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Antonella Folgore Reithera

Vi spiego come sarà il vaccino italiano di Reithera

"Per il vaccino ReiThera dovrebbe essere sufficiente iniettare una sola dose, anche se stiamo ancora sperimentando alternative". L'intervista di Policy Maker ad Antonella Folgori, presidente di  ReiThera, l'azienda di Castel Romano sta producendo un vaccino anti Covid 100% italiano sviluppato insieme allo Spallanzani

 

L’azienda biotecnologica ReiThera di Castel Romano sta lavorando a un vaccino anti Covid 100% italiano, sviluppato insieme allo Spallanzani, per accelerare la fine della pandemia e che potrebbe permettere all’Italia di raggiungere l’autonomia vaccinale.

A differenza di molte altre aziende, infatti, il vaccino ReiThera nasce e viene completamente prodotto nella sede di Castel Romano, dalla ricerca di laboratorio all’infialamento. Policy Maker ha intervistato la presidente di ReiThera, Antonella Folgori che anzitutto ci ha rassicurato: “Non lo sappiamo ancora con certezza, ma allo stato attuale crediamo che le mutazioni in atto non dovrebbero influire sull’efficacia del vaccino”.

Quali sono le tempistiche del vaccino di ReiThera?

Ad oggi, contiamo di ottenere dagli studi di Fase 2/3 i dati necessari per l’eventuale approvazione in estate e poi, se la produzione su larga scala avverrà come previsto, iniziare a vaccinare i soggetti più esposti nel secondo semestre 2021.

In cosa consistono la Fase 2 e la Fase 3?

Gli studi di Fase 2 e 3 che intendiamo iniziare al più presto consistono nell’allargare la platea dei volontari per dimostrare la sicurezza del vaccino arruolando migliaia, se non decine di migliaia di persone. Inoltre si introduce un gruppo placebo per poter dimostrare l’efficacia del vaccino.

In caso di successo e approvazione da parte dell’Ema, saremo in grado di soddisfare il fabbisogno interno? Se sì, entro quando, anche con una stima approssimativa?

La produzione del primo lotto di 100.000 dosi è stata completata per la sperimentazione clinica. Stiamo espandendo le nostre capacità interne per raggiungere la capacità produttiva di milioni di dosi. La produzione su larga scala dovrà avvenire in parallelo allo sviluppo clinico in modo da poter distribuire il vaccino subito dopo la sua approvazione.

Avete in programma di farvi supportare da terze parti per incrementare la produzione?

Sì, attraverso la collaborazione stabilita con altre società di produzione, come ad esempio Univercells in Belgio, puntiamo a incrementare le nostre capacità produttive e, parallelamente, stiamo esplorando piattaforme innovative basate su contenitori multidose per assicurare una produzione rapida e una consegna sicura ed economica di milioni di dosi di vaccino.

Quali sono le modalità di somministrazione del vostro vaccino? Ci sono richiami?

Per il vaccino ReiThera dovrebbe essere sufficiente iniettare una sola dose, anche se stiamo ancora sperimentando alternative. La scelta monodose, logicamente, permette di dimezzare i tempi: non essendo prevista l’iniezione della seconda dose si potrà procedere direttamente con la somministrazione del vaccino a nuovi soggetti, accelerando significativamente il processo di immunizzazione.

Quali sono le modalità di trasporto e conservazione?

Per quanto riguarda la conservazione il vaccino, opportunamente formulato, è stabile ad una temperatura tra 2 e 8 gradi.

Quali sono le principali differenze con il vaccino Pfizer/BioNTech? Può spiegarci la differenza tra vaccini che utilizzano Dna o Rna e gli altri?

Sia la tecnologia utilizzata da Pfizer/BioNTech che quelle basate sulle tecnologie che utilizzano vettori virali, ricadono nella categoria dei vaccini genetici. Nel caso di ReiThera utilizziamo un vettore adenovirale per veicolare il gene della proteina spike del coronavirus, mentre Pfizer e Moderna usano un RNA messaggero incapsulato in goccioline lipidiche.

In caso di mutazioni del virus, il vaccino sarebbe comunque efficace?

Non lo sappiamo ancora con certezza, ma allo stato attuale crediamo che le mutazioni in atto non dovrebbero influire sull’efficacia del vaccino.

In merito ai finanziamenti, il progetto di ReiThera è frutto di investimenti di Regione Lazio e Ministero dell’Università e della Ricerca, uniti ai vostri fondi aziendali, può definirsi un modello di cooperazione pubblico-privato? Hanno partecipato altri soggetti con altri investimenti?

La sperimentazione di Fase 1 e la produzione del materiale clinico necessario per lo studio è stata finanziata dal Ministero della Ricerca Scientifica e dalla Regione Lazio per un totale di 8 milioni di euro. Stiamo dialogando con le istituzioni e partner per ottenere quei fondi che assicurerebbero continuità alla sperimentazione e siamo ottimisti che ciò possa accadere.

Intervista tratta Policy Maker, qui la versione integrale. 

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