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Il viagra curerà anche l’Alzheimer?

Da molecola pensata per le patologie cardiache a rivoluzione per le disfunzioni sessuali, il viagra potrebbe aiutare anche a ridurre il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer. Tutti i dettagli degli ultimi studi

 

La pillola blu di Pfizer ha compiuto un anno fa i suoi primi 25 anni. Approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) nel 1998, il viagra ha cambiato la vita a milioni di uomini affetti da impotenza e oggi se ne scoprono nuovi benefici, come per esempio la possibilità che diminuisca il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer.

LE MOLTE VITE DEL VIAGRA

Doveva curare ipertensione e angina e, invece, si scoprì casualmente che, pur non apportando benefici con queste patologie cardiache, aveva come inatteso effetto collaterale l’erezione. Da qui Pfizer decise di studiare il sildenafil, principio attivo del viagra, per trattare la disfunzione erettile, che colpisce un terzo degli uomini sopra i 40 anni.

Ora questa molecola si rivela ancora una volta utile per qualcos’altro. Secondo una nuova ricerca infatti potrebbe aiutare a prevenire la malattia di Alzheimer.

LO STUDIO

Lo studio, condotto da scienziati della Cleveland Clinic e pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, ha rilevato che le persone che assumono sildenafil hanno una probabilità notevolmente inferiore di sviluppare l’Alzheimer rispetto a pazienti simili che non lo assumono.

I risultati, tuttavia, non dimostrano ancora che la pillola blu sia efficace contro il disturbo neurologico e, secondo i ricercatori, sono necessari studi clinici per saperlo con certezza. Tuttavia, con i dati raccolti finora vale la pena tentare almeno un test più ampio e definitivo.

COSA DICONO I DATI

Il team ha messo a confronto pazienti che assumevano il sildenafil con altri che assumevano uno dei quattro farmaci comunemente usati per trattare l’ipertensione polmonare. Sebbene il principio attivo sia noto soprattutto come coadiuvante della disfunzione erettile, è approvato e comunemente utilizzato anche per questa patologia.

I ricercatori, che avevano già condotto studi per analizzare un legame tra sildenafil e Alzheimer, hanno di nuovo riscontrato che i pazienti che lo assumevano avevano meno probabilità di ricevere in seguito una diagnosi di Alzheimer rispetto ai gruppi di confronto, con una riduzione del rischio compresa tra il 30% e il 54%.

STUDI A CONFRONTO

Questi dati arrivano dopo che nel 2021 lo stesso team aveva pubblicato un documento in cui sosteneva che il sildenafil poteva prevenire o ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer nelle persone anziane, riducendo forse il rischio fino al 69%. Alcuni ricercatori però avevano messo in dubbio che lo studio fosse davvero in grado di dimostrare la correlazione e, l’anno seguente, un altro studio che ha esaminato i dati Medicare non ha trovato tale collegamento.

Infine, lo scorso febbraio, un terzo gruppo di ricercatori ha studiato i dati sanitari del Regno Unito e ha riscontrato una riduzione significativa, anche se minore, del rischio di Alzheimer associato al sildenafil.

ALTRE PROVE

Questa volta, gli scienziati della Cleveland Clinic hanno anche condotto altri esperimenti di laboratorio, testando il sildenafil su neuroni cresciuti da cellule staminali di pazienti affetti da Alzheimer e hanno scoperto che il farmaco sembra promuovere la crescita dei neuriti (le proiezioni che i neuroni usano per comunicare tra loro) e ridurre l’accumulo di una forma potenzialmente tossica della proteina tau (una delle due proteine ritenute responsabili dell’Alzheimer). Questo è un potenziale indizio su come il sildenafil potrebbe effettivamente ridurre il rischio di Alzheimer.

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