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Siesta Alzheimer

La siesta? È anti-Alzheimer e aumenta la produttività

La siesta, spesso stigmatizzata dai workaholic, sta vivendo il suo periodo d’oro. I tedeschi vogliono che diventi legge, gli inglesi hanno fatto dell’educazione al riposino un lavoro e la Nasa afferma che rende più produttivi. Inoltre, recenti studi dimostrano che riduce il rischio di Alzheimer. Ancora contrari? Tutti i dettagli

 

Il panico da caldo record di questi ultimi giorni pare stia rientrando. Caronte si appresta infatti ad abbandonare il Nord, e gradualmente tutta l’Italia, lasciando dietro di sé tempeste di grandine. E mentre si dibatte sulle temperature record c’è un piccolo piacere che sembra mettere in molti d’accordo: il sonnellino pomeridiano.

Anche i medici danno la loro benedizione alla siesta da tutto il mondo e, anzi, affermano che apporta benefici cerebrali e riduce il rischio Alzheimer, a patto che non superi il quarto d’ora. Tale convinzione è il risultato di uno studio scientifico diffuso in questi giorni dalla Società italiana di neurologia (Sin), ma anche di altre ricerche che vanno dalla Germania al Regno Unito passando per l’Australia e la Nasa.

IL TERMOMETRO CEREBRALE

Uno studio della Northwestern University, pubblicato l’anno scorso su Current Biology dichiarava che le temperature superiori a 25 gradi rappresentano una forte attrazione nei confronti del riposino pomeridiano perché esiste un termometro cerebrale che regola il metabolismo corporeo a seconda delle temperature esterne.

COSA C’ENTRA LA SIESTA CON L’ALZHEIMER

“Col riscaldamento globale queste temperature sono state ormai abbondantemente superate – ha detto Alfredo Berardelli, presidente della Sin – ma, secondo uno studio appena pubblicato dalle Università di Montevideo e Londra e dal Center for Genomic Medicine di Boston e dal Broad Institute di Cambridge, esiste una predisposizione genetica alla siesta che al contempo sembra essere associata a un maggior sviluppo cerebrale e a un ridotto rischio di malattia di Alzheimer”.

IL TRIAL

La ricerca ha esaminato circa 500mila soggetti di entrambi i sessi, con un’età compresa tra i 40 e i 69 anni, e che sono stati prima valutati con studi Gwas – ovvero di associazione genome-wide che valuta tutte le variazioni geniche tra gli individui in esame, correlandole alle differenze di alcuni tratti particolari.

I RISULTATI

“I soggetti del campione sono stati poi valutati tramite imaging cerebrale – ha spiegato Giuseppe Plazzi, responsabile dei Laboratori per lo studio e la cura dei disturbi del sonno dell’Irccs Istituto delle scienze neurologiche di Bologna – ed è risultato che la predisposizione genetica al sonnellino diurno era associata a un volume cerebrale totale maggiore di 15,80 cm cubi, che secondo gli autori potrebbe suggerire che regolari sonnellini diurni forniscono una certa protezione contro la neurodegenerazione, compensando la carenza di sonno notturno” – che, specialmente col caldo estivo, riguarda ancora più persone.

Inoltre, afferma Quotidiano sanità, “considerando che altri studi indicano un declino generale del volume cerebrale totale compreso tra lo 0,2% e lo 0,5% all’anno, questa scoperta potrebbe indicare che chi abitualmente fa la siesta guadagna fra i 2,6 e i 6,5 anni di invecchiamento cerebrale”.

ATTENZIONE A NON ESAGERARE

Gli esperti mettono però in guardia dall’esagerare con i tempi. I benefici cerebrali, infatti, sono dimostrati con una siesta compresa tra i 5 e i 15 minuti e possono protrarsi fino a 1 o 3 ore dopo il sonnellino pomeridiano.

Ma se la siesta supera la mezz’ora, al contrario, si osserva un transitorio deterioramento delle performance cognitive.

LA GERMANIA DIVENTA MEDITERRANEA

Il cambiamento climatico non risparmia nessuno e anche i tedeschi più ligi al dovere vivono un dilemma esistenziale: lavorare di più o fare la siesta anti-caldo? In Germania, infatti, alcuni medici hanno lanciato una curiosa proposta, ovvero prevedere nel sistema lavorativo nazionale il riposino post-pranzo.

“Quando fa caldo, dovremmo essere guidati dal modo in cui lavorano i Paesi del Sud: alzarsi presto, lavorare in modo produttivo la mattina e fare la siesta a mezzogiorno è un concetto che dovremmo adottare nei mesi estivi”, ha detto allo Spiegel il dottor Johannes Nießen, presidente dell’Associazione federale dei medici nel servizio sanitario pubblico, aggiungendo che quando fa molto caldo le persone non sono efficienti come al solito perché anche la concentrazione ne risente, soprattutto se non si è riposato bene durante la notte.

Il governo non ha tardato a rispondere e il ministero del Lavoro ha invitato imprese e lavoratori a discutere l’ipotesi. Inoltre, il portavoce del governo Scholz, Steffen Hebestreit, ha dichiarato che la siesta è parte di un dibattito serio legato al cambiamento del clima, che imporrà una nuova organizzazione della vita comune e lavorativa nei prossimi anni.

A LONDRA EDUCARE AL RIPOSINO È UN LAVORO

E anche nella piovosa Londra, dove pare che l’estate quest’anno non sia mai arrivata, dal 2019, c’è un team di consulenti del sonno che con la loro attività ProNappers vuole “normalizzare il sonnellino al lavoro”.

“Se siete tra i 4 su 5 di noi che non dormono 8 ore a notte per una delle tante ragioni, non vi sorprenderà sapere che la privazione del sonno nel Regno Unito costa alla nostra economia 40 miliardi di sterline all’anno. Un riposino durante il giorno per 5, 10 o 20 minuti può risolvere questo problema”, scrivono gli esperti sul loro profilo LinkedIn.

ANCHE PER LA NASA LA SIESTA RENDE PIÙ PRODUTTIVI

Infine, anche la Nasa conferma i benefici della siesta. Come ha ricordato a Repubblica, Olivia Arezzolo, guru del sonno australiana e convinta sostenitrice di questa pratica soprattutto in estate, l’agenzia governativa spaziale americana “ha registrato un aumento del 34% della produttività dopo un pisolino di 26 minuti, quindi la siesta non deve essere necessariamente lunga o impegnativa per le nostre giornate”.

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