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Corte Lep

Il Decreto Legislativo 222/23: un impatto sostenibile su accessibilità fisica e digitale?

L'intervento di Francesco Alberto Comellini, componente del Comitato Tecnico Scientifico, Osservatorio Permanente sulla Disabilità

Mancano meno di tre settimane al primo anniversario del Decreto Legislativo 222/23, approvato il 13 dicembre 2022 e in vigore dal 13 gennaio 2024. Questo decreto rappresenta un cambiamento fondamentale nel panorama delle pubbliche amministrazioni italiane, imponendo l’obbligo di adeguare spazi fisici e servizi digitali per garantire l’accessibilità a tutte le persone, comprese quelle con disabilità. Un onere che riguarda circa 9.700 enti pubblici, tra cui ministeri, comuni, biblioteche, ospedali e università. L’obiettivo è promuovere l’inclusione sociale, ma le implicazioni pratiche di questa normativa suscitano preoccupazioni riguardo alla sua applicabilità e all’impatto sulle risorse economiche e organizzative delle amministrazioni, dato che il decreto non prevede un apposito finanziamento.

IL DECRETO LEGISLATIVO 222/23 E LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

Il decreto mira a rendere accessibili a tutti i cittadini i luoghi pubblici e i servizi, in particolare quelli digitali, in linea con le normative europee. In termini concreti, le amministrazioni sono chiamate a:

1. Ristrutturare gli edifici pubblici con interventi come rampe, ascensori, percorsi tattili e segnaletiche visibili.

2. Adeguare i servizi digitali, garantendo che i siti web e le applicazioni siano conformi alle linee guida WCAG (Web Content Accessibility Guidelines), e che i contenuti siano fruibili in formati alternativi come Braille, audio o testi semplificati.

Il patrimonio delle circa 9.700 pubbliche amministrazioni italiane è vasto, e ogni ente presenta esigenze specifiche. Tuttavia, una delle sfide più grandi riguarda l’adeguamento fisico degli spazi e la formazione del personale in materia di inclusione, oltre alla trasformazione dei servizi offerti, che devono diventare concretamente fruibili da tutti.

IL CASO DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE DI ROMA

Per meglio comprendere l’impatto pratico del Decreto Legislativo 222/23, consideriamo la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (BNCR), uno degli enti pubblici più rilevanti dal punto di vista culturale. La BNCR ospita circa 6 milioni di volumi, ha circa 200-250 dipendenti e serve annualmente circa 300.000 utenti, molti dei quali con disabilità.

Il decreto, nella pratica, implicherebbe la trasformazione dell’intero patrimonio librario in Braille (o altri supporti pienamente accessibili a seconda della disabilità), per garantire l’accesso a persone non vedenti o ipovedenti o con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Ma quanto incide questa misura? Se si considera che una pagina di un libro tradizionale genera mediamente 3,10 pagine in Braille, il calcolo è significativo: ogni libro di 300 pagine diventa un volume di 930 pagine in Braille. Inoltre, la carta Braille è più spessa rispetto a quella tradizionale, aumentando lo spessore complessivo. Si stima che ogni libro Braille occupi circa 23 cm di spazio, e moltiplicando questo valore per i 6 milioni di volumi, si ottiene un ingente fabbisogno di spazio.

IL CALCOLO DELLO SPAZIO NECESSARIO

Ogni volume occupa 23 cm di spazio, quindi la BNCR avrà bisogno di circa 1.395.000 metri lineari di scaffali (6 milioni di volumi x 23 cm). Considerando che ogni scaffale ha una larghezza di 1,5 metri, il calcolo della superficie totale necessaria per ospitare i volumi Braille è il seguente: 1.395.000 metri lineari x 0,5 metri di profondità per scaffale = 697.500 m².

Poiché la BNCR dispone attualmente di circa 30.000 m², risulta evidente che l’edificio esistente non sarà sufficiente. L’ampliamento necessario sarebbe quindi di circa 667.500 m², con un costo stimato di circa 1,332 miliardi di euro per i lavori di adeguamento e costruzione. A questa cifra vanno aggiunti i costi per la digitalizzazione e la formazione del personale.

L’ACCESSIBILITÀ DIGITALE: UN CAPITOLO CRUCIALE

Oltre agli interventi fisici, il Decreto 222/23 impone anche l’accessibilità digitale. La BNCR, ad esempio, dovrà garantire che i suoi contenuti online siano accessibili anche alle persone con disabilità visiva, motoria e disturbi specifici dell’apprendimento. Questo significa che i siti web e le applicazioni mobili devono essere adeguati secondo le linee guida WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines), pubblicate nel 2018 dal W3C.

Oltre a rendere i contenuti web più fruibili, la BNCR dovrà digitalizzare i propri volumi, trasformarli in Braille, o creando audiolibri e pubblicando eBook accessibili. Questo comporterà ingenti investimenti tecnologici e un notevole impegno in termini di risorse umane.

IL BILANCIO DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

Determinare con precisione quante amministrazioni pubbliche si siano formalmente adeguate al Decreto Legislativo 222/23 è ancora difficile. Sebbene il decreto sia entrato in vigore il 13 gennaio 2024, le amministrazioni hanno ancora tempo per implementare le modifiche necessarie, teoricamente entro il prossimo 31 gennaio 2025 dovrebbero esporre le azioni che intendono compiere, anche progressivamente nel tempo, nel proprio Piano Integrato di Attività e Organizzazione che ogni Pubblica Amministrazione ha l’obbligo di redigere entro tale data, consentendo anche alle Associazioni di tutela delle Persone con disabilità di poter intervenire nella sua redazione. Ad oggi, molte si trovano ancora nella fase di progettazione degli interventi, e si stima che solo una piccolissima parte abbia completato l’intero processo di attuazione, in particolare per l’accessibilità fisica degli edifici ma non ancora per quella digitale.

Le difficoltà legate alle risorse economiche limitate e alla riduzione dei trasferimenti pubblici contribuiscono a rallentare l’implementazione. Secondo fonti ufficiali, non sono ancora disponibili dati concreti sul numero di enti pubblici che hanno completato il processo di adeguamento. Probabilmente, solo una parte delle amministrazioni ha avviato seriamente il processo, con molte altre ancora in fase di transizione.

CONCLUSIONI: UN PROCESSO COMPLESSO E COSTOSO, NON IMPOSSIBILE

Il Decreto Legislativo 222/23 rappresenta un passo importante verso un’Italia più inclusiva, ma l’impatto sulle risorse pubbliche sarà notevole. Adeguare le 9.700 pubbliche amministrazioni agli obblighi del decreto richiederà ingenti risorse, sia per l’adattamento fisico degli edifici, sia per la formazione del personale e l’investimento in tecnologie digitali.

L’esempio della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma evidenzia le sfide legate all’adeguamento fisico e digitale. Sebbene il processo sia già in corso, la strada verso una piena inclusione è ancora lunga. L’Italia, come molte altre nazioni, deve trovare un equilibrio tra innovazione e inclusività, garantendo l’accesso a tutti. La sfida di conciliare inclusività ed economicità è grande, e purtroppo spesso le risorse limitate spingono a dare priorità ad altri interventi, a scapito di una piena inclusione. Tuttavia, l’adozione di tecnologie accessibili, sebbene costosa inizialmente, produrrà benefici a lungo termine, migliorando la qualità della vita e riducendo le barriere sociali.

Per rendere possibile una transizione verso la piena attuazione dei principi recati dalla norma esaminata, si potrebbe cogliere l’opportunità del tradizionale decreto di fine anno, il c.d. Milleproroghe, cioè quel decreto che dispone il differimento di termini legislativi, per chiarire meglio i tempi del processo di transizione per le Pubbliche Amministrazioni in relazione agli adempimenti dettati dal dlgs 222/23. Quanto detto è senza nulla togliere al diritto soggettivo del singolo per una piena accessibilità fisica e digitale ma, senza dubbio, appare evidente che in carenza di risorse pubbliche, e per evitare di esporre gli amministratori pubblici al rischio di contenzioso, è certamente meglio favorire (forse si sarebbe dovuto prevederlo in fase di scrittura del decreto legislativo) una attenta e misurata programmazione obbligatoria delle misure da adottare che il veder il diritto all’accessibilità annullato dalle ristrettezze del bilancio degli enti pubblici

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