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Quinta Dose

Sanità, che voto si dà l’Italia?

L’Oms chiede ogni anno ai suoi Stati membri di autovalutare le proprie capacità in relazione a quanto previsto dal Regolamento sanitario internazionale. L’Italia, prima della pandemia, non ha risposto per 5 anni. Ecco cosa ha dichiarato nel 2022

 

L’Italia ha una capacità di risposta del 72% di fronteggiare pandemie e più in generale minacce internazionali alla salute della popolazione. Non è un buon punteggio e con la pandemia è peggiorato rispetto all’86% del 2019.

A dichiararlo è il nostro Paese nel documento State party self – assessment annual reporting dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), aggiornato al 15 giugno 2022.

L’AUTOVALUTAZIONE DELL’ITALIA

Lo State party self – assessment annual reporting è un’autovalutazione, fatta sui criteri previsti dal Regolamento sanitario internazionale, che gli Stati consegnano all’Oms circa la loro capacità di rispondere ai pericoli internazionali legati alla salute della popolazione.

L’Italia, si legge nel documento, per il 2021 ha dichiarato una capacità di risposta globale del 72%, in calo rispetto all’86% del 2019, ovvero prima dello scoppio della pandemia.

La nostra percentuale è superiore alla media globale di 179 Paesi che arriva al 64%, ma inferiore al 75% di media della regione europea.

IN COSA ANDIAMO MALE

L’Italia si bacchetta soprattutto sui suoi strumenti politici, legali e normativi per implementare il Regolamento sanitario internazionale, le risorse umane, l’erogazione di servizi sanitari e la comunicazione del rischio e al coinvolgimento della comunità.

CAPACITÀ NORMATIVA

Tra tutti i punteggi che l’Italia si è dovuta assegnare, quello relativo alla “capacità politica, normativa e legale per l’implementazione del Regolamento sanitario internazionale” è il più basso: 1 (voto minimo) su 5 (voto massimo).

Il nostro Paese, tenendo conto degli standard internazionali, ammette di non essere ancora pronto a livello normativo a far fronte a un’emergenza sanitaria pubblica, come una pandemia. La media italiana del 20% si scontra con una media globale del 52% ed europea del 63%.

RISORSE UMANE

Subito dopo, tra le carenze più gravi, la mancanza di personale. Ci fermiamo a una capacità del 50% rispetto una media globale del 59% ed europea del 67%.

EROGAZIONE SERVIZI

Sotto alla media internazionale ed europea anche l’erogazione dei servizi sanitari per cui raggiungiamo il 60% contro una media del 72%.

COMUNICAZIONE E COINVOLGIMENTO

Stesso discorso sulla scarsa capacità italiana riguardo alla comunicazione del rischio e al coinvolgimento della popolazione, dove ci fermiamo ugualmente al 60% contro una media globale del 67%.

IN COSA ANDIAMO BENE

Per gli altri criteri, invece, siamo più o meno in linea sia con le percentuali globali che europee. In particolare, riteniamo di avere buone capacità nella laboratoristica, nella sicurezza alimentare e per fronteggiare eventi chimici o radioattivi.

L’IMPREPARAZIONE ALLE PANDEMIE E IL CASO DELLA REGIONE LOMBARDIA

A più di due anni dallo scoppio della pandemia, questo documento è importante anche per il lavoro che sta svolgendo l’avvocato Consuelo Locati, che guida il pool di legali impegnati nella causa civile contro il governo e la Regione Lombardia sulla gestione della pandemia.

Come abbiamo visto, l’Italia in questo si è assegnata il punteggio più basso e Agi, che ha visionato il documento, riferisce che il funzionario compilatore del ministero della Salute ha attribuito al problema questa motivazione: “Il Paese non ha condotto una mappatura degli strumenti e delle politiche legislative e delle normative rilevanti per attuare il Regolamento sanitario internazionale”.

In basso, in grassetto, sotto al modulo di autovalutazione, prosegue l’agenzia di stampa, c’è scritto che questa “mappatura” è “in discussione”.

L’Italia, ricorda Agi, per 5 anni (2012, 2013, 2014, 2015 e 2017) non ha risposto al questionario dell’Oms e questo, secondo una delle ipotesi all’esame dei magistrati, potrebbe aver spinto il nostro Paese a sopravvalutarsi.

“La sincera autovalutazione del 2022 certifica la reale indisponibilità di una legislazione idonea a gestire una pandemia che prima era stato assicurato che ci fosse. Una valutazione così carente – commenta Locati – potrebbe essere il preludio a un provvedimento legislativo ad hoc, che arriverebbe dieci anni dopo il termine fissato dall’Oms, cioè il 2010. Inoltre, conferma quello che da tempo stiamo rilevando rispetto alle menzogne certificate in precedenza in cui anche sulla capacità normativa ci eravamo dati il massimo dei voti”.

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