Ritrovare i risultati di esami e visite o una prescrizione medica non sarà più un’impresa, secondo il ministero della Salute, che ieri ha annunciato l’arrivo del fascicolo sanitario elettronico. Ma queste sono solo alcune delle novità. Ecco cosa hanno detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, e il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti.
COS’È E COSA CI SARÀ NEL FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO
Il fascicolo sanitario elettronico (Fse) esiste già dal 19 maggio 2020 ma adesso, secondo il ministero della Salute, è il momento della sua trasformazione da strumento amministrativo a strumento sanitario. Come spiegato dal sottosegretario Butti, si potrà utilizzare per quattro funzioni: scelta e revoca del medico di famiglia; prenotazione di esami; pagamento del ticket di alcune prestazioni; consulto di referti di diagnostica per immagini. Sarà possibile accedervi tramite Spid o carta d’identità elettronica.
Oltre ad aiutare i cittadini, il fascicolo, costantemente aggiornato, permette ai medici di ricostruire la storia clinica di un paziente. “Questo è un primo passo per avere una sanità migliore, più equa, più alla portata dei cittadini, una sanità digitale che credo ridurrà le tante, ancora troppe, differenze che ci sono tra l’offerta sanitaria nelle varie regioni italiane”, ha affermato il ministro Schillaci.
I dati che verranno inseriti nella cartella clinica online partiranno dal maggio 2020 in poi, mentre per quelli precedenti i cittadini possono negare il consenso alla migrazione online entro la fine di giugno.
I TEMPI
I fondi per il fascicolo sanitario elettronico – 1,3 miliardi di euro – arrivano dal Pnrr e, dunque, il termine per la sua piena entrata in vigore è giugno 2026. Tuttavia, Butti ha detto che l’obiettivo “è anticipare questa data” e ha garantito che entro la fine del 2024 le funzioni anticipate saranno disponibili, mentre si lavora già alla possibilità di offrire nuove prestazioni che vanno dalla dichiarazione di volontà alla donazione di organi e tessuti ai certificati di idoneità all’attività sportiva.
Secondo il cronoprogramma annunciato da Schillaci: “Entro il prossimo anno l’85% dei medici dovrà alimentare il fascicolo, ma già adesso quasi il 96% lo utilizza almeno per le prescrizioni”. Inoltre, “entro il 2026 tutte le regioni dovranno usarlo ed entro il 2030 tutti i cittadini dovranno poter accedere ai propri dati”.
QUESTIONE PRIVACY
Progressivamente, in maniera sempre più efficace, tutti i sistemi online regionali comunicheranno tra di loro per poi interagire anche con l’estero. “Puntiamo a renderlo uno strumento omogeneo sul territorio e anche uno strumento ‘interoperabile’ a livello internazionale, ovvero collegato e utilizzabile in altri Paesi europei”, ha detto Butti, aggiungendo che “la privacy dei cittadini è garantita da protocolli di sicurezza in accordo con il Garante della privacy”.
Una volta a regime, sarà infatti anche previsto uno scambio transfrontaliero dei dati sanitari con finalità di cura. Ciò significa che chi è in viaggio potrà, per esempio, ottenere i farmaci prescritti in Italia anche in una farmacia di un altro Stato Ue. “Il cittadino – ha chiarito Gemmato – potrà oscurare dei dati se lo ritiene e sarà garantito l’oblio oncologico”.
IL RUOLO E LA FORMAZIONE DEI MEDICI
Come spiegato da Schillaci, sarà fondamentale l’impegno dei medici di famiglia, i quali riceveranno una formazione ad hoc e si occuperanno di caricare i dati dei pazienti nel fascicolo sanitario elettronico in tempo reale.
Attualmente, ha precisato, nella maggior parte delle regioni sulla cartella sanitaria digitale sono già attivi servizi di base, ma il suo sviluppo “non è omogeneo in tutta Italia”. In particolare, nell’81% delle regioni si può già scegliere il medico; nell’81% si possono richiedere o rinnovare le esenzioni; nel 71% si prenotano prestazioni del Ssn e nel 67% si possono pagare i ticket.
Il Piano di formazione per i professionisti della sanità prevede di coinvolgere 666 mila operatori entro il 2026.
CI SARÀ POSTO ANCHE PER L’IA
Anche l’Intelligenza artificiale (IA) contribuirà all’implementazione del fascicolo sanitario elettronico: “Con l’ausilio dell’IA si implementerà l’interoperabilità del fascicolo tra regioni, ma anche tra Stati, potendo inoltre personalizzare le terapie e ragionare sugli scenari futuri”, ha annunciato Butti.
Inoltre, ha aggiunto il sottosegretario, “il suo impiego consentirà una capacità predittiva rispetto alla situazione sanitaria e clinica del cittadino, infatti, potrà generare una serie di alert in relazione al suo stato di salute basandosi sui dati disponibili e aiuterà anche a personalizzare le terapie a misura del singolo paziente”.
L’ECOSISTEMA DEI DATI SANITARI
Come dimostrato anche dall’introduzione dell’IA nella sanità, i dati sono alla base di questo ammodernamento. Ma per Butti si tratta di “una nuova cultura del dato” poiché i dati relativi alle prestazioni sanitarie e ai referti potranno essere scorporati, “risultando così utili sia a livello di analisi statistica anonimizzata su scala nazionale sia per un’immediata fruizione da parte degli operatori”.
“L’evoluzione – ha aggiunto – sarà prevista dall’ecosistema dei dati sanitari, il cui completamento è previsto per il 2025”. Questo è infatti uno strumento di raccolta e analisi dei dati alimentato con le informazioni del fascicolo.
“A breve – ha precisato Gemmato – ci sarà un ultimo decreto, sull’ecosistema dei dati, per rendere appunto più fruibili i dati sanitari. Si tratta dell’ultimo miglio che ci reta da fare”. In pratica, ha chiarito, “sarà possibile anche la ricerca con una parola chiave, per velocizzare e ottimizzare la consultazione: per esempio, inserendo la parola ‘glicemia’ compariranno tutti i valori del paziente relativi alle varie analisi effettuate nel tempo, e non il referto generico con tutte le analisi del sangue”.