Non ha mai avuto un grande successo, nemmeno in Italia. La pillola anti-Covid di Pfizer, Paxlovid, subisce una nuova battuta d’arresto. L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha infatti ricordato agli operatori sanitari il rischio di reazioni avverse gravi e potenzialmente fatali che potrebbero derivarne se usata in combinazione con alcuni immunosoppressori.
LA RACCOMANDAZIONE DELL’EMA
Il comitato per la sicurezza dell’Ema (Prac) ha ribadito agli operatori sanitari il rischio di reazioni avverse gravi e potenzialmente fatali con Paxlovid (nirmatrelvir, ritonavir) se usato in combinazione con alcuni immunosoppressori che hanno un intervallo di dosaggio sicuro ristretto (in cui piccole variazioni della dose possono portare a reazioni avverse gravi), a causa delle interazioni farmacologiche che riducono la capacità dell’organismo di eliminare questi farmaci.
Paxlovid è un antirivirale indicato per pazienti non ospedalizzati affetti da Covid con una malattia lieve o moderata, che non necessitano di ossigeno supplementare, ma che sono a rischio di sviluppare una forma grave. In questi casi è fondamentale somministrarlo entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi.
QUALI IMMUNOSOPPRESSORI NON SI POSSONO COMBINARE CON PAXLOVID
Gli immunosoppressori interessati, scrive l’Ema, sono quelli definiti inibitori della calcineurina (tacrolimus, ciclosporina) e inibitori di mTOR (everolimus, sirolimus), i quali riducono l’attività del sistema immunitario e vengono utilizzati per il trattamento di alcune patologie autoimmuni o per evitare che l’organismo rigetti gli organi trapiantati.
“Paxlovid – si legge – deve essere somministrato con tacrolimus, ciclosporina, everolimus o sirolimus solo se è possibile un monitoraggio stretto e regolare dei loro livelli ematici, per ridurre il rischio di interazioni farmacologiche che causano reazioni gravi”.
Non deve, invece, essere somministrato in combinazione con farmaci la cui eliminazione dall’organismo dipende in larga misura da una serie di enzimi epatici (proteine), noti come CYP3A, e che hanno anche un ristretto intervallo di dosaggio sicuro, tra cui l’immunosoppressore voclosporina.
I CASI DI TOSSICITÀ
Il rischio di tali interazioni era già noto e descritto nelle informazioni relative al Paxlovid ma a seguito della valutazione di tutte le prove disponibili, comprese le segnalazioni di gravi reazioni avverse, alcune delle quali fatali, il Prac ha ritenuto opportuno inviare una comunicazione diretta agli operatori sanitari poiché in diversi casi, riferisce l’Ema, i livelli ematici di questi immunosoppressori sono aumentati rapidamente fino a raggiungere livelli tossici, con conseguente pericolo di vita.
GLI AFFARI DI PFIZER
Intanto, il bilancio 2023 di Pfizer, pubblicato lo scorso 31 gennaio, “certifica il crollo della domanda del vaccino Comirnaty e del trattamento anti-Covid Paxlovid che, pur superando le stime degli analisti nel quarto trimestre, di fatto riporta i numeri della casa farmaceutica statunitense alla normalità dopo il boom del 2021-2022”, scrive Milano Finanza.
Tuttavia, aggiunge MF, “cresce, però, il giro d’affari dei business non legati al Covid-19”. L’investimento di 10,7 miliardi in ricerca e sviluppo del 2023, unito all’acquisizione da 43 miliardi di dollari di Seagen per rafforzare la divisione oncologia, i trattamenti in via di sviluppo per la polmonite da pneumococco e la malattia da cellule falciformi hanno fatto confermare a Pfizer gli obiettivi, rivisti a dicembre, per il 2024, con ricavi tra 58,5 e 61,5 miliardi di dollari e una crescita operativa dell’8-10%.
Come osserva MF, “non compare, invece, tra i key-program indicati nella presentazione agli analisti, il danugliprom, il medicinale anti-obesità sperimentale che Pfizer sta testando per competere con Novo Nordisk ed Eli Lilly”.