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Quanto è efficace il booster? Ecco cosa dicono i report

Non c’è due senza tre, ma quanto è efficace la dose booster? Ecco che cosa emerge dai recenti studi della Columbia University e Università di Hong Kong, l’Institut Pasteur e il comitato di consulenza del governo britannico

 

Anticorpi monoclonali, anticorpi prodotti in seguito all’infezione, a due dosi di vaccino e alla dose booster, quali e quanto sono efficaci contro la variante Omicron? Qui alcune risposte, in continua evoluzione, provenienti da istituti, università e centri di ricerca internazionali.

LO STUDIO DELLE UNIVERSITÀ COLUMBIA E HONG KONG

Uno studio della Columbia University, realizzato in collaborazione con l’Università di Hong Kong e pubblicato su Nature il 23 dicembre, afferma che “anche il siero delle persone vaccinate e che avevano effettuato il richiamo con un vaccino a mRna mostravano una notevole diminuzione dell’attività neutralizzante contro B.1.1.529 [la variante Omicron, ndr]”.

“La dose booster – prosegue lo studio – adesso viene abitualmente somministrata in molti Paesi 6 mesi dopo il completamento del ciclo vaccinale primario. Pertanto, abbiamo esaminato anche l’attività neutralizzante del siero di individui che avevano ricevuto tre vaccinazioni mRNA omologhe [13 con BNT162b2 (BioNTech/Pfizer, ndr) e 2 con mRNA-1273 (Moderna, ndr)]. Ciascun campione ha mostrato una minore attività nel neutralizzare B.1.1.529, con un calo medio di 6,5 volte rispetto a WT [wild-type, ceppo originario del virus, ndr]. Anche se tutti i campioni avevano titoli sopra il LOD [Limit of detection, cioè concentrazione alla quale si registra la positività, ndr], la perdita sostanziale di attività può ancora rappresentare un rischio per l’infezione da B.1.1.529 nonostante la vaccinazione di richiamo”.

Lo studio ha quindi concluso che “anche il richiamo potrebbe non proteggere adeguatamente contro l’infezione da Omicron, ma ovviamente è consigliabile farlo”.

“Non è inverosimile pensare che SARS-CoV-2 sia ora solo a una o due mutazioni di distanza dall’essere completamente resistente agli attuali anticorpi, sia agli anticorpi monoclonali usati come terapie, sia agli anticorpi generati dalla vaccinazione o dall’infezione con varianti precedenti”, ha commentato il dottor David Ho, tra gli autori dello studio.

LO STUDIO DEL PASTEUR

Un altro studio, effettuato dall’Institut Pasteur, i cui risultati sono stati pubblicati il 20 dicembre afferma – come quello di Columbia University e Università di Hong Kong – che la maggior parte degli anticorpi monoclonali non sono efficaci contro Omicron come, invece, lo sono con la variante Delta. Solamente sotrovimab, denominato Xevudy, ha dato buoni risultati contro Omicron.

Per quanto riguarda i vaccini, i ricercatori hanno analizzato il sangue delle persone che avevano ricevuto due dosi di Pfizer o di AstraZeneca. A distanza di 5 mesi dalla vaccinazione, gli anticorpi non erano più in grado di neutralizzare Omicron. La stessa perdita di efficacia si è osservata anche nelle persone infettate dal SARS-CoV-2 nei 12 mesi precedenti.

Ma con una terza dose di Pfizer i livelli di anticorpi sono notevolmente aumentati, raggiungendo un livello sufficiente per neutralizzare la variante. Ciononostante, lo studio ha concluso che sono necessari da 5 a 31 volte più anticorpi per neutralizzare Omicron rispetto a Delta.

I RISULTATI DEL REGNO UNITO

E dalla Gran Bretagna, dove la campagna dei richiami è iniziata lo scorso settembre, arrivano proprio i primi dati sull’efficacia della dose booster. A 3 mesi dalla terza dose di vaccino, mentre la protezione contro l’infezione sintomatica lieve sembra diminuire, la protezione dal rischio di ricovero in ospedale per gli over 65 è attorno al 90%.

Questi risultati, pubblicati il 7 gennaio, hanno portato il Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), il comitato di consulenza del governo di Londra sui vaccini, a sostenere il piano sui booster ma a frenare su una possibile quarta dose perché attualmente “fornirebbe solo un limitato beneficio aggiuntivo contro la malattia grave in questo momento” e “si aggiungerebbe alle significative pressioni operative esistenti per la campagna vaccinale e gli altri servizi sanitari”.

Come ricorda il JCVI, si tratta di una situazione in continua evoluzione ma “gli ultimi dati sono rassicuranti e danno la certezza che il programma di vaccinazione di richiamo ha rafforzato notevolmente l’immunità della popolazione contro la malattia grave, anche nel caso della variante Omicron”.

UN VACCINO SPECIFICO CONTRO OMICRON

Sono sempre di più gli esperti a pensare che la capacità di Omicron di “bucare” molti degli anticorpi disponibili richieda un vaccino specifico, pensato anche per durare a lungo termine visto che è ormai parere condiviso l’impossibilità di vaccinare tutti continuamente a distanza di pochi mesi.

L’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha annunciato che il vaccino contro Omicron sarà pronto a marzo e che l’azienda ha già iniziato a produrre le dosi. Moderna ha fatto sapere che sta lavorando a un richiamo specifico per Omicron e che sarà pronto entro la fine del 2022.

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