I medici di famiglia si preparano a incrociare di nuovo le braccia. Tra i vari motivi che alimentano il malcontento c’è soprattutto l’ipotesi di trasformare il loro rapporto di lavoro, da liberi professionisti a dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) mediante le cosiddette Case di comunità. Un’idea che Filippo Anelli, presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), ha definito “assurda”.
VERSO LO SCIOPERO
Il 25 gennaio le sigle di categoria si incontreranno per concordare la piattaforma di contrattazione e le forme della mobilitazione, ma Anelli avverte che si va verso lo sciopero o una manifestazione pubblica “imponente”. A essere scontenti per l’inadeguatezza degli stipendi e delle risorse stanziate in Manovra sono sia i camici bianchi del Ssn sia i medici di famiglia. Ecco perché il presidente di Fnomceo ha anche chiesto al ministro della Salute, Orazio Schillaci, l’apertura immediata di un tavolo permanente poiché finora “è mancato un vero confronto”.
“Si va verso lo sciopero della categoria”, ha detto, ricordando che “le risorse economiche stanziate con l’ultima legge di bilancio non bastano e gli stipendi restano tra i più bassi in Europa, vicini a quelli dei Paesi dell’Est”.
Ma a far discutere è anche il passaggio dei medici di base a un regime dipendente dal Servizio sanitario nazionale attraverso le Case di comunità, aperte 24 ore al giorno e che entro il 2026 dovranno essere 1.420 in tutta Italia. A oggi, comunque, secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenas aggiornato a giugno 2024 e citato dal Sole 24 Ore, quelle attive sono “soltanto 413 concentrate in 11 Regioni e con il grave handicap che dentro c’è poco personale sanitario che ci lavora, in un quarto addirittura zero medici”.
“Il monitoraggio – prosegue Il Sole – mostra infatti come il vulnus più grande sia la presenza ancora molto limitata di personale medico: in ben 120 Case di comunità delle 413 attive non è prevista neanche l’attività di medici di assistenza primaria e in 137 non ci sono pediatri. Soltanto in 175 Case di comunità la presenza di medici è prevista tra 50 e 60 ore a settimana e in 141 quella dei pediatri”. Esattamente le “cattedrali nel deserto” di cui parlava il ministro Schillaci.
LA RIFORMA DEI MEDICI DI FAMIGLIA
Quest’ultima idea in particolare, secondo Anelli, è “assurda”. “Se l’obiettivo è garantire la loro presenza nelle Case di comunità – ha spiegato -, il contratto attuale già prevede che ciascun medico impieghi 6 ore settimanali per le Asl, per un totale di 20 milioni di ore, dunque la copertura è già assicurata”. E, dunque, “sarebbe insensato privare i cittadini del proprio medico in ambulatorio”.
Come ricordava lo scorso ottobre un approfondimento di Milena Gabanelli e Simona Ravizza su Dataroom, “il medico di base non è un dipendente del Servizio sanitario nazionale, ma un libero professionista pagato dal Servizio sanitario per garantire ai pazienti dei servizi in base a ciò che viene stabilito dagli accordi collettivi. Fuori da questo perimetro ogni richiesta è destinata a cadere nel vuoto, come per esempio l’esecuzione dei tamponi durante il Covid”.
A fine 2021, però, osserva Dataroom, “ministero della Salute, guidato allora da Roberto Speranza, lavora con le Regioni alla riforma della medicina di famiglia”. Intanto, l’allora premier Mario Draghi aveva rassegnato le dimissioni, ma sul tavolo del governo era pronto un documento intitolato “BOZZA di NORMA di riforma dei MMG”, visionato dalle due giornaliste. Al suo interno c’era scritto che “il medico di famiglia, con un rapporto di lavoro che sarà di ‘para-subordinazione’, dovrà garantire alle Case della Comunità, 18 ore a settimana su 38 a cui è vincolato il 30% della busta paga”.
Ora, lo scorso 7 gennaio, il Sole 24 Ore ha scritto che anche l’attuale governo starebbe lavorando a un testo di legge per riformare la professione. In particolare, il medico di base da libero professionista, convenzionato al Ssn e con specifici obblighi, diventerebbe dipendente con orari e contratti nazionali. La novità, però, interesserebbe soltanto i nuovi medici di famiglia che lavorerebbero nelle Case di comunità, negli ospedali di comunità, nelle Centrali operative territoriali (Cot) e nei distretti in team con gli altri colleghi. “A parte i neo-assunti tutti gli altri medici di famiglia – oggi ridotti a poco più di 37mila – potranno scegliere di restare ‘convenzionati’, ma dovranno comunque mettere a disposizione un certo numero di ore a settimana (almeno 14-16 ore) per il distretto: magari per fare delle vaccinazioni, delle visite a casa dei pazienti o fare attività nelle Case di comunità”.
NODO STIPENDI
Ma oltre temere che la loro condizione professionale cambi completamente, i medici di famiglia – ma anche gli altri – potrebbero mobilitarsi per protestare contro gli stipendi giudicati “troppo bassi”. “La parte fissa della busta paga [nel caso dei medici di medicina generale, ndr] – spiegava Dataroom – è la cosiddetta ‘quota capitaria’, composta dalla somma di 3,51 euro al mese per ogni paziente in carico. Poi una vaccinazione antinfluenzale vale 6,16 euro; la sutura di una ferita superficiale 3,32 euro; una medicazione va dai 6,16 euro ai 12,32, ecc. Il loro reddito varia a seconda del numero dei pazienti e da Regione a Regione, tuttavia la media pro capite è indicata in 107.270 euro lordi annui (fonte Enpam), che in molti arrotondano con visite parallele a pagamento o la presenza, per esempio, a eventi sportivi”.
“Aumenti non ce ne sono: i 17 euro al mese previsti per i medici, infatti, non sono davvero nulla. Né ha avuto effetto il fatto di aver defiscalizzato una parte del lavoro aggiuntivo per smaltire le liste di attesa, perché una norma del contratto blocca le ore aggiuntive al tetto del 2021”, ha dichiarato ieri Anelli a proposito dei professionisti del Ssn, aggiungendo che il livello attuale degli stipendi è “vicino alla Romania e ai Paesi dell’Est, non alla Francia o alla Germania” e con questo si spiega “la scelta di molti medici di lasciare o di diventare medici gettonisti”, ovvero forniti a caro prezzo dalle cooperative agli ospedali e alle strutture in deficit di personale.