Il Garante Privacy ha notificato a 18 Regioni e alle Province autonome di Bolzano e Trento l’avvio di procedimenti correttivi e sanzionatori per le numerose violazioni riscontrate nell’attuazione della nuova disciplina sul fascicolo sanitario elettronico 2.0, introdotta con il decreto del ministero della Salute del 7 settembre 2023. La decisione è stata presa in seguito alla “grave situazione” segnalata alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al ministro della Salute, Orazio Schillaci, nei giorni scorsi.
COS’È E COSA CI SARÀ NEL FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO
Il fascicolo sanitario elettronico esiste già dal 19 maggio 2020 ma adesso, secondo il ministero della Salute, è il momento della sua trasformazione da strumento amministrativo a strumento sanitario. Si potrà infatti utilizzare per quattro funzioni: scelta e revoca del medico di famiglia; prenotazione di esami; pagamento del ticket di alcune prestazioni; consulto di referti di diagnostica per immagini. Sarà possibile accedervi tramite Spid o carta d’identità elettronica.
Oltre ad aiutare i cittadini, il fascicolo, costantemente aggiornato, permette ai medici di ricostruire la storia clinica di un paziente. “Questo è un primo passo per avere una sanità migliore, più equa, più alla portata dei cittadini, una sanità digitale che credo ridurrà le tante, ancora troppe, differenze che ci sono tra l’offerta sanitaria nelle varie regioni italiane”, ha affermato il ministro Schillaci.
I dati che verranno inseriti nella cartella clinica online partiranno dal maggio 2020 in poi, mentre per quelli precedenti i cittadini possono negare il consenso alla migrazione online entro la fine di giugno.
L’ISTRUTTORIA DEL GARANTE
Gli esiti dell’attività istruttoria sul fascicolo sanitario elettronico, avviata alla fine di gennaio, hanno mostrato che 18 Regioni e le due Province autonome del Trentino Alto Adige – non essendo in linea con quanto contenuto nel decreto del 7 settembre 2023 – hanno modificato, anche significativamente, il modello di informativa predisposto dal Ministero, previo parere del Garante, che avrebbe dovuto essere adottato su tutto il territorio nazionale.
LE DIFFORMITÀ
Secondo l’Autorità, le difformità riscontrate hanno reso evidente che alcuni diritti (es. oscuramento, delega, consenso specifico) e misure (es. misure di sicurezza, livelli di accesso differenziati, qualità dei dati) introdotte dal decreto, proprio a tutela dei pazienti, non sono garantite in modo uniforme in tutto il Paese. Oppure sono esercitabili ed esigibili solo dagli assistiti di talune Regioni e Province autonome, con un potenziale e significativo effetto discriminatorio sugli assistiti.
Tale disomogeneità, aggiunge il Garante, contraddice inoltre lo spirito della riforma del fascicolo sanitario elettronico 2.0 volta a introdurre misure, garanzie e responsabilità omogenee sul tutto il territorio nazionale, rischiando così di compromettere anche la funzionalità, l’interoperabilità e l’efficienza del sistema.
POSSIBILI SANZIONI
Il Garante Privacy ha quindi concluso che “è urgente intervenire per tutelare i diritti di tutti gli assistiti italiani coinvolti nel trattamento dei dati sulla salute effettuato attraverso il fascicolo sanitario elettronico 2.0”.
Le violazioni nelle quali sono incorse Regioni e Province autonome, con diversi livelli di gravità e responsabilità, possono infatti comportare l’applicazione delle sanzioni previste dal Regolamento europeo.