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Molnupiravir e paxlovid, a che punto siamo con le pillole anti Covid?

Quando arrivano, quanto sono efficaci, chi potrà riceverle e in cosa sono diverse le pillole anti Covid molnupiravir di Merck e paxlovid di Pfizer?

 

Non sostituiranno i vaccini ma saranno un ulteriore strumento nella lotta alla pandemia, importante soprattutto per alleggerire la pressione sugli ospedali. Ecco come contribuiranno le pillole anti Covid attese per il 2022.

QUANDO ARRIVERANNO IN ITALIA

Le due pillole anti Covid, il molnupiravir di Merck e il paxlovid di Pfizer, “saranno disponibili in Italia a partire da fine gennaio 2022”. Lo ha affermato il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Nicola Magrini, il 9 dicembre in audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato.

La struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo, su mandato del ministero della Salute, ha ordinato 100 mila dosi, 50 mila di ognuna.

COSA STIAMO ASPETTANDO

L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ne ha approvato l’uso emergenziale, manca però l’autorizzazione al commercio. Inoltre, dopo il via libera dell’Agenzia Ue servirà anche il parere dell’Aifa.

Attualmente il medicinale può dunque essere utilizzato per trattare adulti con Covid che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio di sviluppare malattia grave.

COME SI STANNO MUOVENDO I PAESI

In Europa, il Regno Unito è stato il primo Paese al mondo ad averne autorizzato l’uso e la Danimarca sta già usando il molnupiravir. Sia Francia che Germania si sono già mosse, come l’Italia, per assicurarsi le terapie.

Gli Stati Uniti ne hanno ordinato 1,7 milioni di dosi e tra i Paesi interessati alle pillole anti Covid sono in fila anche Nuova Zelanda, Australia, Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Malesia.

COME AGISCONO

Questi antivirali non prevengono l’infezione e non sostituiscono i vaccini perché, come ha spiegato Gianni Sava, componente esperto della Società Italiana di Farmacologia (SIF) al Corriere della Sera, “Paxlovid (come gli altri farmaci) ha una durata d’azione limitata: la concentrazione dei principi attivi si abbassa e, dopo un paio di giorni, il medicinale sarà scomparso dal corpo. Il sistema immunitario, invece, dopo essere stato ‘istruito’ dal vaccino, è in grado di combattere il Covid per mesi”.

Tuttavia, i trattamenti si sono rivelati in grado di inibire la replicazione virale riducendo l’aggravarsi dei sintomi. “Diventeranno dei capisaldi per le cure domiciliari” ha detto a Repubblica l’infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti.

IN COSA SONO DIVERSE MOLNUPIRAVIR E PAXLOVID

La pillola di Pfizer, paxlovid, “è un inibitore della proteasi e dunque blocca la replicazione del virus”, ha spiegato Bassetti, mentre quella di Merck, molnupiravir, “crea un virus ‘difettoso’, facendolo mutare in maniera anomala”.

COME SI SOMMINISTRANO

Entrambi i trattamenti vengono somministrati per cinque giorni. Il regime di Pfizer è di tre pillole al mattino e tre alla sera. Quello di Merck è di quattro pillole al mattino e quattro alla sera. Affinché la terapia con le pillole anti Covid sia efficace, dicono gli esperti, è fondamentale una diagnosi precoce, infatti, deve essere somministrata entro 5 giorni dai primi sintomi.

È vero che il paziente potrà assumere gli antivirali direttamente a casa senza bisogno di essere ospedalizzato ma, ricorda Bassetti, “almeno in una lunga prima fase verranno stoccati negli ospedali” perché “si tratta di farmaci delicati che devono essere prescritti e maneggiati da specialisti”.

A CHI VERRANNO RACCOMANDATE

L’infettivologo ha poi chiarito che le pillole anti Covid “vanno destinati ai soggetti con il rischio di un quadro clinico grave: over 65, obesi, cardiopatici, trapiantati, oncologici, leucemici”.

Anche chi è vaccinato potrà ricevere il trattamento. Sono, invece, escluse per il momento le donne in gravidanza o in allattamento perché finora non sono state coinvolte nella sperimentazione.

QUANTO SONO EFFICACI

Sulla pillola di Merck si è un po’ raffreddato l’entusiasmo dopo che un recente aggiornamento dello studio clinico di fase 3 MOVe-OUT ha ridotto dal 50 al 30% l’efficacia del farmaco.

Pfizer, al contrario, sembra proseguire sulla strada del successo. La sua pillola, infatti, riduce ben dell’89% il rischio di contrarre il Covid in forma grave e quindi le possibilità di ricovero o di morte tra gli adulti.

QUALI SONO GLI EFFETTI INDESIDERATI

Gli effetti indesiderati più comuni riportati nello studio fino a 34 giorni dopo l’ultima dose di paxlovid, ha detto Sava: “sono stati disgeusia (disturbi del gusto), diarrea e vomito. Questo farmaco viene assunto insieme a un antivirale utilizzato contro il virus dell’Hiv, il Ritonavir, che aumenta la durata d’azione. Come per tanti altri farmaci, alcune persone potrebbero non tollerare la combinazione Paxlovid-Ritonavir”.

SARANNO EFFICACI ANCHE CONTRO LE VARIANTI?

Mentre la pillola di Merck, scrive Repubblica, “sembra ora zoppicare davanti a Omicron”, quella di Pfizer, stando a quanto afferma la casa farmaceutica, “rimarrà efficace anche contro la variante Omicron sulla base di dati in vitro”.

“Per la tipologia di farmaci come il Paxlovid – ha chiarito Sava – le varianti sono assolutamente irrilevanti, perché le mutazioni che presentano solitamente si concentrano sui meccanismi attraverso cui il SARS-CoV-2 si attacca alla cellula per penetrare al suo interno, nello specifico, la proteina spike”.

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