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Carrozza Cnr

Cnr, i sindacati vogliono disarcionare la presidente Carrozza

Ancora problemi nel Cnr presieduto da Maria Chiara Carrozza. I sindacati lamentano che la riorganizzazione amministrativa, uno dei ‘gioielli’ messi in vetrina dalla direzione generale, sarebbe "ostaggio di decisioni apparentemente incomprensibili e di procedure bizantine"

“Benché siamo perfettamente consapevoli che questo non sia un governo ideale, dal nostro punto di vista, per nominare nuovi vertici al Cnr, ci è altrettanto chiaro che i governi precedenti, di qualsiasi colore politico, non abbiano fatto meglio. Il rilancio del Cnr non arriva e non si può più aspettare”. È il pesante j’accuse che il sindacato di base Usb inoltra alla presidenza di Maria Chiara Carrozza, numero 1 del Consiglio Nazionale di Ricerca, meglio noto tramite l’acronimo.

IL CNR SCORRAZZA CARROZZA

Una presidenza che, come Start aveva già raccontato, traballava da parecchio, tra concorsi annullati, perfino un incidente stradale mortale dai contorni tutti da definire con un’auto sperimentale e il moltiplicarsi di situazioni confuse.

Occorre dire che l’ex ministro dell’Istruzione nel governo Letta ci aveva messo nel suo accettando prima la nomina nell’advisory board del gruppo Multiversity delle università telematiche Pagaso, Mercatorum e San Raffaele, salvo poi, anche dopo le perplessità sollevate dal nostro giornale, fare un passo dietro.

LE LAMENTELE DEI SINDACATI

“Se si guarda alle politiche di reclutamento e delle carriere – lamenta il sindacato molto rappresentativo negli enti di ricerca -, questa gestione non è stata in grado di prendere decisioni eque e positive. Dalla delibera 100/2021, gli attuali vertici hanno sempre agito solamente perché obbligati dalle norme, e sempre al ribasso. Con grande mortificazione da parte dei dipendenti, i vertici non hanno voluto, pur potendolo fare, trovare una soluzione al sottoinquadramento (art. 22) e al precariato”.

Malumore e dubbi diffusi tra il personale “anche rispetto alle selezioni sui passaggi di livello (art. 15, 53 e 54), con tempistiche sempre più dilatate e un incremento esiguo del numero di posti, non proporzionale all’aumento dei fondi. In sostanza, nessuna pianificazione soddisfacente per il personale, strutturato o precario che sia, nessuna prospettiva di un percorso professionale di crescita dentro questo ente. Anzi, mentre aumentano i carichi di lavoro, specie per tecnici ed amministrativi, l’ente si concentra sulle chiamate nominative (sia TD che TI) e trascura l’assunzione di nuove leve. ”

COSA NON STA FUNZIONANDO PER USB

La riorganizzazione amministrativa, “uno dei ‘gioielli’ messi in vetrina dal DG [Giuseppe Colpani ndR] – evidenziano dalla Usb -, sembra essere ostaggio di decisioni apparentemente incomprensibili e di procedure bizantine. Il blocco dei fondi di competenza del 2023 per 5 mesi (già avvenuto lo scorso anno), che si aggiunge ai tradizionali 2 mesi di blocco per la chiusura dell’anno e al mese di agosto (in cui i fornitori sono chiusi) riduce a 4 mesi la finestra per spendere i fondi che sono essenziali per le attività di progetto (per cui i fondi sono stati ottenuti). Non ci risulta che negli altri EPR ci siano analoghi blocchi dei fondi. Le stesse risorse PNRR non stanno portando al CNR quanto promesso, a causa di ritardi sulle tempistiche determinati da pesanti procedure burocratiche che vanno a sovraccaricare ulteriormente le amministrazioni degli istituti, già in sofferenza a causa dei pensionamenti che non vengono rimpiazzati da nuovo personale, a causa della difficoltà di bandire posti TD e al blocco del reclutamento. L’unico tipo di forza lavoro a cui gli istituti possono attingere sono i lavoratori interinali: è questo il CNR che vogliamo?”

“Fortunatamente – viene aggiunto dai sindacati – la rete di ricerca sopravvive solo grazie alla grande capacità dei gruppi di reperire fondi e risorse (che però sono sempre più difficili usare). Il CNR, invece, perde sempre più il proprio appeal sia per i Ricercatori e Tecnologi che per i Tecnici e Amministrativi, come evidente da un certo numero di bandi a cui non applica nessun candidato. Il tanto pubblicizzato Piano di Rilancio è in ritardo e si procede con pressapochistici aggiustamenti. Ci attendiamo chiarimenti esaustivi da parte dei vertici dirigenziali e di essere smentiti da un coraggioso cambio di rotta che parta dal basso, dal dialogo con il personale”.

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