una classifica inferiore, le cui sorti finanziarie sono messe a dura prova dall’epidemia.

LE PERPLESSITA’ SUL PROSSIMO AUSTRALIAN OPEN

A gennaio sarà di nuovo tempo di Australian Open e Craig Tiley, amministratore delegato di Tennis Australia, si dice abbastanza preoccupato: “Sarà comunque doloroso. Stiamo investendo nell’evento. Abbiamo oltre 33 milioni di dollari in costi di biosicurezza che non avevamo prima. Avremo una riduzione dei ricavi della nostra partnership. Penso che le nostre entrate televisive rimarranno invariate perché saremo in grado di trasmette in tutta l’Australia e in tutto il mondo. I nostri numeri di merchandising diminuiranno, l’ospitalità diminuirà e i costi aumenteranno”.

Oltre al problema economico il tennis oceanico deve affrontare la questione pandemia: l’Australia è uno dei paesi con meno contagi al mondo, quindi i giocatori che vorranno prendere parte ai tornei dell’estate australiana dovranno recarsi a Melbourne verso metà dicembre per fare due settimane di quarantena durante le quali avranno comunque a disposizione le strutture per allenarsi con il loro team. Alla fine di questo periodo, i giocatori e lo staff dovranno risultare negativi a due tamponi. Soltanto in seguito potranno entrare nella bolla di Melbourne Park dove verranno convogliati Atp Cup e i tornei di Brisbane, Canberra e Adelaide, oltre al solito Australian Open. Tutte queste restrizioni potrebbero portare alcuni giocatori a rinunciare alla trasferta, anche se Rafa Nadal non è sembrato particolarmente contrario “Non ci sarebbe grande differenza potendosi allenare, l’unico aspetto negativo è dover essere lì sedici giorni prima di giocare”, Novak Djokovic invece non ha fatto chiarezza sulla sua posizione, lasciando qualche riserva sulla possibilità di difendere l’1 gennaio il titolo dell’Atp Cup conquistata con la sua Serbia. La nuova stagione inizierà tra poco più di un mese, presto si saprà chi vi prenderà parte.

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