Si avvicina la scadenza della legislatura e, come normale che sia, iniziano a definirsi gli schieramenti che si contenderanno l’elettorato nelle prossime elezioni politiche, con le quali saremo chiamati a eleggere il primo Parlamento post accordi di Parigi. Come sappiamo le criticità che l’Italia, e non solo, è chiamata ad affrontare sono molte, serie e dalle politiche che sapranno mettere in campo i nostri governanti dipenderà molto del nostro futuro. I temi caldi sono i soliti, dall’economia alla giustizia, dal mercato del lavoro alle riforme dello Stato sociale, dall’eliminazione della burocrazia alle politiche estere sull’immigrazione ma questa volta ci sembra di notare che anche la maggioranza degli italiani si sia accorta che su tutti campeggia un argomento trasversale e non più eludibile: l’ambiente.
L’ambiente al centro dei programmi politici della campagna elettorale. Non solo un auspicio
Sarà perché sempre più spesso stiamo toccando con mano cosa significhi l’impatto dell’ambiente sulla vita dell’uomo, sarà perché finalmente si inizia a capire che i mutamenti climatici comporteranno per le attuali generazioni (e ancor più per le nuove) dei cambiamenti significativi, ma la consapevolezza della questione ambientale cresce nell’opinione pubblica in maniera esponenziale. La politica, dal canto suo, ha finalmente colto che la questione è centrale nell’interesse pubblico e che è oramai tema ineludibile nel programma elettorale di una forza candidata alla guida del nostro Paese. Per questo da parte dei principali leader si inizia sempre più spesso a sentir parlare di ambiente in tutte le sue declinazioni, dai mutamenti climatici alle strategie energetiche, dall’efficienza alla mobilità sostenibile, hanno finalmente capito che il vento è cambiato e si iniziano ad adeguare.
La consapevolezza che sembra essere stata raggiunta riguarda l’influenza numerica sui voti che i vari candidati raccoglieranno determinata dai programmi di salvaguardia dell’ambiente e dalla credibilità delle proposte. Importante sarà anche, e questo è un auspicio, la credibilità di chi certe cose prometterà….
Le associazioni del settore ambiente e energia “pretendono” impegno
Il mondo della rappresentanza associativa nazionale si è già spinto a dire che valuterà i vari programmi chiamando i candidati premier a spiegare quali politiche sul tema hanno intenzione di promuovere e con quali interventi pensano di farlo. Questa che sembra essere una minaccia più che una promessa, speriamo possa avere la funzione di sprone per i partiti ancora in ritardo su queste tematiche. Significativo è il fatto che dei grandi macro temi di politica interna ed estera, la questione ambientale influisce in maniera significativa sulla maggioranza di questi. Se infatti i risvolti delle politiche green sull’economia sono evidenti a tutti con la riconversione industriale dei settori fossili in rinnovabili o comunque in attività sostenibili, analogo ragionamento vale per la mobilità, il lavoro e in parte per le questioni dei migranti climatici.
Su quest’ultimo punto sembra opportuno richiamare i numeri presentati alla Cop21 di Parigi dove si è paventato che alcune decine di milioni di persone (fino addirittura a 250) nei prossimi anni sarebbero catalogate come migranti climatici e cioè costrette a spostarsi in aree del globo meno colpite dai mutamenti climatici. Ricordiamo che i principali effetti del surriscaldamento globale sono la siccità, la desertificazione, l’innalzamento delle acque marine, l’estremizzazione di fenomeni atmosferici catastrofici ecc.
I cambiamenti climatici provocano povertà e migrazioni
La questione dei migranti climatici, insieme all’emergenza idrica è, a nostro modo di vedere, uno dei temi che maggiormente hanno destato l’attenzione della popolazione sulle questioni ambientali. Infatti il grande numero di migranti sbarcati in Italia negli ultimi anni (con i fatti di cronaca a loro associati), e la grave crisi idrica che ha comportato razionamenti in molti comuni del nostro Paese durante agosto, sono temi che per la prima volta hanno impattato direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini. Se a questo si aggiungono i danni devastanti di precipitazioni e fenomeni atmosferici estremi che si verificano sempre più spesso anche nel nostro territorio (grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua ecc.), l’esito finale è che il cittadino, meglio dire l’elettore, finalmente a questa tornata elettorale darà spazio anche alle questioni di lotta ai mutamenti climatici che fino a qualche tempo fa erano oggetto di riflessione e approfondimento solo da parte degli addetti ai lavori.
In conclusione sarà bene che questa nuova sensibilità ambientale, seppur stimolata da interessi diretti piuttosto che da più nobili cause, continui a crescere e a diventare elemento centrale del dibattito pubblico nazionale in modo che si possa finalmente superare la stantia querelle del “se esistono i mutamenti climatici” per arrivare a dibattere sul come sia possibile contrastarli.
Simone Togni
direttore de Il Pianeta Terra
editoriale pubblicato nel numero di Settembre de Il Pianeta Terra